05 La storia
di Karkati
Una volta
viveva nel Nord dell’Himalaya una terribile demonessa conosciuta come Karkati.
Era
enorme, nera e tremenda a vedersi. Questa demonessa non poteva trovare cibo a
sufficienza ed era sempre affamata.
Un giorno pensò: ”Se solo potessi mangiare tutta la gente che vive nel
continente Jambudvipa in un solo pasto, allora la mia fame scomparirebbe.
Mi
impegnerò nel tapas, poiché attraverso il tapas si consegue ciò che altrimenti
sarebbe estremamente difficile da conseguire.
Karkati
allora andò su uno dei picchi nevosi e cominciò la sua austerità, restando
ferma su una gamba sola. Era immobile come una statua di marmo e non notò
nemmeno il passare dei giorni e dei mesi.
Dopo che
furono trascorsi mille anni, il creatore Brahma le apparve di fronte,
compiaciuto per la sua austerità: con l’intenso tapas si può conseguire
qualunque cosa.
Ella gli
s’inchinò mentalmente e cominciò ad interrogarsi su quale dono chiedere.
“Ah, sì,”
pensò, “gli chiederò di diventare un vivente ago d’acciaio, Suchika,
un’incarnazione della malattia. Così entrerò simultaneamente nel cuore di tutti
gli esseri e calmerò la mia fame realizzando il mio desiderio.”
Così ella
espresse la sua richiesta.
Brahma disse: ”Così sia, sarai conosciuta anche come Visuchika,
rimanendo una cosa sottile, infliggerai dolore a coloro che si nutrono di cibi
errati e indulgono in comportamenti sbagliati. Provocherai in loro dolori
reumatici e perfino il colera. Comunque uno potrà trovare sollievo attraverso
l’uso del seguente mantra. Chi diventa esperto in questo mantra dovrebbe
portarlo al braccio sinistro e, pensando alla Luna, potrà passare quella mano
sul paziente, che verrà guarito immediatamente."
Vasistha continuò: “All’istante o Rama, la demonessa dal corpo simile ad
una montagna cominciò a decrescere gradualmente fino alla misura di uno spillo.
Divenne così sottile che la sua esistenza poteva solo essere immaginata.
Era
costantemente seguita dalla sua altra forma conosciuta come Visuchika, il
colera.
Sebbene
fosse estremamente sottile ed invisibile, la sua mentalità demoniaca non subì
alcun cambiamento; aveva guadagnato ciò che aveva voluto, ma non poteva
realizzare il desiderio di divorare tutti gli esseri, perché era delle
dimensioni di un ago.
Che
strano: l’illuso non ha intuizione. I violenti sforzi della persona egoista
tesi a perseguire i suoi fini egoistici, spesso conducono ad altri risultati.
Visuchika
era sottile come l’aroma dei fiori. Dipendendo dalla forza vitale degli altri,
era devota al suo lavoro.
Con le sue
duplici forme di Suchika e Visuchika, la demonessa si aggirò per il mondo
affliggendo la gente; per il suo stesso desiderio era diventata piccola, in
effetti le persone diventano ciò che intensamente desiderano essere.
Le persone
dalla mente meschina pregano spesso per cose futili. Così la demonessa pregò di
essere trasformata in un ago crudele. La propria innata natura non è facilmente
contrastata nemmeno dall’austerità.
Suchika
entrò nei corpi fisici della gente che a causa di precedente malattia erano
stati grandemente debilitati o erano diventati obesi e si trasformò in
Visuchika, il colera.
Suchika
entrò nel cuore persino delle persone sane ed intelligenti e rese perverso il
loro intelletto. In qualche caso, comunque, lasciò la persona quando
quest’ultima si sottopose a delle cure ricorrendo all’aiuto del mantra, o
servendosi di preparati medicinali.
Così la
demonessa si aggirò sulla terra per molti anni”.
Vasistha continuò: “Suchika aveva i suoi nascondigli: la polvere, lo
sporco della terra, i fili di una tela; all’interno del corpo nei muscoli,
nella pelle o nei peli sporchi, luoghi dove abbondano le mosche, un corpo senza
vitalità, luoghi pieni di foglie marce, privi di alberi salutari, persone dai
vestiti luridi, dalle abitudini insane, posti in cui c’è stata deforestazione,
in cui prosperano le mosche, pozze di acqua stagnante, inquinata, fogne aperte
nelle strade, luoghi di riposo usati dai viaggiatori, città in cui ci sono
molti animali: elefanti, cavalli, ecc.
