03 Capitolo 3
"UTPATTI”
LA CREAZIONE
Vasistha disse: “Durante la dissoluzione cosmica l’intera creazione
oggettiva si risolve nell’Essere Infinito che è variamente designato come Atma,
Brahman, Verità, ecc., dal saggio, per facilitare la comunicazione ed il
dialogo. Questo stesso Infinito Sé concepisce all’interno di Sé la dualità di
se stesso e dell’altro. Quindi sorge la mente, come sorge un’onda quando la
superficie del calmo oceano viene disturbata.
Ma bisogna
ricordare che proprio come un braccialetto d’oro non è altro che oro, le
qualità, la natura del
creato e
la potenzialità della creazione sono inerenti al Creatore. La mente non è
differente dal Sé Infinito. Proprio come il miraggio sembra essere un reale
fiume d’acqua, questa creazione sembra essere interamente reale e, sino a epe
ci si aggrappa alla nozione di realtà di “tu” ed “io”, non c’è liberazione.
Tale nozione non viene cancellata semplicemente negandola verbalmente. Al
contrario, tale diniego stesso diventa una ulteriore distrazione.
Rama, se
la creazione è effettivamente reale, allora non c’è possibilità che essa cessi,
poiché è una legge immutabile che l’irreale non ha vera esistenza e che il
reale non cessa di essere. Sino a che dura la nozione della creazione anche
nirvikalpa samadhi in cui non c’è il movimento del pensiero, non è possibile.
Il movimento del pensiero crea la nozione degli oggetti creati. Proprio come
l’essenza esiste in tutte le cose, come l’aroma esiste nei fiori, come l’olio
esiste nel seme di sesamo, la facoltà della percezione oggettiva esiste in chi
percepisce. Questa potenzialità si manifesta come una nozione della creazione.
Nel Creatore non c’è né colui che percepisce, né un oggetto di percezione.
Perciò Egli è conosciuto come autocreato. Risplende nella Coscienza Infinita
come un dipinto nella mente di un artista”.
Nel
Creatore non c’è memoria del passato poiché non ha karma precedente. Egli non
ha nemmeno un karma fisico. Il Non-Nato è di sostanza spirituale.
Gli esseri
mortali hanno due corpi, per così dire: uno fisico e l’altro spirituale. Ma il
Creatore Non-Nato ha soltanto quello spirituale, poiché la causa che dà origine
al fisico in Lui non esiste. Egli non fu creato ma è il Creatore di tutti gli
esseri.
Sicuramente
il creato, come un braccialetto, è della stessa sostanza di ciò da cui è stato
creato; nel caso del braccialetto, l’oro.
Poiché il
pensiero del Creatore è causa di questa molteplice creazione e poiché il
Creatore stesso non ha corpo fisico, anche la creazione, in verità, è della
natura del pensiero, senza materialità. Una vibrazione sorse nel Creatore, il
cui pensiero si diffuse come l’universo.
La
vibrazione portò in esistenza il corpo sottile fatto di intelligenza di tutti
gli esseri. Fatti soltanto di pensiero, tutti questi esseri erano soltanto
un’apparenza. Comunque, questa apparenza, poiché immaginata essere reale,
produsse risultati o conseguenze realistici, proprio come lo produce il piacere
sessuale nel sogno.
Similmente,
anche il Creatore, sebbene non abbia corpo sembra avere un corpo. Anche il
Creatore è di natura duale: coscienza e pensiero. La coscienza è pura, il
pensiero è soggetto alla confusione. Perciò Egli sembra venire in esistenza,
sebbene non sorga in questo modo. Egli è l’Intelligenza che sostiene l’intero
universo e ogni pensiero che sorge in quell’Intelligenza dà origine ad una
forma.
Sebbene
tutte queste forme siano della natura della Pura Intelligenza, a causa della
auto-dimenticanza di questo e a causa del pensiero delle forme fisiche, esse si
condensano in forme fisiche, proprio come i fantasmi che, sebbene siano senza
forma, vengono visti come aventi forma a causa dell'illusione di colui che
percepisce.
