02-FEBBRAIO

Swami Venkatesananda                        1  Febbraio

C'è giustizia in questo mondo? Non vediamo invece spesso, quasi sempre i cattivi, che sono anche dominanti, prosperare e giustificare la loro prepotenza e lo sfruttamento dei più deboli? "Noi li abbiamo civilizzati, li abbiamo conquistati, abbiamo dato loro lavoro, li abbiamo salvati". Ad uno sguardo superficiale non c'è altro che ingiustizia in questo mondo ma, se guardate meglio, scoprite che l'aggressore ottiene la prosperità materiale a spese della sua pace e sanità mentale.
Inoltre, sembra esserci ingiustizia solo se restringete la vostra visione alla breve durata di una vita. La prossima volta che maltrattate un povero, debole "straniero" ricordate che lui potrebbe rinascere come vostro nipote e chiedere giustizia nella vostra vecchiaia!
L'occhio onnipresente della verità non può essere ingannato.

"Il mondo come noi lo conosciamo" è pieno di cattiveria, forse perché quella conoscenza l'abbiamo attraverso uno  strumento cattivo come la mente. Le cose però non stanno realmente così; possiamo derivare molta consolazione dal fatto che il mondo come lo conosciamo non è il mondo che è veramente, non è il mondo che Dio creò, che vide che era buono (Gen.1,1-25) e che lui conosce. Quando eleviamo la nostra consapevolezza alla coscienza divina, allora conosciamo il mondo come lui lo conosce e troviamo che è buono.



Swami Venkatesananda                        2 Febbraio

Se io sono amore, non ho altra scelta che di amare. L'altra persona può essere crudele e il suo cuore chiuso; se io lo colpisco in testa, dicendogli che non lo amerò, allora anch'io mi perdo.
Non posso farlo, devo amare perché non c'è nient'altro in me. Se qualcuno dice, "Sei uno stupido, sei un idiota, adesso ti ammazzo", mi viene detto "Perché non ti difendi, perché non gli restituisci colpo per colpo?" Ci provo, ma per me non è possibile, perché non sono fatto di quella stoffa: sono fatto d'amore, quindi non posso in alcun modo prendere una rivalsa, non posso restituirgli dei colpi.

Poi lo guardo e penso, "Forse anche tu hai lo stesso problema, forse neanche tu puoi cambiare. Io sono amore, perciò non posso restituirti i colpi; forse tu sei fatto di quella stoffa che ti porta a colpirmi e probabilmente neanche tu puoi cambiare". Perché dovrei anche solo volere che lui cambi? Lascia che sia quello che è; questo sembra lo abbia detto in qualche modo anche San Paolo: "L'amore non vuole cambiare, non fissa alcuna condizione..." (v. Cor.13, 1-7).



Swami Venkatesananda                        3 Febbraio

Domanda: Sembra essere opinione generale che, se si desidera adottare il sentiero spirituale, ad un certo punto si ha bisogno di un maestro. Sembra che lei dica invece che uno non può insegnare ad un altro. A che punto interviene il guru?
Swamiji: Come una levatrice. La levatrice non può dare alla luce il bambino ma, in un certo senso lo fa. Cominciamo dall'inizio: secondo quello che dici, tu stai già marciando sul sentiero spirituale. Come  hai intrapreso quella strada senza un maestro? Da qualche parte, qualcosa ti ha colpito e ti ha spinto su questo sentiero; quello è già un maestro. Può essere umano, può essere divino, può essere subumano, o può essere un incidente nella propria vita. L'iniziazione significa questo: mi viene data una spinta. Perciò il maestro o il guru può essere o non essere una persona umana. Nel Bhagavatam c'è il racconto di qualcuno che afferma di avere avuto ventiquattro guru - il sole, la luna, il vento, le stelle, le pietre, ecc. Ognuno di essi gli aveva impartito una lezione. (Bhagavatam, 11.7,32).



Swami Venkatesananda                        4 Febbraio

Quindi, per cominciare, vieni spinto verso la vita spirituale da qualcuno o qualcosa, da lì poi dipende interamente da te; se sei sveglio e attento, allora degli agenti umani o non umani possono insegnarti. Vedete la difficoltà però? E' una doppia azione: da solo potrei non aver visto la verità ma devo essere sveglio in modo che tu possa insegnarmi e devo essere sulla tua stessa lunghezza d'onda e parlare la tua stessa lingua, prima che tu possa insegnarmi. Solo se io sono aperto a quello che tu dici, tu puoi insegnarmi. Se sono veramente aperto alla conoscenza, posso apprendere da qualsiasi agente.