Ma persino
la gente crudele qualche volta è mossa a pietà vedendo altri colpiti a lungo
dalla povertà e dalla miseria. Allo stesso modo Suchika vide l’infinito filo
che era passato attraverso di lei nella veste del suo stesso tarma. Questo la
preoccupò. Fantasticò che questo panno oscuro, che lei aveva intessuto come
Suchika, stava coprendole il volto, accecandola.
Si chiese: ‘Come farò a strappare questo velo?’
Vasistha continuò: “Dopo aver vissuto a lungo in questo modo, la demonessa
Karkati fu completamente disillusa e si pentì del suo sciocco desiderio di
dimorare nella gente che le fece fare tremenda austerità per mille anni e le
portò in cambio la degradata esistenza di ago e di virus del colera.
Così si
lamentò della propria sfortuna.
La mente
che si avvia verso la calamità, innanzitutto crea l’illusione e la malvagità;
queste stesse poi si trasformano in sfortuna e dolore.
“Sicuramente
sono una sciocca senza cervello, perciò ho gettato via un così grande e
gigantesco corpo e scelto deliberatamente questo deprecabile corpo di virus.
Chi mi libererà ora da questa miserabile esistenza come essere più piccolo di
un verme?
Che io diventi
ancora un asceta ed esegua austerità come feci in precedenza!’
Immediatamente
Karkati abbandonò ogni desiderio di divorare gli esseri viventi ed andò
sull’Himalaya per fare ancora tapas intenso.
Persino i
rampicanti della foresta ammirarono la sua austerità e le fecero giungere il
loro polline affinché lo mangiasse. Ma ella rimaneva ferma sulla sua decisione.
Anche il dio del cielo mandò piccole particelle di carne dove si trovava, ma
ella non le toccava nemmeno. Così rimase per settemila anni, supremamente
immobile, non scossa dal vento, dalla pioggia o dal fuoco della foresta.
L’intero
essere di Karkati era stato completamente purificato da queste austerità. Tutte
le sue tendenze peccaminose erano state lavate via dalla penitenza e aveva
guadagnato la saggezza. L’energia della sua austerità sembrava mettere a fuoco
l’Himalaya.
Indra, il
re del cielo, apprese dal saggio Narada dell’impresa di Karkati.
0 Indra,
se non interrompi la sua penitenza, potrebbe cercare di distruggere il mondo
per mezzo del potere di quell’austerità!
Vasistha continuò: “Udendo questo, Indra incaricò
Vayu, il dio del vento, di scoprire l’esatto luogo dove dimorava Suchika. Vayu
percorse i vari sistemi planetari dell’universo ed alla fine entrò nel piano
terreno e scese sull’Himalaya”.
Vasistha continuò: “Nell’Himalaya Vayu vide l’ascetica Suchika che si
ergeva come un altro picco di montagna. Poiché non mangiava, era diventata
quasi completamente avvizzita. Quando Vayu entrò nella sua bocca ella lo sputò
ripetutamente. Aveva ritirato la sua forza vitale sulla cima del capo e si
ergeva come una perfetta yogini. Vedendola, Vayu fu stupito e perso in
meraviglia.
Quindi
ritornò al cielo dove riferì ad Indra: ‘Signore, nel continente Jambudvipa,
Suchika sta eseguendo austerità mai viste prima. Non lascia nemmeno entrare il
vento nella sua bocca e per vincere la fame ha trasformato il suo stomaco in
solido metallo. Ti prego, alzati immediatamente e avvicina Brahma affinché la
appaghi concedendole il suo desiderio, altrimenti il potere della sua austerità
potrebbe bruciarci tutti’.
Nel
frattempo Suchika era diventata totalmente pura per la sua austerità. Giungendo
in contatto con lei persino l’aria che la circondava e le particelle di polvere
a lei vicine avevano conseguito la liberazione finale.
A questo
punto ella aveva guadagnato diretta Conoscenza dell’Infinito.
Sicuramente
la diretta indagine sui movimenti del pensiero nella propria coscienza è il
guru supremo, o Rama; e nessun altro.