Il
Creatore, comunque, non è soggetto a tale illusione. Egli è sempre di natura
spirituale, perciò non materialistica. Il Creatore è spirituale e, allo stesso
modo, lo è essenzialmente la sua creazione: ha la natura di Brahman l’Assoluto.
La
materialità della creazione è come un castello in aria, una proiezione
illusoria della propria mente. Il Creatore è Mente; Mente o Pura Intelligenza è
il Suo corpo.
Il
pensiero è inerente alla mente; l’oggetto di percezione è inerente a colui che
percepisce. Chi ha mai scoperto una distinzione tra i due?”
Valmiki disse: "A queste ultime parole del saggio il sole calò
rapidamente, come se fosse ansioso di meditare su ciò che aveva udito e
l’assemblea si sciolse. Al mattino successivo, dopo che tutti furono riuniti
alla corte, Rama chiese: ’0 saggio, ti prego, dimmi che cos’è realmente
la mente.’
Vasistha rispose: “Proprio come il vuoto, inerte nulla, è chiamato
spazio, ciò che è chiamato mente è un vuoto nulla. La mente, che sia reale o
irreale, è ciò che viene appreso negli oggetti di percezione. Rama, il pensiero
è mente, non c’è distinzione tra i due. È quello che porta in esistenza il
corpo materiale o fisico.
Ignoranza,
samsara, mente, schiavitù, impurità, oscurità e inerzia, sono tutti sinonimi.
Questo intero universo non è mai stato differente dalla coscienza che dimora in
ogni atomo proprio come un gioiello non è differente dall’oro. Come un gioiello
potenzialmente esiste nell’oro, l’oggetto esiste nel soggetto. Ma quando questa
nozione dell’oggetto viene fermamente rigettata e rimossa dal soggetto, allora
esisterà solo la coscienza, senza nemmeno un’apparente o potenziale
oggettività. Quando questo viene realizzato, i mali come l’attrazione e la
repulsione, l’odio e l’amore cessano nel proprio cuore, come le false nozioni
del mondo: tu io, ecc. Persino la tendenza a oggettivare cessa e questa è
libertà.’
Rama chiese: ‘0 signore, se l’oggetto di percezione è reale, allora
non cesserà di essere. Se è irreale, ancora non lo vediamo come irreale. In che
modo, quindi, superare tutto ciò?’
Vasistha rispose: “Tuttavia, o Rama, vediamo che ci sono dei Santi che ci
sono riusciti. Gli oggetti esterni come lo spazio, ecc., e i fattori mentali
come io, ecc., esistono solo come nomi. In realtà, né l’universo oggettivo, né
il sé che percepisce, né la percezione in quanto tale, né il vuoto, né
l’inerzia esistono, esiste solo l’Uno, la Coscienza Infinita. In Essa sorge la
mente che escogita la diversità, diverse azioni ed esperienze, la nozione della
schiavitù e il desiderio della liberazione.’
Rama chiese: ‘0 saggio, qual è la sorgente di questa mente e come è
sorta? Ti prego illuminami su questo.’
Vasistha rispose: ‘Dopo la dissoluzione cosmica, prima che albeggiasse lo
yuga successivo, l’intero universo oggettivo era in uno stato di perfetto
equilibrio. Allora esisteva il Supremo Signore, l’Eter-no, il Non-nato,
l’Auto-effulgente che è Tutto e che è Onnipotente e al di là della concezione e
della descrizione. Sebbene sia conosciuto con vari nomi come Atma, ecc., sono
solo punti di vista e non la verità
Da Lui
emergono innumerevoli divinità come il Signore Vishnu, allo stesso modo in cui
numerosi raggi sorgono dal sole. Da Lui emergono mondi infiniti come le
increspature sulla superficie del-l’oceano. Egli determina la natura
caratteristica di ogni cosa creata. In Lui i mondi appaiono e scompaiono, come
un miraggio appare e scompare ripetutamente. La Sua Forma, il mondo, svanisce,
ma il suo Sé è immutabile, dimora in tutto, è nascosto eppure pervade tutto.