Poi lo guardo e penso, "Forse anche tu hai lo stesso problema, forse neanche tu puoi cambiare. Io sono amore, perciò non posso restituirti i colpi; forse tu sei fatto di quella stoffa che ti porta a colpirmi e probabilmente neanche tu puoi cambiare". Perché dovrei anche solo volere che lui cambi? Lascia che sia quello che è; questo sembra lo abbia detto in qualche modo anche San Paolo: "L'amore non vuole cambiare, non fissa alcuna condizione..."
(v. Cor.13, 1-7).





Swami Venkatesananda                        6 Febbraio

DOMANDA: Come s'insegna l'amore, oppure è necessario insegnare l'amore?
SWAMIJI: No, è al contrario. Se tu sei amore, qualunque cosa dici è amore e, se uno studente viene da te, qualunque cosa gl'insegni non è altro che amore però, se lui non è ricettivo, potrebbe rivoltarsi contro di te e colpirti. Potrebbe inveire contro di te dicendo: "Non dire stupidaggini!" Ecco che, a meno che l'altra persona non sia ricettiva, il tuo insegnare non ha valore; forse puoi vincere temporaneamente un punto a tuo favore. Se applicate la teoria della probabilità a quello che sto per dire, quale sarà la vostra risposta?
Nel Vangelo, delle persone portarono a Gesù una donna che aveva commesso adulterio; stavano per lapidarla. Gesù disse: "Chi di voi non ha commesso peccato scagli la prima pietra". Essi interpretarono quella frase come una sfida diretta contro di loro. Le parole di Gesù erano piene d'amore e compassione ma, sfortunatamente, per quelle persone sembrarono una minaccia. Essi abbassarono il capo per la vergogna e si allontanarono.
E' possibile o probabile che alcuni di loro poi diventarono i suoi persecutori? E' probabile. Perciò, anche se un insegnamento di questo tipo sembra avere un effetto, non cambia una persona, fino a che quella persona non sia aperta.
Per questo, insegnare l'amore è impossibile ma comunicare l'amore è possibile; comunicare nel senso che, quando voi ed io siamo uno nel cuore, allora è possibile in maniera non verbale comunicare l'amore. La comunicazione verbale è non necessaria e superflua.




Swami Venkatesananda                        7 Febbraio

La vita di per sé è importante, perciò devo osservare meglio la vita stessa, capire chi sono io, chi sono gli altri e qual é la nostra relazione. Da questa comprensione della relazione umana sorge l'azione; l'azione non è qualcosa che dobbiamo fare perché ci porta ad un certo risultato ma dovrebbe scaturire dal nostro essere stesso, dalla comprensione di noi stessi: quella è l'azione spontanea. L'azione impulsiva è immatura; la maggior parte di noi conosce soltanto l'azione impulsiva. Per esempio, qualcuno ti dice che sei uno stupido, allora ti accorci le maniche e lo colpisci; questa è l'azione impulsiva e dimostra che sei uno stupido! L'azione impulsiva nasce dalla nostra natura animale inferiore.
Maturando, cominciamo a vedere che questa azione impulsiva confonde e disorienta, crea più problemi di quanti ne risolve. quando siamo soggetti all'attività impulsiva, la nostra vita diventa una catena di rimpianti e di rimorsi; quante volte ci siamo detti: "Non avrei dovuto farlo, mi sarei dovuto comportare diversamente". Questo è perché quell'azione era impulsiva.