Brahma le disse: ‘Chiedi ciò che vuoi’. Poiché non aveva organi di
senso, ella Lo sperimentava all'interno di se stessa. A quelle parole rifletté:
‘Ho raggiunto la realizzazione dell’Assoluto e non ci sono dubbi o carenze in
me. Che posso desiderare? Quando ero una ragazza ignorante ero ossessionata dal
fantasma dei miei desideri; ora, attraverso la conoscenza del Sé quel fantasma
è scomparso’.
Brahma disse: ‘L’eterno ordine del mondo non può essere messo da
parte, o asceta, e decreta che tu riottenga il tuo corpo precedente, viva
felicemente a lungo e poi consegua la liberazione finale. Vivrai una vita
illuminata affliggendo soltanto il malvagio ed il peccaminoso, causando il
minimo danno e questo soltanto per calmare la tua naturale fame’. Suchika
accettò ciò che Brahma aveva detto e presto il suo corpo di ago diventò un
corpo montagnoso”.
Vasistha continuò: “Sebbene avesse riguadagnato la sua precedente forma
demoniaca, Karkati rimase nello stato superconscio per un tempo considerevole,
priva di tutte le tendenze demoniache. Rimase nello stesso luogo seduta nella
posizione del loto, in meditazione. Dopo un periodo di sei mesi divenne
pienamente consapevole del mondo esterno e del suo corpo. Immediatamente
sperimentò la fame poiché, sino a che dura, il corpo è soggetto alle sue leggi
fisiche incluse la fame e la sete.
Karkati rifletté: ‘Che cosa mangerò? Chi divorerò? La distruzione di
altri esseri viventi per amore del prolungare la propria vita è condannato dai
saggi e se non consumerò tale cibo proibito dovrò abbandonare questo corpo, ma
non vedo alcun danno in questo. Cibo non idoneo è veleno, inoltre per un essere
illuminato come me non c’è distinzione tra la vita fisica e la morte’.
Mentre
stava riflettendo così, udì una voce eterea che diceva: ‘0 Karkati, avvicina la
gente ignorante ed illusa e risveglia in loro la saggezza. Questa invero è la
sola missione degli esseri illuminati. Uno che così ti sforzi di illuminare ma
fallisce nel risvegliarsi alla verità è degno di essere consumato da te’.
Udendo
questo Karkati si avviò ed entrò in una fitta foresta dove dimoravano delle
tribù di cacciatori. Tra loro c’era un re conosciuto come Vikram.
Com’era
suo uso questo re, insieme con il suo ministro, uscì nella densa oscurità della
notte per proteggere i suoi sudditi da predoni e rapinatori.
Vedendoli, Karkati rifletté: ‘Sicuramente questi due uomini
sono qui per calmare la mia fame; sono cacciatori ignoranti e perciò sono un
peso per la terra.
Ma
potrebbe anche essere che siano entrambi uomini saggi e poiché chiunque
desideri gioire inalterata felicità, fama e lunga vita dovrebbe con ogni mezzo
onorare e adorare gli uomini buoni, offrendo loro tutto ciò che possono
desiderare, metterò alla prova la loro saggezza.”
La
demonessa Karkati lanciò un lacerante urlo, poi gridò:
‘Voi due,
piccoli vermi che vi aggirate in questa densa foresta! Chi siete? Ditemelo
rapidamente o altrimenti vi divorerò’.
Il re rispose: ‘0 fantasma, chi sei e dove sei? Ti odo soltanto. Fatti
vedere’.
A questo
la demonessa si rese visibile. Il re ed il ministro allora scorsero la sua tremenda
forma e, senza che fossero minimamente perturbati, il ministro le chiese:
‘0
demonessa, perché sei così irata? Cercare cibo è naturale per tutti gli esseri
viventi e nell’eseguire le proprie funzioni naturali non è necessario avere un
cattivo carattere.
Abbandona
la tua ira e raggiungi il tuo fine ricorrendo alla tranquillità. Tale invero è
l’adeguata condotta. Che uno sia in grado o meno di realizzare la propria
ambizione, dovrebbe rimanere pacifico. Chiedici ciò che avrai, poiché non
abbiamo mai lasciato un mendicante a mani vuote’.
