Capitolo 5, Re Janaka, re Bali, Punya e Pavana

11 Capitolo 5

"Upasama”
LA DISSOLUZIONE

Valmiki disse: “Le persone, incluso gli dei, i semi-dei, i saggi e i membri della corte reale ascoltarono le parole di saggezza del saggio Vasistha con totale attenzione. L’imperatore Dasaratha e i suoi ministri, nel contempo, avevano abbandonato le loro preoccupazioni reali e i loro piaceri, intenti ad assorbire gli insegnamenti del saggio.
Quando cadde la notte, tutti, eccetto Rama, si ritirarono, ma Rama non poteva dormire.
Rama contemplò le illuminanti parole del saggio Vasistha: ‘Che cos’è questa apparizione del mondo? Chi sono tutti questi diversi tipi di persone e altri esseri? Come appaiono qui? Da dove vengono e dove vanno? Qual è la natura della mente e come consegue la pace? Come ha fatto a sorgere questa maya, innanzitutto, e come giunge a fine? Ancora, la fine di questa illusione è desiderabile o indesiderabile? Come è entrata la limitazione nel Sé infinito?
Che cosa sono esattamente i mezzi che il saggio Vasistha ha prescritto per la conquista dei sensi e della mente che sicuramente sono la sorgente del dolore? È possibile abbandonare l’attrazione del piacere? E non è possibile por fine al dolore senza abbandonare tale piacere? Questo, invero, è un problema. Ma poiché la mente è il fattore cruciale in tutto questo, sicuramente se la mente gusta una volta la pace suprema, libera dall’illusione del mondo, non la abbandonerà per rincorrere i piaceri sensoriali.”
Valmiki continuò: “Quando il giorno albeggiò, Rama e gli altri si alzarono ed eseguirono le loro funzioni mattutine e procedettero verso la residenza del saggio Vasistha. Anche il saggio aveva concluso le sue preghiere mattutine ed era in profonda meditazione. Quando si alzò, lui e gli altri salirono su un cocchio e si recarono al palazzo del re Dasaratha. Mentre entravano nella corte reale, il re andò loro incontro per riceverli con il dovuto onore. Poi, tutti gli altri membri dell’assemblea, gli dei, i semi-dei, i saggi e gli altri, entrarono e presero i loro rispettivi seggi.”
Vasistha disse: “0 Rama, hai contemplato profondamente gli insegnamenti che ti ho impartito? Hai riflettuto su di essi durante la notte e li hai incisi sulla tavola del tuo cuore? Ricordi che ho detto che la mente è l’uomo? Ricordi ciò che ho detto sulla creazione di questo universo, in tutti i dettagli? Poiché è soltanto con il ricordo frequente di tali insegnamenti che essi diventano chiari”.
Rama disse: “Signore, ho proprio fatto questo. Tralasciando il sonno, ho passato la notte meditando sulle tue parole illuminanti, sforzandomi di scorgere la verità che esse indicano. Così, ho stabilito quella verità nel mio cuore”.
Vasistha disse: “0 Rama, ascolta questo discorso sulla dissoluzione dell’universo e sul conseguimento della pace suprema. Questa apparentemente interminabile apparizione del mondo è sostenuta da esseri impuri (rajasici) e ottusi (tamasici), come una struttura è sostenuta da pilastri. Ma, è giocosamente e facilmente abbandonata da coloro che sono di natura pura, come la pelle viene abbandonata, senza sforzo, da un serpente.
Coloro che sono di natura sattvica e coloro le cui attività sono basate sulla purezza e sulla luce, non vivono la loro vita meccanicamente, ma indagano sulla natura e sull’origine di questa apparizione del mondo. Quando tale indagine è praticata con l’aiuto del giusto studio delle scritture e nella compagnia dei saggi, sorge, all’interno, una chiara comprensione in cui la verità è vista come alla luce di una lampada. La verità non viene veramente vista, fino a che non è percepita da se stessi in se stessi, attraverso tale indagine.
0 Rama, quello che non era all’inizio e che cesserà di essere dopo un certo tempo, come può essere considerato verità? Può essere considerato verità soltanto quello che è sempre stato e sempre sarà.
La nascita è della mente, o Rama e la crescita è anch’essa mentale; quando la verità viene chiaramente vista, la mente viene liberata dalla sua ignoranza. Perciò, che la mente sia condotta sul sentiero della rettitudine dallo studio delle scritture, dalla compagnia dei santi e dalla coltivazione del distacco. Così equipaggiato, si dovrebbe ricorrere ai piedi di un maestro la cui saggezza sia viva e, aderendo fedelmente agli insegnamenti del maestro, gradualmente conseguire il piano della totale purezza. Rama, scorgi il Sé per mezzo del Sé, attraverso la pura indagine, come la fresca luna percepisce l’intero spazio”.
Vasistha continuò: “Risolvi la confusione tra il corpo e il Sé e sarai immediatamente in pace. Proprio come un pezzo d’oro caduto nel fango non viene mai inquinato da esso, il Sé è intaccato dal corpo. Lo ripeto a braccia alzate: il Sé è una cosa, il corpo un’altra, come l’acqua e il loto, ma nessuno mi ascolta.
Fino a che la mente inerte, insenziente, prosegue sul sentiero del piacere, questa oscurità dell'illusione del mondo non potrà essere dispersa.
Il piacere e il dolore sono falsamente immaginati come esperienza, come falsamente si pensa che il cielo sia inquinato dalla polvere. In effetti, il piacere e il dolore non sono né del corpo né del Sé che trascende ogni cosa: appartengono solo all’ignoranza. La loro perdita non è perdita. Né il piacere né il dolore appartengono a nessuno. Tutto, invero, è il Sé che è pace suprema ed infinita. Realizza questo, o Rama! Il Sé e il mondo non sono né identici, né differenti. Tutto questo non è altro che il riflesso della verità. Null’altro esiste al di fuori dell’unico Brahman.