Per la sua semplice presenza, questo mondo materiale apparentemente inerte e i
suoi abitanti sono sempre attivi. A causa della Sua onnipresente, onnipotente
onniscienza, i Suoi stessi pensieri si materializzano. Questo Sé non è lontano
né vicino, non è inaccessibile, né è in luoghi lontani. È Quello che in se
stessi appare essere l’esperienza della beatitudine e viene perciò realizzato
in se stessi. L’austerità o tapas, la carità e l’osservanza dei voti religiosi
non conducono alla realizzazione del Signore, solo la compagnia dei Santi e lo
studio delle Scritture sono utili, poiché disperdono l’ignoranza e l’illusione.
Anche la mera convinzione che questo Sé soltanto è reale porta sul sentiero della
liberazione, aldilà del dolore.
L’austerità,
o tapas, è un dolore auto-inflitto. Di che valore è la carità eseguita con
ricchezza guadagnata ingannando gli altri? Le osservanze religiose aumentano la
propria vanità; c’è soltanto un rimedio per l’ignoranza del Signore: la ferma e
decisa rinuncia alla brama dei piaceri sensoriali. Colui che è stato descritto
come il Signore non è molto lontano: è l’intelligenza che dimora nel corpo. È
l’Universo, sebbene l’Universo non è Lui. Egli è Pura Intelligenza."
Rama disse: "Anche un ragazzino può dire che il signore è
Intelligenza perché dovrebbe essere necessaria un’istruzione speciale riguardo
a questo?"
Vasistha rispose: ”Ah, colui che sa che la Pura Intelligenza è l’universo
oggettivo, non sa ancora nulla. Senziente è l’universo e senziente è il jiva
(l’individuo)". Il senziente crea il conoscibile e resta coinvolto nel
dolore. Quando c’è la cessazione del conoscibile e il flusso dell’attenzione è
diretta verso ciò che non è il conoscibile (la Pura Intelligenza), allora uno
va aldilà del dolore. La semplice consapevolezza del coinvolgimento del Jiva in
questo samsara non è di utilità. Ma se viene conosciuto il Supremo Signore, (la
Suprema Intelligenza), questo dolore giunge a fine."
Rama chiese: ‘0 signore, vi prego, descrivetemi questo Essere!’
Vasistha rispose: ‘L’Intelligenza Cosmica in cui l’universo sembra
cessare di essere è il Signore. In Lui la relazione soggetto-oggetto sembra
essere cessata in quanto tale. Egli è il Vuoto nel quale l'universo appare esistere.
‘
Rama chiese ancora: ‘Come possiamo realizzare il Signore e
realizzare l’irrealtà dell’universo che siamo giunti a considerare reale?’
Vasistha rispose.” il Signore può essere realizzato soltanto se uno è
realmente stabilito nell’irrealtà dell’universo, allo stesso modo in cui può
essere stabilito nel riconoscimento che il blu del cielo è irreale. Il dualismo
presuppone unità e il non dualismo suggerisce il dualismo: soltanto quando la
creazione è riconosciuta essere supremamente non esistente il Signore viene
realizzato.
La nozione
errata che questo mondo sia reale si è profondamente radicata a causa del
persistente erroneo pensiero, comunque può essere rimossa in quello stesso
giorno in cui ricorri alla compagnia dei Santi ed allo studio delle Scritture.