Swami Venkatesananda                        8 Febbraio

Maturando un po' di più usciamo da quell'azione impulsiva verso l'azione calcolata; come un uomo d'affari, mi siedo  a computare, "Se faccio così, che succede? E se faccio in quell'altro modo cosa ci ottengo? Cosa posso fare per star meglio io?" Questo è puro commercio, perciò se un mio amico mi dice che sono stupido, comincio  a calcolare: "Se gli rispondo a tono, il mio amico non mi capirà e penserà che sono immaturo, perciò gli faccio un sorriso e gli do una pacca sulla spalla: così acquisto la sua stima".
Questa è azione calcolata che è un po' meglio dell'azione impulsiva ma non è ancora la vera azione, perché qui stai reagendo, non agendo. Non sei completamente immaturo, non stai dormendo ma neanche maturo, perciò stai reagendo - calcolando le conseguenze, il profitto.
Il problema qui è che, se le conseguenze si rivelano come tu le avevi anticipate, sei felice, se invece le conseguenze si dimostrano contrarie a quello che ti aspettavi, sei infelice. Questa non è un'azione saggia o intelligente.



Swami Venkatesananda                        9 Febbraio

 Se però continui su questo sentiero di osservare te stesso, la società e la relazione che deriva da quella comprensione, l'azione sorge: dal più intimo del tuo essere l'azione sorge. E' interessante studiare questo problema molto attentamente. Per un saggio e per uno stolto non c'è scelta di azione la libertà e l'opportunità di scegliere esiste solo in mezzo. Lo stolto agisce impulsivamente, il saggio agisce spontaneamente: è solo in mezzo che c'è il calcolo. E' solo quando voi ed io abbiamo l'abitudine di calcolare le conseguenze che vediamo una scelta nell'agire. Per una persona impulsiva non c'è scelta, agisce d'impulso; neanche per il saggio c'è scelta, lui agisce spontaneamente - è una persona buona e da lui sorge la bontà.



Swami Venkatesananda                   10, 11 Febbraio

Vi racconto un aneddoto per rendere questo più chiaro. Un uomo si stava facendo il bagno in un fiume, in India era la stagione dei monsoni e uno scorpione evidentemente era stato trascinato nel fiume dalla forte pioggia. L'acqua è nemica dello scorpione che stava lottando per non annegare. Quell'uomo vide che lo scorpione lottava e per salvarlo lo prese per gettarlo sulla sponda del fiume; lo scorpione non conosceva le sue intenzioni, perciò lo punse.
Appena lo scorpione punse, la mano si ritirò e lo scorpione cadde di nuovo nell'acqua; l'uomo vide che stava ancora cercando di non annegare, perciò lo prese con l'altra mano nel tentativo di gettarlo sulla sponda ma lo scorpione lo punse di nuovo (lo scorpione poteva solo fare a suo modo). D nuovo la mano lo lasciò cadere: non l'uomo ma la mano lo lasciò cadere! Quel sant'uomo pensò: " Che stupido che sono stato, l'avrei dovuto prendere con tutt'e due le mani a coppa, in modo che non mi toccasse le mani". Così fece e riuscì a gettare lo scorpione sulla sponda del fiume.

Due persone osservavano la scena: uno era un gentiluomo moderno e l'altro un religioso. Il religioso disse: "Che carattere nobile, è un santo: lo scorpione l'ha punto due volte eppure ha continuato a salvargli la vita". Il gentiluomo moderno disse: "Che stupido, gli sta bene: lo scorpione l'ha punto due volte e ancora non ha capito; a che serve salvare la vita di quell'insetto cattivo?"
L'uomo, che aveva sentito i commenti, uscì dall'acqua, li guardò entrambi e disse: "Non sono ne un santo né uno stupido, sono quello che sono. Non c'è cattiveria da parte dello scorpione verso di me, lo scorpione non mi ha punto perché sono un suo nemico, ha solo espresso la sua natura, non aveva intenzione di farmi del male, ha espresso la sua natura e anch'io l'ho fatto, niente di più. Perciò non merito né una condanna né una lode da parte vostra".

Da un vaso di miele puoi solo prendere del miele: quando la natura di una persona è stata trasformata in bontà, allora niente ma del bene può venire da quella persona. Lui non calcola, non reagisce: tutte le sue azioni sono buone.