‘Sono digerente da questo’, è pura fantasia. Abbandonalo ora, o Rama! L’unico Sé percepisce Se stesso, all’interno di Se stesso, come l’Infinita Coscienza, perciò non c’è dolore, non c’è illusione, non c’è nascita, non c’è creatura. 0 Rama, riposa nel silenzio interiore, rimani solo senza pensieri auto-voluti. Sii privo di desideri, appagato da ciò che viene non cercato. Vivi senza sforzo, senza afferrare o senza abbandonare nulla. Rimani appagato nel tuo Sé e sii libero da ogni disperazione!”
Vasistha continuò: “0 Rama, colui che sa che tutte le attività semplicemente accadono a causa dell'esistenza della Coscienza, come un cristallo riflette gli oggetti attorno a sé senza nessuna intenzione, è liberato.
Colui che ha preso nascita per l’ultima volta è investito di un misto di luce, cioè di sattva e di un po’ di impurità, cioè di rajas. Sin dalla nascita cresce in santità: la conoscenza entra in lui facilmente, tutte le nobili qualità come l’amicizia, la compassione, la saggezza, la bontà e la magnanimità lo cercano e prendono in lui la loro dimora. Egli esegue ogni azione appropriata, ma non è sviato se i risultati sembrano essere guadagni o perdite, né si sente eccitato o depresso: il suo cuore è chiaro ed è cercato dalla gente.
Uno così, che è pieno di tutte le nobili qualità, cerca e segue un maestro illuminato che lo diriga lungo il sentiero della conoscenza del Sé. Allora realizza il Sé che è l’Unico Essere Cosmico. Tale liberato risveglia l’intelligenza interiore che è stata addormentata fino ad ora e questa intelligenza risvegliata istantaneamente conosce se stessa come la Coscienza Infinita Tale è il normale corso dell’evoluzione , o Rama, comunque ci sono eccezioni a questa regola.
Nel caso di coloro che hanno preso nascita in questo mondo esistono due possibilità per il conseguimento della liberazione: la prima è percorrere il sentiero indicato dal maestro, per cui il cercatore gradualmente raggiunge la meta della liberazione; la seconda è la conoscenza del Sé che letteralmente cade nel proprio grembo e c’è istantanea illuminazione. Ti narrerò un’antica storia che illustra il secondo tipo di illuminazione: ti prego, ascoltala.”


La storia del Re Janaka

Vasistha continuò: “0 Rama c’è un grande monarca la cui visione è illimitata e che governa sul territorio Videha. È conosciuto come Janaka. Un giorno andò in un giardino di piacere e mentre vi si aggirava udì le ispiranti parole pronunciate da alcuni Siddha (saggi realizzati).
Essi cantavano così: ‘Contempliamo quel Sé che si rivela come la pura esperienza della beatitudine, quando il veggente, lo sperimentatore, viene in contatto con l’oggetto dell’esperienza senza divisione o concettualizzazione. Contempliamo il Sé in cui gli oggetti sono riflessi senza intenzione, una volta che l’esperienza divisa di soggetto ed oggetto e l’intenzione o la volizione che ha creato questa divisione sono cessate.
Contempliamo quella luce che illumina tutto ciò che risplende, il Sé che trascende i concetti gemelli di ‘è’ e ‘non è’ e che perciò è nel mezzo, per così dire. Contempliamo quella Realtà in cui esiste ogni cosa, a cui ogni cosa appartiene, da cui ogni cosa è emersa, che è la causa di ogni cosa perché è ogni cosa.
Contempliamo il Sé che è la base stessa di ogni linguaggio ed espressione, l’alfa e l’omega, che copre l’intero campo da ‘a ‘ a ‘ha’ e che è indicato dalla parola a-ham (sono). Ahimè, le persone rincorrono scioccamente gli oggetti abbandonando il Signore che dimora neùa caverna del proprio cuore. Colui che avendo conosciuto l’indegnità degli oggetti ancora rimane vincolato a loro nel cuore non è un essere umano.
Il re Janaka disse a se stesso: ‘Ahimè, ahimè, oscillo impotente come una pietra in questo mondo di miseria. Che cos’è la durata di una vita, in confronto all’eternità? Tuttavia, ho sviluppato amore per essa. Vergogna alla mente!
Che cos’è la sovranità di un’intera vita? Tuttavia, come uno sciocco, ho pensato di non paterne fare a meno! Questa mia vita è soltanto un momento insignificante. L’eternità si estende prima e dopo di essa! Come farò a tenerla cara? Chi è quel mago che ha diffuso questa illusione chiamata il mondo e che mi ha così illuso? Come mai sono così confuso? Realizzando che quello che è vicino e quello che è lontano sono nella mia mente, abbandonerò la conoscenza degli oggetti esterni. Sapendo che tutti gli affari di questo mondo conducono soltanto a sofferenza senza fine, che speranza nutrirò di felicità? Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, momento dopo momento, vedo la felicità che mi si avvicina portando dolore e il dolore che ritorna da me ripetutamente.
Qualunque cosa sia vista o sperimentata, qui, è soggetta a cambiamento e distruzione, non c’è nulla in questo mondo su cui il saggio possa fare affidamento. Coloro che sono esaltati oggi, sono calpestati sotto i piedi domani! 0 mente sciocca, su che cosa riporremo fiducia in questo mondo? Ahimè, sono vincolato da una corda, sono macchiato dalle impurità, sono caduto, sebbene rimanga sulla cima!