Di tutte
le Scritture, questo Maha Ramayana è il migliore. Ciò che non si trova qui non
si trova da nessun altra parte. Ma se uno non desidera studiare questo, può
studiare qualunque altra scrittura idonea, non c’è obiezione a ciò. Quando
l’errata nozione viene dispersa e la verità realizzata, questa realizzazione
satura così profondamente che si pensa ad essa, si parla di essa, ci si
rallegra di essa e la si insegna agli altri. Tali persone sono a volte chiamate
jiva-mukta e anche videha-mukta.’
Rama chiese: ‘Signore, quali sono le caratteristiche dei jiva-mukta
liberati nella vita) e dei videha-mukta (liberati che non hanno il corpo)?’
Vasistha rispose: ‘Colui che pur vivendo una vita apparentemente normale
sperimenta l’intero mondo come un vuoto è un jiva-mukta. Egli è sveglio, ma
gioisce la calma del sonno profondo, non è influenzato dal piacere e dal
dolore. Egli è sveglio nel sonno profondo, ma non è mai sveglio nei confronti
di questo mondo. La sua saggezza non è offuscata dalle tendenze latenti. Sembra
essere soggetto ad attrazioni, repulsioni e paure, ma in effetti è libero come
lo spazio, è libero dall’ego e dalla volizione. Nessuno lo teme ed egli non
teme nessuno. È la Coscienza Infinita, l’essenza in tutti gli esseri. È
chiamato videha-mukta quando nel dovuto tempo il corpo cade. Ciò che è
conosciuto come liberazione, o Rama, è in effetti l’Assoluto, la sola
esistenza. Ciò che è percepito sembra soltanto essere, poiché non è mai stato
creato. Come possiamo dire che Brahman, l’Assoluto, è diventato tutti questi
mondi? 0 Rama, negli ornamenti vedo solo l’oro, nelle onde soltanto l’acqua, e
null’altro; allo stesso modo, vedo soltanto Brahman e non i mondi.
Questo
mondo non è mai venuto realmente in esistenza, tuttavia sembra essere. Quando
l’Infinito vibra, i mondi sembrano emergere, quando non vibra i mondi sembrano
scomparire, proprio come quando una torcia viene fatta girare vorticosamente
appare un cerchio di fuoco e quando tenuta ferma il cerchio svanisce. Vibrante
o non vibrante, è lo stesso ovunque in tutti i tempi. Non realizzando ciò, uno
è soggetto all’illusione. Tutto ciò che conosci è soltanto l’Assoluto ed è
anche Quello per mezzo del quale tu conosci tutto questo.
Proprio
come l’immagine non scolpita è sempre presente in un blocco di pietra, il
mondo, che lo si consideri reale o irreale, è nell’Assoluto che perciò non è
vuoto. Proprio come nel calmo oceano uno non può dire che non siano presenti
delle onde, l’Assoluto non è vuoto del mondo.
Naturalmente,
queste illustrazioni hanno applicazione limitata. In verità questo mondo non
sorge dall’Assoluto, né si fonde in esso. Soltanto l’Assoluto esiste ora e per
sempre.
Questo
Assoluto non può essere realizzato o sperimentato da un altro. Soltanto
l’Assoluto può realizzare se stesso.’
Rama chiese: ‘Signore, durante la dissoluzione cosmica questo mondo
che è chiaramente visto ora, dove va?’.
Vasistha rispose: ‘Da dove viene il figlio di una donna sterile e dove
va? Il figlio di una donna sterile non ha esistenza, mai.
Allo
stesso modo, questo mondo in quanto tale non ha esistenza, mai. Questa analogia
ti rende perplesso soltanto perché hai dato per scontato l’esistenza del mondo.
Considera questo: nel braccialetto d’oro non c’è un braccialetto in quanto
tale, poiché non è indipendente dall’oro. C’è una cosa chiamata “cielo”
indipendentemente dallo spazio?