Swami Venkatesananda                        12 Febbraio

Andai a visitare una grande azienda dove fanno scatole e contenitori di ogni sorta e per ogni tipo di mercanzia; la velocità con cui questi beni vengono prodotti è impressionante. Appena si preme il pulsante, la macchina tiene impegnata la mano che c'è dietro!
Il produttore deve venderli. Prima vende l'idea: "Non puoi vivere senza questo prodotto, questo rappresenta la civilizzazione, senza di esso uno è arretrato e la vita non solo non è igienica ma è anche pericolosa". Per un po' gli acquirenti credono nell'idea e tengono in moto la catena di montaggio, tengono gli operai occupati e gli industriali insonni. Dopo un po' le macchine e gi operai mettono in dubbio il bisogno del produttore e gli acquirenti pianificano di acquistare l'azienda invece dei prodotti.  L'idea che era stata inventata come parte della tecnica di commercializzazione si è radicata nella mente dell'acquirente come verità. L'acquirente è diventato il competitore del produttore.
La conseguente corsa per una maggiore sofisticazione e per una più intensa propaganda di vendita richiede la pace mentale, l'armonia, l'amore fraterno e i valori spirituali e persino il senso comune come vittime. La materia sulla mente!



Swami Venkatesananda                        13 Febbraio

Qualcuno vede la verità, la nuova infezione si sparge, una nuova onda spazza il mondo. Il materialista viene criticato ed etichettato come un terribile mostro. Si scatena la guerra santa, c'è chi si allontana dal "mondo" e una ribellione generale: la mente nega la materia.
La verità langue nel mezzo delle due correnti. Abbiamo le fabbriche, gli aerei, le radio, la televisione e le automobili. Il tempo li rimpiazzerà con qualcosa di meglio o di peggio ma, non possiamo negare la loro esistenza. Questi di per sé non costituiscono una minaccia alla verità spirituale. Un'auto è un carro con un cavallo meccanico! Quello che serve è che chi è al volante conservi i suoi valori spirituali, che ponga l'umanità nel suo cuore e che cerchi modi e mezzi per esprimere quell'umanità nelle alterate condizioni materiali. Allora lui darà un passaggio ad un amico invece di investire un pedone!

La mente sulla materia trionfa, la natura è conquistata per servire l'uomo, le macchine girano obbedendo allo spirito che solleva la mano che preme il pulsante. I lavoratori sono felici perché servono l'umanità, il produttore dorme tranquillo quando l'amore dei dipendenti e il benessere della società cantano la dolce ninna nanna della vita divina nei suoi orecchi. Preghiamo perché ci sia questo tipo di evoluzione!

Swami Venkatesananda                     14 Febbraio

“Io non sono né la mente né il corpo, il Sé immortale io sono”.

Questa è una esperienza diretta della meditazione, non è semplicemente una formula o una conclusione razionale o intellettuale.
Nella meditazione realizzi che il corpo è semplicemente un mantello; lo indossi in modo da poter esprimere la tua natura e per fare delle esperienze, proprio come un attore o un’attrice indossano un costume durante una rappresentazione.
Neanche la forza vitale o lo strato di prāna è il Sé: si tratta dell’energia che anima il corpo e nient’altro.
All’interno del corpo, il principio pensante o la mente dirige la forza vitale per animare il corpo. La mente è guidata dal potere di discernimento dell’intelletto nella sua scelta. L’anima individuale è il regista di questa rappresentazione illusoria.

L’anima stessa non è altro che un riflesso del Sé, la sola realtà che è l’onnipresenza che dimora dentro. E’ dentro di voi, ma non è confinata all’individualità. Il Sé conferisce la realtà all’intera personalità.


Swami Venkatesananda                     15 Febbraio

Le sacre scritture del mondo hanno come obiettivo l’educazione spirituale dell’uomo interiore; esse spiegano che nessuno può vivere una vita isolata qui, che ognuno è connesso ad ogni altro, che siamo tutti cellule nell’unico corpo cosmico di Dio.
L’accettazione intellettuale di questo principio è il primo passo ma la meta è la completa realizzazione di questa verità. Il sentiero è nella progressiva applicazione di questa verità nella nostra vita quotidiana, attraverso la manifestazione dello spirito del servizio non egoistico, la coltivazione dell’amore cosmico ed il riconoscimento della presenza dello spirito divino che pervade tutto.
Seguendo questo sentiero, l’essere umano diventa sempre più puro nel cuore, più semplice nelle sue abitudini, meno egoista e più generoso, sempre più divino.

Questo spirito è antico come il mondo ma oggi è sprofondato nelle acque profonde del materialismo e dell’ateismo. Salviamo questa verità e applichiamola alla nostra vita quotidiana.