0 mio Sé, quale mistero! Proprio come il sole sempre brillante improvvisamente si trova una nuvola che gli fluttua di fronte, io trovo questa strana illusione che misteriosamente fluttua verso di me! Chi sono questi amici e parenti? Che cosa sono questi piaceri? Anche un ragazzo, vedendo un fantasma rimane spaventato! Io sono illuso da questi parenti immaginari! Sapendo che tutti questi parenti sono corde che mi legano alla vecchiaia, alla morte, ecc., ancora mi aggrappo ad essi. Che essi vivano o periscano, che cosa cambia per me?
Grandi eventi e grandi uomini sono venuti e se ne sono andati, lasciando indietro soltanto un ricordo! Su che cosa si porrà fiducia, persino ora? Anche gli dei e la trinità sono venuti e andati milioni di volte! Che cosa è permanente in questo universo? È una vana speranza che ci vincola a questo incubo conosciuto come apparizione del mondo. Vergogna a questa miserabile condizione!”
Il re Janaka continuò: ‘Sono un ignorante, uno sciocco, illuso dal fantasma conosciuto come senso dell’ego, che crea il falso sentimento ‘Io sono il tal dei tali!’ Sapendo bene che il tempo ha calpestato i piedi di innumerevoli dei e trinità, ancora intrattengo amore per la vita!
Giorni e notti vengono spesi per vane brame, ma non per l’esperienza della beatitudine della Coscienza Infinita. Sono passato dal dolore a uno maggiore, ma il distacco non è sorto in me. Che cosa considererò eccellente o desiderabile, vedendo che qualunque cosa nutrita in questo mondo se n’è andata, lasciandoci miserabili? Giorno dopo giorno le persone in questo mondo crescono nel peccato e nella violenza. Perciò, giorno dopo giorno, sperimentano un dolore maggiore. L’infanzia è sciupata nell’ignoranza, la gioventù nel rincorrere i piaceri e il resto della vita è speso in preoccupazioni familiari.
Che cosa raggiunge una persona stupida in questa vita? Anche se si eseguono grandi riti religiosi, si può andare in cielo, nulla di più. Che cos’è il cielo? È sulla terra o nel mondo infernale? Esiste un luogo intoccato dall’afflizione? Il dolore porta felicità e la felicità porta sulle spalle il dolore. I pori della terra sono pieni di cadaveri, per questo sembra solida!
Ci sono esseri, in questo universo, il cui battito di ciglia è della durata di un’epoca! Che cos’è la mia vita a confronto? Naturalmente appaiono deliziosi e durevoli oggetti, in questo mondo, ma portano con sé innumerevoli preoccupazioni e ansietà. La prosperità è davvero avversità e l’avversità può essere desiderabile, dipende dall’effetto che ha sulla mente. Solo la mente è il seme di questa illusione dell’apparizione del mondo. È la mente che dà origine al falso senso di “io” e “mio”.
In questo mondo la mera ignoranza genera sentimenti tipo: “Dovrei avere questo” e “Questo dovrei rigettarlo”. È meglio trascorrere la propria vita in isolamento o all’inferno che vivere in questa apparizione del mondo. Ho gioito e sofferto ogni tipo di esperienza, ora riposerò! Non mi angoscerò più, sono stato risvegliato! Ucciderò questo ladro, la mente, che ha rubato la mia saggezza. Sono stato ben istruito dai saggi, ora cercherò la conoscenza del Sé’.
Vasistha continuò: “Vedendo il re seduto, immerso in profonda contemplazione, la sua guardia del corpo rispettosamente lo avvicinò e gli disse: ‘Signore, è ora di considerare i vostri doveri reali. Le ancelle di vostra maestà attendono, avendo preparato il vostro bagno profumato. I preti aspettano il vostro arrivo nella stanza da bagno per cominciare il canto degli inni appropriati. Signore, alzatevi e lasciate che ciò che deve essere fatto venga fatto, poiché gli uomini nobili non sono mai non puntuali o negligenti!” Ma il re ignorò le sue parole e continuò a riflettere.
‘Che cosa farò di questa corte e dei doveri reali, sapendo che sono effimeri? Sono inutili per me, rinuncerò ad ogni attività e ad ogni dovere e rimarrò immerso nella beatitudine del Sé! 0 mente, abbandona la tua brama dei piaceri dei sensi, cosicché tu possa liberarti dalla miseria di ripetute vecchiaie e morti. Qualunque sia la condizione in cui speri di gioire la felicità, quella stessa condizione si dimostra essere la sorgente dell'infelicità! Ne ho abbastanza di questa vita peccaminosa, condizionata, alla ricerca dei piaceri! Cerca la delizia che è naturale e inerente in te!’
Vedendo il re silente, anche la guardia del corpo rimase silente. Il re, una volta ancora, si disse: ‘Su quale eterna verità, in questo universo, riporrò la mia fiducia? Che differenza fa se sono impegnato in un’incessante attività o se rimango ozioso? Nulla in questo mondo è veramente durevole in ogni caso. Attivo o ozioso, questo corpo è impermanente e sempre mutevole.
Ma quando l’intelligenza è radicata nell’equanimità, che cosa è perduto e come? Non bramo quello che non ho, né desidero abbandonare quello che mi è stato dato senza essere stato cercato. Sono fermamente stabilito nel Sé. Ciò che è mio, sia mio! Non c’è nulla per cui io debba lavorare, né c’è un significato nell’inazione. Qualunque cosa venga guadagnata dall’azione o dall’inazione, è falsa.