Allo
stesso modo non c’è una “cosa” chiamata mondo indipendente da Brahman,
l’Assoluto. Proprio come il freddo è inseparabile dal ghiaccio, ciò che è
chiamato mondo è inseparabile da Brahman. L’acqua nel miraggio non viene in
esistenza, né scompare dall’esistenza; allo stesso modo questo mondo non emerge
dall’Assoluto, né va da nessuna parte. La creazione del mondo non ha causa e
perciò non ha avuto inizio. Non esiste nemmeno ora; come può raggiungere la
distruzione?
È come un
sogno: nello stato dell’ignoranza l’intelligenza all’interno di se stessa
appare come numerosi oggetti di sogno, tutti i quali non sono null’altro che
quella intelligenza. Allo stesso modo, in ciò che è conosciuto come l’inizio
della creazione è avvenuta una tale apparizione, ma non è indipendente da
Brahman, non esiste separata da Brahman, perciò non esiste come tale, è
Brahman.’
Rama chiese: ‘0 Signore, se è così, com’è che questo mondo ha
acquisito un tale senso di realtà? Sino a che esiste colui che percepisce,
esiste il percepito e viceversa e soltanto quando entrambi questi giungono a
fine c’è liberazione. Se c’è uno specchio pulito rifletterà sempre qualcosa.
Così nel veggente la creazione continuerà a sorgere, ma se la sua non-esistenza
è realizzata, allora anche il veggente cessa di essere. Ma tale realizzazione è
difficile da conseguire!’
Vasistha disse: ‘0 Rama, ti narrerò come questa creazione sembra essere
emersa dall’unico Puro Essere indiviso, come i sogni appaiono nella coscienza
della persona dormiente. Questo universo è in effetti l’Eterna Effulgente
Infinita Coscienza che genera in se stessa il conoscibile con un’indagine
concernente se stesso e producendo perciò l’idea dello spazio (come Sua forma).
Così lo
spazio viene portato in esistenza. Quando, dopo un considerevole tempo, la
coscienza della creazione diventa intensa nell’Essere Infinito, il futuro Jiva
(la vivente anima cosmica conosciuta anche come Hiranyagarbha) sorge al Suo
interno: ed è come se l’Infinito abbandonasse il suo Stato Supremo per
limitarsi alla condizione di Jiva, cioè anima incarnata.
Comunque,
anche allora Brahman rimane l’Infinito e non c’è reale trasformazione. Nello
spazio si manifesta la facoltà del suono. Allora giunge in esistenza l’ego che
è vitale per l’ulteriore creazione dell'universo e, allo stesso tempo, il
fattore conosciuto come tempo.
Tutto
questo avviene semplicemente per mezzo del pensiero creativo inerente nell’Essere
Cosmico, non come trasformazioni reali dell’In6nito. Con un simile esercizio
del pensiero creativo viene creata l’aria; vengono in esistenza anche i Veda.
La coscienza che è circondata da tutti questi è chiamata il jiva, che dà
origine a tutti i differenti elementi di questo mondo.
Ci sono
quattordici piani di esistenza, ciascuno con il proprio tipo di abitanti. E
tutti sono le manifestazioni del pensiero creativo della Coscienza. Allo stesso
modo, quando questa Coscienza pensò “Sono Luce”, furono istantaneamente create
sorgenti di luce come il sole, ecc.
Allo
stesso modo furono creati l’acqua e la terra. Tutti questi elementi
fondamentali continuarono ad agire l’uno sull’altro - come sperimentatore ed
esperienza - e l’intera creazione venne in essere, come increspature sulla
superficie dell’oceano. Ed esse sono intessute e mischiate così efficacemente
che non potranno essere districate l’una dall’altra sino alla dissoluzione
cosmica.
Queste
apparizioni materiali sono perennemente mutevoli e la Realtà esiste immutata;
poiché sono tutte permeate di Coscienza, istantaneamente diventano sostanza
fisica grossolana, sebbene siano soltanto la Coscienza Infinita che non ha
attraversato alcun cambiamento.