Swami Venkatesananda                     16 Febbraio


L’acquisizione di beni materiali non è motivo di eccessive preoccupazioni e stress, se è fatta nel giusto spirito ma porta con sé infinita agitazione e sofferenza se questo spirito è assente.

Qual’è il giusto spirito? E’ la comprensione dell’unità fondamentale del genere umano, che la stessa forza vitale batte in tutti i cuori, che anche l’altra persona ha sentimenti ed emozioni come li abbiamo voi ed io. Anche lui è soggetto alla fame e alla sete, al freddo e al caldo, al dolore e al piacere; anche lui ha diritto ad avere cibo, vestiti, riparo, sicurezza sociale e giustizia.

Questo spirito permette a noi di godere di una fetta dei beni del mondo e, con lo stesso entusiasmo di lasciare che altri godano della loro parte. Questo spirito rivela la maestà dell’anima e manifesta la sorgente di pace e felicità dentro di noi. Inoltre toglie quel senso di “volere” dal nostro cuore.

La persona che non possiede questo spirito è spiritualmente un bambino; dev’essere educato in modo che questo messaggio diventi per lui comprensibile.



Swami Venkatesananda                     17 Febbraio


Dove sei TU? Il tuo corpo è senza dubbio qui, ma guarda dentro e vedi per quanti secondi sei qui, integro.

I tuoi pensieri e i tuoi sentimenti sono in relazione a qualcos’altro, ti legano a qualcos’altro. Solo parte di te è qui, un’altra parte è altrove; per questo non siamo integrati.

Prendiamo ad esempio l’ira. Quando qualcuno dice qualcosa ti dà fastidio. Se una ragnatela ti cade sulla faccia puoi diventare irritato o preoccupato. Se qualcuno mi dice che sono uno stupido, sono infastidito “io” o è qualcosa di esterno come la ragnatela? Se sono infastidito come posso diventare non-infastidito? Se sono un uomo non posso diventare un cane. Allora, dov’è il fastidio?

Bevo dell’acqua e allora l’acqua è dentro di me. Nessun pericolo. Ma se sono nell’acqua posso affogare. Questo è un pericolo. Allora scopriamo se il fastidio o qualunque altro problema è in me o se ci sono affogato dentro.

Questa inchiesta è solo possibile se hai ancora mantenuto il controllo. Ma se ti sei perso nel problema, se gli hai permesso di sommergerti, non c’è più niente da fare.






Swami Venkatesananda                     18 Febbraio

Qual è il problema fondamentale che ci troviamo di fronte? Prendere decisioni? Perché questo diventa un problema?  Qualcuno dice:
“Perché abbiamo una scelta e non sempre sappiamo cosa scegliere”.
Siccome abbiamo la libertà di scelta, non abbiamo la libertà di essere felici! A meno che, naturalmente, non facciamo la scelta giusta, la scelta di “essere”.

C’è un modo di fare la scelta giusta?  Dobbiamo guardare le alternative senza pregiudizi.
Entrambe le alternative vengono viste come ugualmente buone o ugualmente cattive. Questo atteggiamento ridimensiona completamente la situazione e prosciuga le correnti gemelle di attrazione e repulsione.

Il passo successivo è scoprire quello, dentro di no,i che fa la scelta.
Per fare questo, abbiamo bisogno di una mente calma e limpida, libera da pregiudizi. Ora vediamo che gli oggetti e le mete ambiziose del mondo non hanno valore, se non in relazione a noi stessi.

Quando guardiamo dentro e facciamo quest’inchiesta:
“Chi fa la scelta e prende la decisione?”
sappiamo immediatamente se siamo noi o se è un desiderio che sta prendendo la decisione. Allora la scelta che facciamo sarà quella giusta, in totale accordo con la nostra natura essenziale e non sarà confusa da meschini desideri.


Swami Venkatesananda                     19 Febbraio

L’azione calcolata non è qualcosa che semplicemente accade; è l’ego che agisce, è l’ego che lo fa. Se osservate voi stessi attentamente vedete che c’è sempre un “perché”: perché mi piace, perché ho paura.
Ora questo è molto importante: gli avvenimenti accadono, l’azione accade indipendentemente dal Signor X o da Swami V, ma quando l’ego si appropria di quell’attività, identificandosi con essa, ha esperienza di quello che accade dopo, come piacere o come dolore.
La palma sta lì con tutte le noci di cocco appese; l’albero è completamente indifferente al fatto che siano appese lì o no. Una noce di cocco viene tagliata: l’albero sente forse una perdita? No, per niente. Ma, se io porto una borsa in mano e qualcuno me la strappa via: “Oh, è mia! L’ho persa!” Perché? Perché l’ego la stava trattenendo.