Quando la mente è così stabilita nella mancanza di desideri, quando non cerca il piacere, quando il corpo e i suoi arti eseguono le loro naturali funzioni, l’azione e l’inazione sono di uguale valore e significato. Perciò che il corpo si impegni nelle sue funzioni naturali. Senza questa attività, il corpo si disintegrerebbe. Quando la mente cessa di intrattenere le nozioni: “Io faccio questo”, “Io gioisco questo”, in riferimento alle azioni così eseguite, l’ azione diventa non azione’.
Riflettendo così, il re Janaka si alzò dal suo seggio, mentre il sole tramontava all’orizzonte e cominciò ad impegnarsi nei doveri reali senza alcun attaccamento per essi. Avendo abbandonato ogni concetto di desiderabile e indesiderabile, liberato da ogni condizionamento o intenzione mentale, si impegnò nell’azione spontanea ed appropriata, come se fosse nel sonno profondo, sebbene fosse completamente sveglio! Eseguì i compiti del giorno, incluso l’adorazione dei santi e alla conclusione della giornata si ritirò nel suo isolamento per passare la notte in profonda meditazione che per lui era facile e naturale. La sua mente si era naturalmente allontanata da ogni confusione ed illusione ed era diventata fermamente stabilita nell’equanimità.
Quando si alzò, il mattino successivo, il re Janaka così rifletté nella sua mente: ‘0 mente instabile! Questa vita mondana non conduce alla tua vera felicità, perciò raggiungi lo stato di equanimità. È nell’equanimità che sperimenterai pace, beatitudine e verità!
Ogniqualvolta crei pensieri perversi in te stessa, in seguito al tuo vagabondare, questa illusione del mondo inizia ad espandersi e a diffondersi. Quando intrattieni pensieri di piacere, questa illusione del mondo germoglia in innumerevoli rami. È il pensiero che dà origine a questa apparizione del mondo, perciò abbandona questa fantasia e consegui l’equanimità. Soppesa sulla bilancia della tua saggezza i piaceri sensoriali e la beatitudine. Ciò che si dimostra essere la verità, cerca quella.
0 mente, sei falsa come l’apparizione del mondo! Quindi c’è una misteriosa relazione tra i due, come quella che c’è tra una donna sterile e suo figlio! Se pensi di essere reale e che il mondo sia irreale, come può esistere una vera relazione tra i due? D’altra parte, se entrambi sono reali, dov’è allora la giustificazione per l’esultazione e il dolore? Perciò abbandona il dolore e ricorri alla profonda contemplazione, non c’è nulla in questo mondo che possa condurti allo stato di pienezza, perciò prendi risolutamente rifugio nel coraggio e nella sopportazione e vinci il tuo vagabondare”.
Vasistha continuò: “Avendo raggiunto la comprensione descritta, Janaka agì come re e fece tutto quello che era necessario senza esserne coinvolto e con grande forza di mente e di spirito. La sua mente non era distratta dai piaceri reali. In effetti, si muoveva come se fosse continuamente in uno stato di sonno profondo. Da allora, non fu interessato né all’accumulare né al rifiutare nulla. Senza alcun dubbio né confusione visse nel presente. La sua saggezza ininterrotta e la sua intelligenza non furono più offuscate dalle impurità.
Investito della conoscenza del Sé vide tutte le cose nel Sé che è infinito. Sapendo che tutto quello che accade accade naturalmente, non sperimentò né eccitazione né depressione e rimase in un'ininterrotta equanimità. Janaka era diventato un liberato pur vivendo (Jivanmukta).
Continuò a governare il regno, senza chela sua conoscenza del Sé tramontasse o sorgesse nuovamente a causa dell’influenza del male o del bene che prevaleva attorno a lui. Rimanendo costantemente nella Coscienza dell’Infinito, sperimentò lo stato della non-azione, anche se appariva agli altri sempre impegnato nelle diverse attività. Tutte le sue tendenze e volizioni individuali avevano cessato di esistere, perciò, sebbene sembrasse attivo, era in uno stato di sonno profondo costantemente. Non rimuginava sul passato, né si preoccupava per il futuro, viveva nel presente sorridendo, sempre felice.
Janaka conseguì tutto questo per mezzo della sua stessa indagine, similmente, si dovrebbe perseguire l’indagine sulla natura della verità fino a che si raggiungono i limiti stessi di essa.
La conoscenza del Sé o conoscenza della Verità, non si ottiene ricorrendo ad un guru, né con lo studio delle scritture, né con opere buone; viene conseguita solo per mezzo dell’indagine, con l’ispirazione della compagnia del saggio e del santo”.
Vasistha continuò: “Qualunque dolore ci possa essere, anche se può sembrare difficile da sopraffare, viene facilmente superato con l’aiuto del battello della saggezza. Colui che è privo di questa saggezza, è disturbato persino da piccole difficoltà. Lo sforzo e l’energia diretti dalla gente verso attività mondane, dovrebbero essere impiegati per conseguire questa saggezza.
Bisogna innanzitutto annientare l’ottusità dell’intelletto, che è la sorgente di ogni dolore e calamità e che è il seme di questo enorme albero dell’apparizione del mondo.
Questo oceano dell’apparizione del mondo è attraversato per mezzo della saggezza, non per mezzo di carità, pellegrinaggi o austerità. Gli uomini dotati di virtù divine, le hanno guadagnate attraverso la saggezza. Anche i re hanno ottenuto i loro troni per mezzo della saggezza”.
Vasistha continuò: “0 Rama, se ci si impegna in una costante indagine sul Sé e si scorge la perennemente mutevole natura del mondo, a tempo debito si conseguirà la conoscenza come Janaka.