Quella
Coscienza stessa diventa il suo proprio conoscibile e il conoscitore. Quando
sorge una tale relazione, la nozione “Io sono un Jiva, un’anima vivente”, sorge
nella Coscienza. Con ulteriore iden-ti6cazione con il conoscibile, nella Pura
Coscienza sorge la nozione dell’ego e quindi la facoltà della discriminazione o
l’intelletto razionalizzante.
Dopo
questo, sorgono la mente e gli elementi basilari. Questi elementi basilari si
combinano ripetutamente per formare i mondi. Spontaneamente e ordinatamente,
tutte queste innumerevoli forme appaiono e scompaiono ripetutamente, proprio
come le città vanno e vengono in un sogno. Nessuno di essi ha bisogno di
qualche causa strumentale o materiale come la terra, l’acqua o il fuoco poiché
tutto non è null’altro che Pura Coscienza. I cinque elementi sono il seme di
cui il mondo è l’albero; e l’Eterna Coscienza è il seme degli elementi. Così
come è il seme, tale è il frutto (l’albero). Perciò, il mondo non è null’altro
che Brahman, l’Assoluto.
Sebbene
questi elementi si siano combinati tra loro ed abbiano creato l’apparente materialità
del mondo, tuttavia, in verità, tutto questo è semplice apparenza come le forme
viste nello spazio. Devono la loro realtà al substrato che è la Coscienza
Infinita che solo è Reale.
Tale è la
visione e la realizzazione dei santi."
Vasistha continuò: “Rama, ti racconterò ora come il Jiva, l’anima vivente,
venne a dimorare in questo corpo. Il Jiva pensò: ‘Io sono atomico in natura e
statura’, e così divenne atomico in natura. Tuttavia divenne così soltanto
apparentemente a causa della sua falsa immaginazione.
Proprio
come uno può sognare che è morto e che ha un altro corpo, questo Jiva (cosmico)
che in verità aveva un corpo estremamente sottile di Pura Coscienza, ora
comincia ad identificarsi con la grossolanità e così diventa grossolano.
Proprio
come una montagna che si riflette in uno specchio viene vista come se fosse
nello specchio, il Jiva riflette gli oggetti e le attività esterne e presto
comincia a pensare che essi sono tutti all’interno di se stesso e che egli è
l’agente delle azioni e lo sperimentatore delle esperienze.
Quando il
Jiva desidera vedere, gli occhi si formano nel corpo grossolano. Allo stesso
modo, la pelle, le orecchie, la lingua, il naso e gli organi di azione vengono
formati come risultato dell’appropriato desiderio che sorge nel Jiva. In questo
modo, dimorando nel corpo, il Jiva che ha un corpo estremamente sottile di
coscienza, immagina varie esperienze esterne fisiche e varie esperienze interne
mentali.
Questo
stesso Brahman che è venuto a considerarsi come un Jiva finito ed investito di
un corpo fisico, percepisce il mondo esterno che a causa del velo
dell’ignoranza appare essere composto di materia. Qualcuno pensa di essere
Brahma, il Creatore, qualcun altro pensa di essere qualcos’altro. In questa
maniera il Jiva immagina di essere questo o quello e così si vincola
all’illusione dell’apparizione del mondo. Rama, non c’è un solo jiva né molti.
Jiva è solo un nome. Ciò che esiste è solo Brahman. Poiché è onnipotente le sue
forme pensiero si materializzano. Ma tutto ciò è semplice immaginazione o
pensiero. Anche ora nulla è mai stato creato. Esiste solo il puro spazio
infinito.
Questa
coscienza riflessa in se stessa appare essere la creazione.
Proprio
come un incubo irreale produce risultati reali, questo mondo sembra dare origine
ad un senso di realtà in uno stato di ignoranza. Quando sorge la vera saggezza,
questa irrealtà svanisce.”
Proprio
come un’onda viene vista sulla calma superficie dell’oceano quando quest’ultimo
è agitato, allo stesso modo l’Assoluto, per così dire, “pensa” di essere un
Jiva ed ecco che la natura di Jiva si manifesta.