Infatti, è l’ego che crea il senso di appartenenza ed è l’ego che crea questa identificazione, perciò è l’ego che crea o proietta l’idea di piacere o dolore e di conseguenza è l’ego stesso che soffre.

E’ molto bello, se imparate a osservare ciò che accade nella vostra mente. Quando qualcosa viene a me… perché: “Viene a me”? Qualcosa viene; tutto lì.


Swami Venkatesananda                     20 Febbraio

Nel nostro tentativo di cercare ciò che costituisce la giusta azione e la giusta relazione, scopriamo che uno dei processi fondamentali è la meditazione. Questo non significa semplicemente sedersi per terra mattina e sera: significa mantenere costantemente la consapevolezza. Un’interrotta consapevolezza è richiesta, altrimenti la nostra vita ci appare spezzettata e non sappiamo chi siamo veramente.

Lo yoga porta una totale integrazione: ecco perché è cosi bello: se prendete tanti pezzi separati di fibra, potete non trovarvi uno schema, un ordine, ma una volta che tessete quei fili in un tappeto, ottenete un oggetto di bellezza. Dobbiamo cercare di portare questo tipo di ordine nella vostra vita; questo è possibile se c’è una costante consapevolezza di sé.

Se disegnate una circonferenza, potete arbitrariamente dividerla in segmenti di un centimetro ciascuno: ogni segmento è parte del tutto e se togliete anche una singola parte, non è più una circonferenza: la parte è tanto importante quanto il tutto.

Ogni cosa è parte del tutto e non c’è una distinzione essenziale tra la parte e il tutto; quando il tutto guarda la parte, vede innanzi tutto che la parte è in “ME”. Lo stato di meditazione sorge quando il tutto guarda la parte e si risveglia alla grande verità che questa parte è parte di “ME”. Senza quella parte, io non sono il tutto.



Swami Venkatesananda                     21 Febbraio

La maggior parte di noi pensa che abbiamo la libertà di scelta.  Quando pensiamo così, l’unica verità è che siamo in uno stato di confusione: non facciamo quello che è giusto o sbagliato, l’unica cosa che veramente facciamo è preoccuparci. L’unica azione che eseguiamo incessantemente è preoccuparci.
Se osservate voi stessi molto attentamente mentre svolgete un’azione, potreste scoprire che non avevate veramente una scelta; quando pensavate di avere una scelta, in realtà avevate solo la scelta di preoccuparvi. Per usare un esempio un po’ crudo, quando dovete andare urgentemente al bagno, non avete alcuna scelta: se pensate di avere una scelta, non è ancora urgente.

Non è forse così? La persona che pensa di avere una scelta è insensibile, non vede il problema: quando quel problema diventa urgente non ha più alcuna scelta.

Quando la vera urgenza del problema è vista, l’azione è spontanea; quando non c’è spontaneità nella nostra azione, non siamo sufficientemente svegli, non stiamo affrontando veramente il problema, stiamo ancora cercando delle scuse, letteralmente guardando in giro. Sto cercando di vedere perché ho paura, sto cercando una causa esterna, sto cercando di guardare in giro, invece di guardare dentro dove la paura è. Affrontala, non introdurre delle scuse. Cerca la verità, non quello che appare come verità.


Swami Venkatesananda                        22 Febbraio

 Il karma yoga richiede una rigorosa disciplina interiore: osserva la tua mente, l'auto inganno è una perdita di tempo, investiga sui tuoi motivi interiori, esamina il tuo atteggiamento.
Quando fai un lavoro per qualcun altro puoi considerarlo come fatica e invitare la stanchezza, puoi farlo come dovere, spesso con la faccia triste oppure puoi derivarne piacere se cambi il tuo atteggiamento interiore.
Qual è l'atteggiamento del karma yogi? Come prima cosa, e la più importante, lui sa che l'ego è una non entità e afferma: "Non io ma il Signore in me è il fautore di tutte le azioni". Liberati dall'egoismo e dal desiderio e non avrai mai delusioni nella vita.
In secondo luogo, il karma yogi afferma di servire il Signore in tutti; questo atteggiamento ti libererà dall'attaccamento, ti ricorderai di Dio costantemente, non cercherai mai una ricompensa o la reciprocità, perciò non sarai mai traumatizzato.
Considera ognuna delle tue azioni come adorazione del Dio onnipresente: sentilo.