Così ti ho narrato come il re Janaka conseguì la conoscenza del Sé, per un atto di grazia che fece ‘piovere’ la conoscenza dal cielo. Quando il sentimento limitato e condizionato ‘Io sono il tal dei tali’ cessa, allora sorge la Coscienza dell’onnipervadente Infinito. Perciò Rama, come Janaka, anche tu allontana la falsa e fantasiosa nozione dell’ego dal tuo cuore. Quando questo viene disperso, la luce suprema della conoscenza del Sé sicuramente splenderà in te.
Il senso dell’ego è la più densa forma di oscurità; quando viene disperso la Luce interiore risplende in Se stessa. Colui che sa: ‘Io non sono, né esistono gli altri, né esiste la non-esistenza’, e la cui attività mentale è giunta ad un punto fermo non è coinvolto nell’acquisire.
0 Rama, non c’è schiavitù, qui, se non la brama di acquisire e l’ansietà di evitare ciò che si considera indesiderabile. Abbandonando entrambe queste attitudini, riposa in ciò che rimane.
Vasistha continuò: “La mente non raggiunge lo stato della suprema tranquillità finché questi due impulsi non vengono eliminati. Allo stesso modo, fino a che uno sente: ‘questo è reale’ e ‘questo è irreale’ la mente non sperimenta pace ed equilibrio.
La mancanza di desideri o l’assenza di ogni aspettativa, la mancanza di paura, l’immutabile stabilità, l’equanimità, la saggezza, il non attaccamento, la non-azione, la bontà, la totale assenza di perversione, il coraggio, la sopportazione, l’amicizia, l’intelligenza, l’appagamento, la gentilezza, il discorso piacevole: tutte queste qualità sono naturali per colui che è libero dagli istinti dell’acquisizione e del rigetto e tali qualità sono non intenzionali e spontanee.
Uno dovrebbe impedire alla mente di fluire verso il basso, proprio come il flusso di un fiume è bloccato dalla costruzione di una diga. Dopo aver fermamente abbandonato ogni contatto con gli oggetti esterni rivolgi la mente all’interno e rifletti su ogni cosa all’interno di te stesso, anche quando impegnato in varie attività.
Con l’aiuto di questa affilata spada della saggezza taglia questa rete di condizionamenti, che è la sola causa di questo flusso dell’apparizione del mondo. Taglia la mente con la mente stessa. Avendo raggiunto lo stato del sattva, della purezza, rimani stabilito in esso fin da ora. Taglia la mente con la mente e abbandona il pensiero della mente che così nega la mente: in questo modo avrai finalmente distrutto l’apparizione del mondo.
Sii fermamente attaccato alla consapevolezza dell’irrealtà di tutto questo e abbandona ogni speranza e aspettativa. Radicato nell’equanimità, compi qualsiasi cosa sembri essere l’azione adeguata in ciascuna situazione e non pensare nemmeno a ciò che è così arrivato senza essere cercato. Vivi una vita senza volizione. Proprio come il Signore può essere detto essere sia l’agente che il non-agente di tutte le azioni, anche tu vivi non intenzionalmente, facendo, tuttavia non facendo, ciò che deve essere fatto.”
Vasistha continuò: “Tu sei il conoscitore di tutto, il Sé, sei l’Essere non nato, sei il Supremo Signore, non sei diverso dal Sé che pervade ogni cosa. Colui che ha abbandonato l’idea che ci sia un oggetto di percezione diverso dal Sé non è soggetto ai difetti nati dalla gioia e dall’angoscia. Egli è conosciuto come uno yogi: colui che è liberato dall’attrazione e dall’avversione, per il quale un pezzo di terra e un pezzo d’oro sono di uguale valore ed importanza e che ha abbandonato ogni tendenza che conferma l’apparizione del mondo.
Qualunque cosa faccia, qualunque cosa gioisca, qualunque cosa dia, qualunque cosa distrugga, la sua coscienza è libera e perciò equanime nel dolore e nel piacere. Colui che è confermato nella, convinzione che esiste soltanto la Coscienza Infinita è istantaneamente liberato dai pensieri e dal piacere, ed è perciò tranquillo e controllato nel Sé. La mente è per natura inerte, si fa prestare intelligenza dalla Coscienza, al fine di ottenere l’abilità di sperimentare. La Coscienza soltanto è la sua luce, altrimenti come farebbe a funzionare intelligentemente la mente inerte? Coloro che sono ben versati nelle Scritture dichiarano che gli immaginari movimenti dell’energia nella Coscienza sono conosciuti come mente e che le espressioni della mente, sono conosciuti come pensieri o idee.
La Coscienza senza la concettualizzazione è l’eterno Brahman, l’Assoluto. La Coscienza più la concettualizzazione è la mente.
In effetti è la Coscienza Infinita soltanto che è diventata tutto questo, ma fino a che non si risveglia la sua Natura Infinita non conosce Se stessa nella conoscenza del Sé. Perciò la mente dovrebbe essere risvegliata per mezzo dell’indagine basata sulle Scritture, sul distacco e sul controllo dei sensi. Questa intelligenza, quando è così risvegliata, risplende come Brahman l’Assoluto, altrimenti continua a sperimentare questo mondo finito.”