Karkati
ammirò il coraggio e la saggezza dei due uomini. Pensò che non erano ordinari
esseri umani, ma uomini illuminati, poiché la vista stessa dei loro volti
riempiva il suo cuore di pace. Quando due illuminati si incontrano, i loro
cuori si fondono in pace e beatitudine, proprio come le acque di due torrenti
di montagna si uniscono alla loro confluenza. Inoltre, chi se non un saggio può
mantenere la calma mentre di fronte ha la morte quasi certa?
Perciò
pensò: ‘Utilizzerò questa opportunità per chiarire i dubbi che sono nella mia
mente, poiché è sicuramente uno sciocco colui che avendo la compagnia di un
saggio trascura di chiarire i suoi dubbi. Alla sua richiesta il ministro la
informò dell’identità del re.
Karkati ribatté: ‘0 re, se voi due siete privi di conoscenza del Sé,
allora, in accordo con la mia innata natura vi divorerò entrambi. Al fine di
determinare questo vi porrò alcune domande. Datemi le giuste risposte. Questa è
la sola cosa che vi chiedo’.
La
demonessa chiese: ‘0 re, che cos’è uno e tuttavia è i molti e in cui milioni di
universi si fondono come increspature in un oceano? Che cos’è puro spazio,
sebbene non sembri così? Che cos’è me in voi e voi in me? Che cosa si muove
eppure non si muove e rimane stazionario sebbene non lo sia?
Che cos’è
che pur essendo conscia è una roccia e cos’è che proietta meravigliosi effetti
nello spazio vuoto? Che cosa non è il sole, né la luna, né il fuoco e tuttavia
risplende? Che cos’è quell’atomo che sembra lontano e tuttavia è così vicino?
Che cos’è della natura della coscienza e tuttavia non è conoscibile? Che cos’è
tutto e tuttavia non è nulla di tutto ciò? Che cos’è che sebbene sia il Sé di
tutto è velato dall’ignoranza ed è riguadagnato soltanto dopo molte vite di intenso
e persistente sforzo?
Che cos’è
un atomo ma tuttavia contiene all’interno una montagna e trasforma i tre mondi
in uno stelo d’erba? Che cos’è atomico e tuttavia non è misurabile? Che cosa,
senza mai rinunciare alla sua natura atomica, sembra essere più grande della
più grande montagna? Che cos’è quell’atomo in cui l’intero universo riposa come
un seme durante la dissoluzione cosmica?
Che cos’è
responsabile della funzione di tutti gli elementi dell’universo sebbene non
faccia assolutamente nulla? Come gli ornamenti, che sono fatti d’oro, di che
cosa sono fatti colui che vede, la visione e ciò che viene visto? Che cosa vela
e rivela la triplice manifestazione, cioè colui che vede, la visione e ciò che
viene visto?
In che
cosa appare la triplice divisione del tempo, passato, presente e futuro? In che
cosa l’apparente triplice divisione del tempo, passato, presente e futuro è
stabilita proprio come l’albero in un seme? Che cosa giunge nella
manifestazione e svanisce, alternativamente, proprio come l’albero esce dal
seme ed il seme esce dall’albero?
0 re, che
cos’è il creatore di questo universo per il cui potere tu esisti e funzioni
come re, proteggendo i tuoi sudditi e punendo il malvagio? Che cos’è Quello che
fa sì che vedendolo la tua visione viene purificata e tu esisti come Quello
soltanto, senza divisione?
0 re, per
salvarti da morte certa rispondi a queste domande. Con la luce della tua
saggezza disperdi l’oscurità dei miei dubbi. Non è un saggio colui che è
incapace, quando interrogato, di andare alla radice stessa dell’ignoranza e del
dubbio e, in questo caso, oggi calmerai la mia fame’.
Il ministro rispose: “Sicuramente risponderò alle tue domande o
donna, poiché Quello a cui tutte le tue domande si riferiscono è il Sé supremo.
Quel Sé è più sottile persino dello spazio poiché non ha nome e non può essere
descritto. Né la mente né i sensi possono raggiungerlo o comprenderlo. E Pura
Coscienza; l’intero universo esiste in quella Coscienza senza dimensioni, come
un albero esiste all’interno del seme.
Ma l’universo
esiste come Coscienza e non esiste come universo indipendentemente da esso.