Swami Venkatesananda                        23 Febbraio

Il karma yoga dà un colpo di grazia alla radice stessa di tutti i nostri problemi: quali sono i nostri problemi?
La lussuria, il desiderio, la brama, il desiderio del piacere, del profitto e del potere. Tutti gli organismi viventi sono attivi, quella è la legge della natura ma l'uomo è spinto dal desiderio: questo porta alla trasgressione e alla sofferenza.
Il karma yoga mantiene l'azione ed elimina il desiderio. Il desiderio disturba l'equilibrio mentale: l'assenza di desiderio lo preserva. Uno stato equilibrato della mente porta efficienza, abilità e risultato.
Lo stato di assenza di desiderio non puoi comprenderlo ma puoi provare ad avere un solo desiderio: il desiderio di fare il tuo dovere per amore del tuo dovere. Ricorda Dio in ogni momento; senti che stai adorando Dio che dimora in tutti gli esseri.
Sarai naturalmente libero da desideri egoistici e da motivi di profitto: quando il motivo di profitto non c'è le persone promuovono il reciproco benessere.
Questo è il karma yoga.



Swami Venkatesananda                        24 Febbraio

Cos'è Dio? come ricordare Dio? Cos'è l'adorazione? Qual è lo spirito della preghiera?Il karma yogi deve avere una risposta a tutte queste domande; il karma yoga senza Dio è una lampada senza luce. Bhakti o amore divino è parte integrante di qualsiasi yoga, perché lo yoga è l'unione dell'anima dell'uomo con Dio.
Dio è la realtà, è il sostrato immutabile dei cambievoli fenomeni. Lo scopo della vita e di tutte le religioni è Dio. Dio è uno e infinito. dio è in tutti e perciò ognuno ha la sua propria concezione di Dio.
La cosa importante nello yoga è amare Dio. Ama Dio nella maniera tua propria, come tuo pare, madre, amico, maestro, figlio o amato. Rivolgi a lui tutto il tuo amore. adoralo in templi, chiese, sinagoghe e moschee ma adoralo anche nella tua propria casa.
Lavora in lui, ama in lui, vivi in lui. Questo è yoga.



Swami Venkatesananda                        25 Febbraio

Il mio Gurudev era solito dire che il servizio reso ai poveri e ai malati è la migliore forma di adorazione di Dio -ma dovresti sentire che il malato e il sofferente sono Dio sotto quella forma. Dio non ha né nome né forma eppure appare in infinite forme.
Quando canti, senti che il Signore stesso è seduto davanti a te o nel tuo cuore e sta ascoltando il tuo canto. Prega ad intervalli regolari durante il giorno; anche una preghiera egoista condurrà un giorno ad una preghiera disinteressata e pura. Quando preghi o mediti, visualizza Dio nel tuo cuore poi, nel corso della giornata, visualizzalo in tutte le persone che incontri.
Medita regolarmente. La vera, reale meditazione è un'esperienza rara ma, anche un tentativo imperfetto, ti riempirà di una pace ed una gioia inesprimibili. Occorre essere stabiliti in grandi virtù come la non violenza, la verità e la purezza, prima di poter gustare la beatitudine della meditazione profonda.




Swami Venkatesananda                        26 Febbraio

Se la buddhi o l'intelligenza pura è rivolta verso la mente, con i suo condizionamenti, con le impressioni e le passate esperienze che ha raccolto, con tutti i suoi preconcetti e pregiudizi, allora sei limitato. La buddhi funzionerà in una maniera adatta ai piaceri dei sensi. L'ego funzionerà, opererà e deciderà in una maniera adatta ai piaceri, che può solo condurre all'infelicità, al trauma e al fallimento.
Se però la buddhi è unita alla sua sorgente, e la sua sorgente è l'intelligenza cosmica, allora tutto il processo è differente: l'ego è isolato, esegue una funzione di routine di prendere decisioni e la buddhi non concede all'ego una scelta.
Quando questo avviene, non funzioni più come un folle individuo, lottando contro il resto dell'universo ma operi in in totale armonia con l'intero cosmo.
In breve, la buddhi si è voltata via dalla mente e dai sensi, via dalle limitazioni che le imponeva la mente, e i sensi si volgono verso la coscienza cosmica.