Vasistha continuò: “Quando questa intelligenza interiore non è risvegliata, non conosce realmente né comprende nulla. Ciò che sembra essere conosciuto attraverso i pensieri naturalmente non è la realtà: questi pensieri stessi ricavano il loro valore dalla Coscienza, proprio come i ricettacoli ricavano il loro profumo dall’incenso tenuto in essi. A causa di questa intelligenza presa a prestito, il pensiero è capace di conoscere una minuscola frazione infinitesimale di questa Coscienza Cosmica, ma la mente sboccia pienamente solo quando la luce dell’Infinito risplende su di essa. Altrimenti, sebbene appaia essere intelligente, il pensiero è incapace, in realtà, di comprendere nulla, proprio come la figura di granito di un danzatore non danza, pur se le viene chiesto di farlo. Può una scena di battaglia dipinta su un canovaccio generare il tumulto delle armate che combattono? Può un cadavere alzarsi e correre? La figura del sole scolpita su una roccia può disperdere l’oscurità?
Similmente, che cosa può fare la mente inerte? Proprio come il miraggio appare essere acqua fluente soltanto quando il sole risplende, la mente appare essere intelligente e attiva solo a causa di questa Luce interiore della Coscienza. La gente ignorante scambia il movimento della forza vitale per la mente: in effetti non è null’altro che il prana, o forza vitale.
L’Intelligenza che s’identifica con certi movimenti della forza vitale nel Sé, intrattenendo nozioni di ‘questo sono io’ e ‘questo è mio’, è conosciuta come il jiva o l’anima vivente. Intelligenza, mente, jiva, ecc. sono nomi usati perfino dai saggi; tali entità, comunque, non sono reali, dal punto di vista assoluto. In verità non c’è mente, non c’è intelligenza, non c’è essere incarnato: il Sé solo esiste in ogni tempo. Il Sé soltanto è il mondo, il Sé soltanto è il tempo ed anche il processo evolutivo.
Quando la Luce interiore comincia a risplendere la mente cessa di essere, proprio come quando c’è la luce l’oscurità svanisce. D’altra parte, quando la Coscienza è oggettivata in uno sforzo di sperimentare gli oggetti dei sensi, il Sé è, per così dire, dimenticato e sorgono pensieri concernenti le creature della mente.”
Vasistha continuò: “ Un pensiero che sorge nell’Essere Supremo è conosciuto come coscienza individuale. Quando questa coscienza è liberata dal pensiero e dalla individualizzazione c’è liberazione. Il seme di questa apparizione del mondo non è altro che il sorgere di un pensiero nella Coscienza Infinita, che diede origine alla coscienza individuale finita e limitata. Quando la Coscienza si spostò dal suo stato supremamente quiesciente e divenne, per così dire, macchiata dal pensiero, sorse in Essa la facoltà pensante e con ciò la mente pensò all’universo.
Rama, la mente viene controllata per mezzo del controllo della forza vitale: proprio come l’ombra cessa quando la sostanza è rimossa, la mente cessa quando viene controllata la forza vitale. È a causa del movimento della forza vitale che uno ricorda le esperienze che ha avuto da altre parti.
La forza vitale è controllata dai seguenti mezzi: dal distacco, dalla pratica del pranayama o dalla pratica dell’indagine sulla causa del movimento della forza vitale. Si pone fine al dolore attraverso mezzi intelligenti e con la diretta conoscenza o esperienza della Suprema Verità.
È possibile per la mente presumere l’esistenza dell'intelligenza in una pietra, ma la mente non possiede la minima intelligenza: il movimento appartiene alla forza vitale che è inerte; l’intelligenza o il potere della coscienza appartiene al Sé, che è puro ed eternamente presente.
La relazione tra la forza vitale e la Coscienza è immaginaria: se non fosse immaginata non ci sarebbe apparizione del mondo. La forza vitale con la sua associazione con la Coscienza diventa conscia e sperimenta il mondo come il suo oggetto, ma tutto questo è irreale quanto l’esperienza di un fantasma che fa un bambino. Il movimento all’interno della Coscienza Infinita, soltanto, è la Verità.
Può questa Coscienza Infinita essere influenzata da qualche fattore finito? In altri termini, può un'entità inferiore sopraffare una superiore? Perciò, Rama, in verità non c’è mente o coscienza finita: quando tale verità è chiaramente compresa quello che era falsamente immaginato come mente giunge a termine. Appariva essere a causa dell’imperfetta comprensione; quando questo fraintendimento cessa anche la mente cessa di essere.”
Vasistha continuò: “Questa mente inerte non è una reale entità, perciò è per sempre morta. Tuttavia gli esseri in questo mondo sono uccisi da questa cosa morta. Com’è misteriosa questa stupidità! La mente non ha sé, non ha corpo, non ha sostegno, non ha forma, tuttavia da questa mente ogni cosa è consumata in questo mondo. Questo, invero, è un grande mistero.
Questa creazione è stata provocata soltanto dall’ignoranza e dalla stupidità. Nonostante si sappia questo, è strano che gli esseri viventi cerchino di rafforzare questa non-entità, irreale e falsa.
Questo mondo così creato dalla mente non esistente, viene distrutto da un’altra mente ugualmente non esistente. Questa apparizione illusoria del mondo non è null’altro che la mente”.
Vasistha continuò: “I miei insegnamenti non sono indirizzati a coloro la cui intelligenza è stata messa a tacere da una ferma fede nella realtà di questo mondo illusorio e dal conseguente sforzo per ottenere i piaceri di questo mondo.
Quale sciocco istruirà l’ubriacone sulle sottigliezze della metafisica? Chi può istruire l’ignorante che trova difficile governare la mente che è muta e cieca?
In effetti, la mente non esiste, perciò sii certo che è stata conquistata, sempre. Colui che trova difficile sopraffare la mente non-esistente, soffre per gli effetti del veleno che non ha preso. Il saggio vede sempre il Sé e sa che tutti i movimenti sorgono dalla forza vitale. Egli sa anche che i sensi eseguono le loro rispettive funzioni.