Quella Coscienza esiste, comunque, perché questa è l’esperienza di tutti e
poiché essa sola è il Sé di tutto. Poiché essa è, tutto il resto è. Quel Sé è
vuoto come lo spazio, ma non è il nulla, dato che è coscienza e tuttavia,
poiché non può essere sperimentato dalla mente e dai sensi, non è.
Essendo il
Sé di tutto non è sperimentato come oggetto di esperienza da nessuno; sebbene
sia uno, è riflesso negli atomi infiniti dell’esistenza e perciò appare essere
i molti. Questa apparizione è comunque irreale, come il braccialetto è
un’apparizione immaginaria dell’oro che soltanto è reale. Ma il Sé non è
irreale, non è un vuoto o un nulla, poiché è il Sé di tutto ed è il Sé di colui
che dice che è e di colui che dice o pensa che non è. Inoltre, la Sua esistenza
può essere sperimentata indirettamente, come l’esistenza della canfora può
essere sperimentata dalla sua fragranza. È il Sé di tutti, l’unica Coscienza ed
Esso soltanto è la sostanza che rende possibile l’apparizione del mondo.
In
quell’Infinito Oceano di Coscienza sorgono spontaneamente gorghi conosciuti
come i tre mondi, proprio come i gorghi sono causati dalla natura stessa
dell’acqua corrente. Poiché questa Coscienza è al di là del raggiungimento
della mente e dei sensi, sembra un vuoto, ma dato che può essere conosciuta
dalla conoscenza del Sé non è un vuoto. A causa della indivisibilità della
Coscienza, io sono te e tu sei me; ma l’indivisibile Coscienza stessa non è diventata
né me né te.
Quando
l’erronea nozione di tu ed io viene abbandonata, allora sorge la consapevolezza
che non c’è né tu, né io, né nulla: Essa sola è ogni cosa. Essendo infinito, il
Sé si muove sebbene non si muova, tuttavia è per sempre stabilito in ogni atomo
di esistenza. Il Sé non va, né è mai venuto, poiché lo spazio e il tempo
derivano il loro significato dalla Coscienza soltanto. Dove può andare il Sé
quando tutto è all’interno di Esso! Se un recipiente viene portato da un posto
ad un altro, lo spazio all’interno non si sposta da un luogo ad un altro,
poiché ogni cosa è per sempre nello spazio”.
Il Ministro: “Il Sé che è della natura della Pura Coscienza sembra
essere inerte e insenziente, quando è apparentemente associato all’inerzia.
Nello spazio infinito, questa Coscienza Infinita ha fatto apparire infiniti
oggetti. Sebbene tutto questo sembra essere stato fatto, trattandosi di una
semplice fantasia, nulla è stato fatto. Perciò è sia coscienza che inerzia,
l’agente e il non agente.
La realtà
del fuoco è questo Sé, o Coscienza, tuttavia il Sé non brucia, né è bruciato,
essendo la Realtà in tutto, è infinita È la luce eterna che risplende nel sole,
nella luna e nel fuoco, ma è indipendente da essi. Risplende anche quando essi
tramontano, illumina tutto dall’interno di tutto; Essa solo è l'Intelligenza
che dimora persino negli alberi, nelle piante e nei rampicanti preservandoli.
Quel Sé, o
Infinita Coscienza, dal punto di vista ordinario è il Creatore, il Protettore
ed il Signore di tutto. Tuttavia, dal punto di vista assoluto, in realtà,
essendo il Sé di tutto, non ha tali ruoli limitati. Non esiste mondo
indipendente da questa Coscienza, perciò, persino le montagne si trovano nel Sé
atomico. In Esso sorgono le fantasie di un momento e di un’epoca e queste
appaiono come misure del tempo, proprio come gli oggetti visti in un sogno
sembrano reali in quel momento.
In un
battito di ciglia esiste un’epoca, così come un’intera città può essere
riflessa in un piccolo specchio. Stando così le cose, come si può asserire la
realtà della dualità o della non dualità? Questo Sé atomico o Coscienza
Infinita, soltanto, appare essere un momento o un’epoca, vicino e lontano, non
c’è nulla separato da Ciò e questi non sono reciprocamente contraddittori in se
stessi. Fino a che si vede il braccialetto come tale, esso non viene visto come
oro; ma quando risulta chiaro che ‘braccialetto’ è soltanto una parola e non la
realtà, allora l’oro viene scorto.