Proprio
come una persona dormiente sembra creare diverse creature all’interno di se
stesso senza mai abbandonare la sua unica e sola realtà, per mezzo del semplice
pensiero o volontà l’Assoluto porta in esistenza queste innumerevoli creature,
senza mai soffrire diminuzione o cambiamento.
La forma
cosmica, Virat, di questa Coscienza Infinita, è naturalmente della natura della
Pura Coscienza, incontaminata dalla materialità grossolana. La forma cosmica
fatta di Pura Coscienza può essere comparata ad un sogno eternamente durevole,
di una persona dormiente, in cui esistono palazzi ed altri esseri.
Persino il
Creatore Brahma è una semplice forma-pensiero in questa Coscienza Infinita. La
coscienza riflette le Sue stesse forme-pensiero in Se stessa ed è tutto questo
apparente veggente e visto, che sono tutte immaginazioni. Tutte esistono,
comunque, soltanto nel nome e si moltiplicano soltanto come nomi.
Proprio
come il Creatore sorse nella Coscienza Infinita come una forma-pensiero
cosmica, altri esse-ri sorgono dai pensieri di quell’Essere Cosmico, proprio
come una lampada viene accesa da un’altra. Ma tutti non sono diversi da
quell’unico Infinito. Brahman soltanto è il cosmo o Virat, tutta questa creazione
con i Jiva e tutti gli elementi che la costituiscono.”
Vasistha continuò: “Con la percezione del percepito o del conoscibile la
Coscienza diventa Jiva, cioè anima vivente, ed è apparentemente coinvolta nel
samsara.
Quando la
falsa nozione di un conoscibile separato dal conoscitore, cioè dalla Coscienza,
cessa, Essa riguadagna il suo equilibrio.
Il
misterioso potere della Coscienza che in modo inesplicabile e miracoloso
produce questa infinita diversità di nomi e forme è conosciuta come ego. La
stessa Coscienza quando desidera gustare o sperimentare Se stessa diventa
l’universo conoscibile. Solo gente immatura vede in questo una reale
trasformazione o persino un’apparizione illusoria poiché non c’è null’altro che
Coscienza.
L’oceano è
acqua, le onde sono acqua e quando queste onde giocano sulla superficie
dell’oceano si formano increspature, anch’esse acqua. Lo stesso avviene con
l’universo. Proprio come l’oceano potrebbe guardare e riconoscere
l’individualità delle increspature, la Coscienza pensa gli individui come
indipendenti e così nasce l’ego, il senso dell'io.
Tutto
questo è il gioco meraviglioso del misterioso potere della coscienza e soltanto
questo è chiamato universo. Quando l’ego è giunto in esistenza, quell’ego, che
non è diverso dalla coscienza intrattiene nozioni dei vari elementi che
costituiscono questo universo ed essi sorgono. Nell’unità sorge la diversità.
Mente, intelletto, ego ed i cinque elementi primordiali e il mondo, tutti
questi innumerevoli nomi e forme sono tutti soltanto Coscienza. Le
manifestazioni statiche e cinetiche dello stesso fattore, Il Jiva e la mente,
ecc., sono tutte vibrazioni nella Coscienza.”
Il mondo
esiste a causa dell’esistenza della Coscienza ed il mondo è il corpo della
Coscienza. Non c’è divisione, non c’è differenza, non c’è distinzione. Perciò
l’universo può essere detto sia reale che irreale. Reale a causa della realtà
della Coscienza che è il suo fondamento ed irreale perché l’universo non esiste
come universo indipendente dalla Coscienza.
Questa
Coscienza è indivisibile e non ha parti, né arti. In essa la montagna,
l’oceano, la terra, i fiumi, ecc., non esistono come tali ma solo come
Coscienza."
Con questo
il terzo giorno stava ormai perdendosi nella sera e l’assemblea lentamente si
disperse.