Che cosa, allora, è conosciuto come mente? Tutto il moto appartiene alla forza vitale, tutta la Coscienza appartiene al Sé e i sensi hanno ciascuno il proprio potere.
Che cosa li lega insieme? Tutti sono, invero, aspetti dell’Unica Onnipotente Coscienza. ‘Diversità’ è una parola senza sostanza, come può sorgere in te anche solo l’idea della diversità? Che cosa è, invero, il Jiva, se non una parola che ha offuscato l’intelligenza della gente?
Persino la coscienza finita o individualizzata è una fantasia irreale, che cosa può fare? Vedendo il destino della gente ignorante, che sta soffrendo perché la mente che hanno fantasticato vela la Verità che sola esiste, sono riempito di pietà. In questo mondo gli sciocchi sono nati solo per soffrire e perire. Ogni giorno milioni di animali sono uccisi in tutto il mondo, ogni giorno milioni e milioni di zanzare sono uccise dal vento, ogni giorno nell’oceano i pesci grandi mangiano i piccoli; che cosa c’è da angosciarsi?
Gli animali più forti uccidono e mangiano gli animali più deboli in questo mondo. Dalla più piccola formica alla più grande delle divinità, tutti sono soggetti alla nascita e alla morte. Ogni momento innumerevoli esseri muoiono e innumerevoli altri nascono, indipendentemente dal fatto che le persone lo apprezzino o meno, che si rallegrino o si angoscino. Perciò sarebbe più saggio non angosciarsi né rallegrarsi dell’inevitabile.
Vasistha continuò: “0 Rama, colui che cerca di rimuovere il dolore della gente di intelligenza perversa, si sta sforzando di coprire il cielo con un piccolo ombrello. Coloro che si comportano come bestie non possono essere istruite poiché sono condotti come animali dalla corda della loro mente.
Invero, persino le pietre spargono lacrime guardando quella gente ignorante che sprofonda nel fango della loro stessa mente, le cui azioni provocano il loro stesso disastro. Perciò il saggio non cerca di insegnare a coloro che non hanno sopraffatto la loro mente e che sono per questo miserabili in ogni modo. D’altra parte, il saggio si sforza di rimuovere il dolore di coloro che hanno conquistato la loro mente e che sono perciò maturi per intraprendere l’indagine del Sé. Sino a che il Sé è dimenticato, sino ad allora questa mente immaginaria esiste. Ora che hai realizzato che la mente immaginaria cresce con la continua affermazione della sua esistenza, abbandona tale pensiero. Quando l’oggettività sorge nella tua coscienza, quest’ultima diventa condizionata e limitata e questa è schiavitù.
Abbandona il pensiero impuro che crea la dualità nel mondo del Sé. Nel mezzo, tra il Sé come veggente e il mondo come visto, tu sei il vedere, rimani sempre in questa realizzazione. Tra lo sperimentatore e l’esperienza, tu sei lo sperimentare. Conoscendo questo rimani nella conoscenza del Sé.
Quando abbandonando questo Sé pensi ad un oggetto, allora diventi la mente, il soggetto e l'infelicità. Quell’intelligenza che si considera diversa dalla conoscenza del Sé è ciò che costituisce la mente, la radice del dolore.
Quando si realizza che tutto questo non è altro che il Sé, non c’è mente, non c’è soggetto, non c’è oggetto, non c’è pensiero. Quando pensi ‘io sono il jiva’, ecc., sorge la mente e con essa sorge il dolore”.
Vasistha continuò: ”Quando il Sé, dimenticando se stesso, si identifica con gli oggetti visti e sperimentati ed è così reso impuro, sorge il veleno della brama che intensifica l’illusione.
Qualunque terribile sofferenza e calamità vi sia nel mondo sono i frutti della brama, o Rama.
Afflitto da essa l’uomo diventa debole e privo di splendore, meschino, illuso, miserabile e decaduto. Quando questa brama è cessata, la propria forza vitale è pura e tutte le qualità e le virtù divine entrano nel proprio cuore.
La brama fa diventare piccoli: perfino il signore Vishnu divenne un nano quando decise di mendicare. Tutti i tre mondi esistono solo a causa della brama. Tutti gli esseri nei tre mondi sono vincolati da questa corda: è possibile spezzare persino la corda più resistente, in questo mondo, ma è difficile sciogliere la corda della brama.
Perciò, Rama, abbandona la brama abbandonando il pensiero o la concettualizzazione. La mente non può esistere senza il pensiero o la concettualizzazione. Innanzitutto che le immagini di ‘tu’, ‘io’ e ‘questo’ non sorgano nella mente, poiché è a causa di queste immagini che le speranze e le aspettative vengono in essere.
Se puoi astenerti dal costruire queste immagini sarai considerato un uomo di saggezza. La brama non è diversa dal senso dell’ego e il senso dell’ego è la sorgente di ogni peccato. Taglialo alla radice con la spada della saggezza del non-ego; sii libero dalla paura.”
Rama disse: ”Signore, mi istruisci ad abbandonare il senso dell’ego e la brama che ne sorge. Se io abbandono il senso dell’ego allora sicuramente abbandonerò anche questo corpo e tutto quello che è basato sul senso dell’ego, poiché il corpo e la forza vitale riposano sul sostegno del senso dell’ego. Quando la radice è tagliata allora l’albero cadrà. Come è possibile per me abbandonare il senso dell’ego e ancora vivere?”.
Vasistha rispose: ”Rama, l’abbandono di ogni nozione, condizionamento e concettualizzazione è detto essere di due tipi: uno è basato sulla conoscenza (diretta realizzazione) e l’altro sulla contemplazione. Te li descriverò in dettaglio.