Allo
stesso modo, quando il mondo viene considerato reale, il Sé non è visto, ma
quando questo concetto viene scartato, la Coscienza è realizzata. È tutto,
perciò è reale, non è sperimentata, perciò è irreale.
Ciò che
appare essere non è altro che la magia di maya che crea una divisione nella
Coscienza; divisione in soggetto ed oggetto. È reale come la città di sogno.
Non è né reale, né irreale, ma una lunga illusione.
È il
concetto di divisione che crea la diversità, dal creatore Brahma al piccolo
insetto. Proprio come in un singolo seme le diverse caratteristiche dell’albero
rimangono costantemente, allo stesso modo questa apparente diversità esiste nel
Sé, in ogni tempo.
Karkati disse: ‘Sono deliziata dalle parole del tuo ministro, o re.
Ora vorrei udire le tue risposte’.
Il re
rispose: ‘Le tue domande, o nobile donna, si riferiscono all’eterno Brahman che
è Pura Esistenza. Viene conosciuto quando la triplice modificazione nota come
veglia, sonno e sogno cessa e quando la mente è liberata da ogni movimento o
pensiero. L’estensione e il ritiro della sua manifestazione sono comunemente
considerate come la creazione e la dissoluzione dell’universo. Si rivela nel
silenzio, quando il conosciuto giunge a termine, poiché è al di là di ogni
espressione; è l’estremamente sottile tra i due estremi e quel centro stesso ha
due lati.
Tutti gli
universi non sono altro che la giocosa, ma conscia, proiezione di Brahman.
Quando
questo Brahman lo desidera, il vento viene in esistenza, sebbene quel vento non
sia altro che Pura Coscienza. Similmente, quando viene pensato il suono,
avviene una fantastica proiezione di ciò che risuona come suono.
Quel
Supremo Essere sottile, atomico, è tutto e nulla. ‘Io sono Quello, tuttavia non
sono, Quello soltanto è’. Per la sua onnipotenza, tutto questo sembra essere.
Questo Sé può essere conseguito tramite cento vie o mezzi; tuttavia, quando è
stato conseguito, nulla è stato conseguito. E il Sé supremo e tuttavia è nulla.
In verità,
è l’Infinita Coscienza che percepisce l’universo all’interno di Se stessa,
attraverso il suo potere conosciuto come maya. Quello che è visto all’interno
appare anche all’esterno, come l’allucinazione di qualcuno folle di brama.
Sebbene il
Sé sia estremamente sottile, atomico e della natura essenziale della Pura
Coscienza, l’intero universo è pervaso da Esso.
Quindi,
Quello che è più sottile della centesima parte della punta di un capello è
tuttavia più grande del più grande, a causa della sua onnipresenza”.
Il re continuò: “È solo la luce della conoscenza del Sé che illumina
tutte le esperienze; il Sé risplende per la sua stessa luce.
Se tutte
le luci del mondo, dal sole in poi, diventano inerti, rimane solo la luce
interiore, che sembra essere all’esterno, ad illuminare gli oggetti esterni. Le
altre sorgenti di luce, invero, non sono diverse dall’oscurità dell’ignoranza e
risplendono solo apparentemente.
Sebbene
non ci sia una differenza sostanziale tra la nebbia e una nuvola, in quanto
entrambe velano gli oggetti, si è potuto spesso notare che la nebbia sembra
irradiare luce, mentre la nuvola sembra oscurarla. La luce interiore della
coscienza risplende per sempre all’interno e all’esterno. Misteriosamente
illumina gli effetti dell’ignoranza senza rimuoverne l’oscurità.
All’interno
dello spazio atomico della Coscienza esistono tutte le esperienze, come
all’interno di una goccia di miele si trovano le essenze sottili dei fiori,
delle foglie e dei frutti. Da quella Coscienza si espandono tutte le
esperienze, poiché lo sperimentare è il solo sperimentatore: Coscienza. In
effetti, solo questa Infinita Coscienza è tutto questo: in un battito di ciglia
questa Infinita Coscienza sperimenta un’epoca all’interno di Se stessa, proprio
come nel corso di un breve sogno si sperimenta la gioventù e la vecchiaia e
persino la morte. Tutti questi oggetti che sembrano nella Coscienza sono invero
non diversi dalla Coscienza, proprio come una scultura scolpita nella pietra
non è altro che pietra.