Swami Venkatesananda:              27 feb.

Non possiamo assolutamente porre delle regole su come la persona totalmente priva di ego si comporta: ho visto questo nel caso del mio maestro, le azioni della persona non egoista sono totalmente imprevedibili. L’unica cosa che possiamo dire di lui e che non possiamo dire proprio nulla.
Tutti i grandi Maestri ci dissero che dobbiamo possedere le qualità dell’amore, della sincerità, della coerenza, dell’umiltà, del non egoismo. Non fummo in grado di capirli e non fummo pronti ad ammettere di non averli capiti, per questo non sentimmo il desiderio di cominciare ad osservare la vita, come essi ci avevano comandato. Giungemmo a delle conclusioni affrettate: l’assenza di egoismo significa questo, la sincerità significa quello, l’umiltà significa questo. Perciò ci sposammo dei ritratti: queste sono tutte immagini.
Non è possibile per noi fare deliberatamente delle azioni non egoistiche o vivere una vita senza egoismo, quello che è possibile però, è essere intensamente consapevoli dentro di noi e vedere il gioco dell’ego di momento in momento. L’ego ha il suo proprio ruolo nella vita, come quello di prendere le decisioni in certe situazioni. La mente pensa, l’ego decide, il naso odora, gli occhi vedono. Tutto qui: quando ci rendiamo conto di questo, la vita assume una qualità completamente diversa.


 Swami Venkatesananda:                   28 feb.


Si dovrebbe pregare perché l’intero universo sia felice, che tutti gli ostacoli, problemi e difficoltà di ognuno nei tre mondi siano rimossi – non solo i miei e i tuoi problemi. E’ bene ricordare che fino a quando limitiamo le preghiere al nostro piccolo, stupido ego non c’è redenzione.
Finché la mia preghiera è egoistica, limitata a me stesso, anche se per un caso fortuito viene ascoltata, porterà alla frustrazione. Nessuna persona saggia prega solo per se stesso – questo è basilare, fondamentale.
Poi c’è l’ideale del bodhisatva che uno non può ottenere la salvezza per se stesso, che non c’è salvezza per “me”. Finché c’è il me, non c’è salvezza. Perciò neanche la salvezza si può chiedere, per se stessi soltanto, perché io non sono solo in questo mondo; io sono parte del tutto.
La saggezza consiste nel comprendere, realizzare, che l’io, l’ego è un’ombra illusoria.
Quando vediamo la realtà dietro l’ombra, siamo uno.





Swami Venkatesananda:                    29 feb.

Di qualunque natura sia la conoscenza e la sapienza, è uno spreco colossale se solo adorna il nostro intelletto o il nostro cuore: dovremmo avere il coraggio delle nostre convinzioni e vivere alla loro altezza. Dovremmo sperimentare quella che comprendiamo come la più alta verità (anche nella nostra attuale visione limitata), perché solo allora è possibile anche solo verificare la sua validità. Possiamo sbagliare; è umano ma, se non abbiamo l'audacia, se rimaniamo sempre sull'orlo, esitanti ("Guarda prima di saltare"), potremmo morire con un grande peso di falsità fraintesa per la Verità! Quindi, certamente guarda prima di fare il salto... guarda una seconda volta, e una terza... ma per l'amor del cielo, salta.

******************
Osservate la creazione: vi insegna a non accumulare le preoccupazioni. Dio ha introdotto le notti tra i giorni, per rompere la tensione. Potete seguire questo principio con la meditazione e dopo ogni azione disconnettervi dal mondo.
Anche con il discernimento uno deve prestare attenzione; ha i suoi lati luminosi e oscuri. Quando il lato luminoso è in mostra, ti dice: "La vita spirituale vale di più" - ma il lato oscuro entra in scena e dice "E' difficile". Datti da fare mentre il lato luminoso è in atto.