Proprio
come l’intero albero, con tutte le sue future ramificazioni, si trova nel seme,
l’intero universo passato, presente e futuro è contenuto nell’atomo della
Coscienza Infinita; perciò, sebbene il Sé non sia né l’agente delle azioni, né
lo Sperimentatore delle esperienze, è l’Agente di tutte le azioni e lo
Sperimentatore di tutte le esperienze. Non c’è nulla di separato da Esso.
All’interno
dell’atomo dell’Infinita Coscienza l’operare e lo sperimentatore sono inerenti.
Il mondo, comunque, non è mai stato realmente creato, né scompare: è
considerato irreale soltanto dal punto di vista relativo, dal punto di vista
assoluto non è digerente dalla Coscienza Infinita.”
Il re continuò: “Quando i saggi parlano dell’interno e dell’esterno
sanno che esse non sono altro che parole senza corrispondente sostanza. Sono
intese ad istruire l’ignorante. Il Veggente stesso, rimanendo non-visto, vede
Se stesso; ed il Veggente non diventa mai un oggetto di coscienza. Il Veggente
è il Visto e quando le latenti impressioni mentali sono cessate, il Veggente
riguadagna il suo Puro Essere. Quando viene immaginato l’oggetto esterno è
creato un veggente. Se non c’è soggetto non c’è nemmeno oggetto. È il figlio
che fa di un uomo un padre. Ancora, è il soggetto che diventa l’oggetto. Non
c’è un oggetto, un visto, senza un soggetto (il veggente), proprio come senza
padre non c’è figlio. Poiché il soggetto, colui che vede, è Pura Coscienza, è in
grado di fare congetture sull’oggetto. E non può essere il contrario.
L’oggetto
non dà nascita al soggetto, perciò è reale solo colui che vede, mentre
l’oggetto è un’allucinazione. Solo l’oro è reale; il braccialetto è un nome ed
una forma. Sino a che dura la nozione del braccialetto, l’oro puro non viene
percepito. Sino a che la nozione dell’oggetto persiste, persiste anche la
divisione tra veggente e visto. Il soggetto, colui che vede, manifestandosi
come l’oggetto, ciò che è visto, realizza la soggettività, cioè la coscienza.
Uno è il riflesso dell’altro; non c’è una reale dualità.
Il
veggente non vede se stesso come vede gli oggetti. Il veggente vede se stesso
come l’oggetto (considerandolo diverso) e perciò non si vede. Sebbene egli sia
la Realtà, tuttavia appare irreale. Comunque, quando sorge la conoscenza del Sé
e l’oggetto cessa di essere, il Veggente (il Soggetto) viene realizzato come
l’unica realtà. Il soggetto esiste a causa dell’oggetto e l’oggetto non è altro
che un riflesso del soggetto. La dualità non può esistere se non c’è qualcuno
che la sperimenta e che bisogno c’è della nozione di unità se esiste soltanto
l’Uno?
Quando la
reale conoscenza viene così ottenuta per mezzo della giusta indagine e
comprensione, rimane soltanto Quello che non è esprimibile a parole. Di Quello
non si può dire che sia l’uno o che sia i molti. Non è né colui che vede, né
ciò che è visto; né il soggetto, né l’oggetto; né questo, né quello; né l’unità
né la diversità possono in verità essere stabilite come la verità, poiché ogni
tesi dà origine all’ antitesi. Tuttavia proprio come l’onda non è altro che
acqua, il braccialetto non è diverso dall’oro. Allo stesso modo, la divisione
non è una contraddizione dell’unità.
Tutta
questa speculazione concernente l’unità e la diversità ha soltanto lo scopo di
sopraffare il dolore. Quello che è al di là di tutto questo è la Verità, il Sé
Supremo’.
Vasistha continuò: “Dopo avere ascoltato queste sagge parole del re,
Karkati divenne tranquilla e la sua natura demoniaca l’abbandonò completamente.
Karkati disse loro: ‘0 saggi, siete entrambi degni di essere adorati e
serviti da tutti ed io sono stata completamente risvegliata dalla vostra santa
compagnia.
Colui che
gioisce la compagnia degli uomini illuminati non soffre in questo mondo,
proprio come colui che tiene una candela in mano non vede in nessun luogo
l’oscurità. Vi prego, ditemi che cosa posso fare per voi’.
Il re disse: ‘0 donna, nella mia città molte persone soffrono di
problemi di cuore e reumatismi. Nel paese è in corso anche un’epidemia di
colera. Al fine di indagare sulla causa di questi problemi e porvi rimedio, il
mio ministro ed io siamo usciti dal palazzo questa notte. La mia umile
richiesta è questa: non prendere la vita di nessuno tra la mia gente.’
Karkati
immediatamente concesse la richiesta del re e aggiunse: ‘Ci fu un tempo in cui
ero una demonessa di gigantesche proporzioni. Desideravo divorare la gente e
con questa intenzione eseguii tapas. Dal creatore Brahma ottenni un dono in
seguito al quale divenni un ago ed anche il virus del colera; come tale,
provocai inenarrabili miserie alla gente.
Brahma,
comunque, elaborò anche un mantra quale specifico mezzo per avermi sotto
controllo. Devi imparare questo mantra e col suo aiuto potrai mettere in grado
le persone di liberarsi dai problemi di cuore, dai reumatismi, della leucemia e
anche da altre malattie del sangue. Infatti ero solita spargere la leucemia in
modo tale che veniva passata da un genitore ai suoi figli’.
Tutti e
tre allora si recarono sulla riva del fiume dove il re ricevette il mantra da
Karkati. Questo mantra diventa efficace con la sua ripetizione.
himadrer
uttare parsve karkati nama raksasi
visuchikabhidhana
sanamna ’py anyayabàdhika
am hram
hrtm som ram visnusakttaye namo bhagavati
visnusaktti
ehi enam hara hara daha daha hana hana paca paca
matha
matha utsadaya utsàdaya dure kuru kuru svaha visucike
tvam
himayantam gaccha gaccha jtvasara candramandalam gato ’si svaha
Il grato re disse a Karkati: ‘0 gentile donna, ora sei
diventata il mio maestro ed amico. L’amicizia è considerata preziosa dalla
buona gente. Ti prego, assumi una forma più gentile e più piccola e vieni a
vivere nel mio palazzo come mia ospite. Non hai più bisogno di affliggere la
buona gente, come nutrimento ti darò ladri e peccatori.’
Karkati
acconsentì. Divenne un’affascinante giovane donna e seguì il re per vivere come
sua ospite. Egli le affidò i ladri, i criminali ed altri peccatori. Ogni
giorno, durante la notte, ella riassumeva la sua forma demoniaca e li consumava;
durante il giorno continuava ad essere una donna affascinante, l’amica e
l’ospite del re.
Vasistha continuò: “Ti ho così raccontato la storia di Karkati: in breve,
proprio come le ramificazioni dell’albero (foglie, fiori, frutti) si estendono
dal seme in cui non c’è tale diversificazione, le diversificazioni
dell’universo si estendono dalla Coscienza Infinita.
0 Rama,
semplicemente ascoltando le mia parole, sarai illuminato, non c’è dubbio. Sappi
che l'universo è sorto da Brahman ed è Brahman soltanto”.
Rama chiese: “Se l’unità soltanto è la verità, perché allora diciamo
‘per mezzo di questo, quello è conseguito’?”
Vasistha rispose: “Rama, nelle scritture le parole sono state usate al
fine di facilitare l’istruzione.
Tutta
questa discussione ed argomentazione avviene soltanto nell’ignoranza e a causa
dell'ignoranza. Quando c’è conoscenza, non c’è dualità. Quando la verità è
conosciuta, ogni descrizione cessa e rimane soltanto il silenzio. Allora
realizzerai che c’è soltanto l’Uno senza inizio e senza fine, ma finché vengono
usate le parole per indicare una verità, la dualità è inevitabile. Comunque,
tale dualità non è la verità; ogni divisione è illusoria.
Questo
samsara non è null’altro che la mente riempita di attrazione e repulsione.
Quando essa ne è libera, l’apparizione del mondo giunge anch’essa alla fine.„
Una volta
chiesi al creatore Brahma come fu creato questo universo, ed Egli mi rispose:
"Figlio mio, è solo la mente che appare come tutto ciò Quindi, a tal
proposito, mi raccontò ciò che aveva sentito dal Sole, la storia di Hindu che
ora ti narrerò.