Si dovrebbe diventare consapevoli della propria nozione illusa in cui si pensa: ‘Io appartengo a questi oggetti del mondo e la mia vita appartiene ad essi. Non posso vivere senza di essi e nemmeno essi possono esistere senza di me’.
Per mezzo della propria indagine un individuo contempla: ‘Non appartengo a questi oggetti, né essi mi appartengono’. Abbandonando così il senso dell’ego attraverso l’intensa contemplazione, bisognerebbe abbandonarsi gioiosamente alle azioni che avvengono naturalmente, ma con il cuore e la mente sempre calmi e tranquilli. Tale abbandono del senso dell’ego e del condizionamento è conosciuto come la mancanza d’ego contemplativa.
Quando c’è la Conoscenza o la diretta esperienza della Verità non duale, cadono il senso dell’ego e il condizionamento e non si intrattengono sentimenti del tipo: ‘Questo è mio’, persino nei confronti del corpo. Questa è conosciuta come diretta realizzazione della mancanza di ego.
Colui che abbandona il senso dell’ego attraverso il metodo contemplativo, è liberato pur vivendo.
Janaka e altri seguirono il metodo contemplativo.
Altri che hanno la diretta esperienza della mancanza di ego, sono una cosa sola con Brahman e si sono elevati al di là della coscienza corporea; tutti sono liberati”.
Mentre il saggio Vasistha diceva questo, un altro giorno terminò e l’assemblea si sciolse.
Il mattino seguente Vasistha continuò: “0 Rama, coloro che si sono elevati al di sopra della coscienza corporea sono al di là della descrizione, perciò ti descriverò la natura di coloro che sono liberati pur vivendo.
Il desiderio che sorge nel corso delle proprie funzioni naturali, privo di brama, è quello di un saggio liberato; ma il desiderio vincolato dalla brama per gli oggetti esterni, conduce alla schiavitù.
‘Voglio che questo sia mio‘, quando una tale brama sorge nel cuore, dà origine alle impurità (rajas); una tale brama deve essere abbandonata da una persona saggia con ogni mezzo, in ogni momento.
Abbandona il desiderio che tende alla schiavitù e poi anche il desiderio della liberazione; rimani immobile come l’oceano, sapendo che il Sé è libero dalla vecchiaia e dalla morte. Che questi non disturbino la tua mente! Quando l’intero universo viene realizzato come illusorio, la brama perde il suo significato.
I seguenti quattro tipi di sentimenti sorgono nel cuore dell’uomo: ‘Sono il corpo nato dai miei genitori’, ‘Sono il sottile principio atomico diverso dal corpo’, ‘Sono l’eterno principio in tutti gli oggetti perituri del mondo’ e ‘L’io come pure il mondo sono puro vuoto come lo spazio’.
Di questi, il primo conduce alla schiavitù e gli altri alla libertà. I desideri collegati al primo, causano schiavitù, i desideri concomitanti agli altri tre, non causano schiavitù. Una volta che la realizzazione ‘Io sono il Sé di tutto’ è sorta, uno non cadrà ancora nell’errore o nel dolore. È il Sé solo che è variamente descritto come Vuoto, Natura, Maya, Brahman, Coscienza, Shiva, Purusha, ecc. Solo Quello è sempre reale, non c’è null’altro. Ricorri alla comprensione della non dualità, poiché la Verità è non duale. Comunque, l’azione coinvolge la dualità e perciò funziona nell’apparente dualità; così, che la tua natura partecipi sia della dualità che della non dualità. La Realtà non è né dualità, poiché è la mente che crea divisione, né unità, poiché il concetto di unità sorge come sua antitesi, come antitesi della dualità. Quando questi concetti cessano, l’Infinita Coscienza è realizzata essere l’unica Realtà.
Vasistha continuò: “Il saggio liberato riposa nello stato supremo di Pienezza, perciò non è agitato o eccitato dagli eventi di questo mondo. In tutte le ostilità, è nella posizione neutrale, tuttavia è investito di compassione e considerazione per tutto e rimane non toccato dall’apparizione del mondo. Se gli si parla risponde semplicemente in modo appropriato e se non gli si parla è silente. Non cerca nulla, non odia nulla, così non è afflitto dal mondo.
Dice ciò che è bene per tutti e, quando è interrogato, spiega in modo convincente le sue opinioni. Sa ciò che è adeguato e ciò che non lo è; è consapevole del punto di vista degli altri, stabilito nello stato supremo, rimanendo calmo e tranquillo nel suo cuore, guarda divertito lo stato del mondo. Tale è la condizione dei saggi che hanno raggiunto la liberazione pur vivendo nel mondo.
Siamo incapaci di esporre la filosofia degli sciocchi che non hanno controllato la loro mente e sono immersi nel fango dei piaceri dei sensi. Sono interessati soltanto ai piaceri sessuali e nell'acquisizione di ricchezza materiale. Siamo anche incapaci di esporre il sentiero dei rituali che portano ogni sorta di ricompensa nella forma di dolore e piacere.
0 Rama, vivi in questo mondo con visione illimitata avendo rigettato fermamente ogni limitazione. Internamente sii libero da ogni desiderio e speranza, ma esternamente fai ciò che dev’essere fatto. Esamina ogni cosa e cerca solo quello che non è limitato o finito: e vivi in questo mondo contemplando costantemente l’Infinito.
L’onnipresente Sé infinito non può mai essere vincolato, così, come può essere liberato? Tutta questa confusione sorge a causa dell’ignoranza della Verità. Quando la Verità è conosciuta questa confusione svanisce, come l’immaginario serpente nella corda.
Vasistha continuò: “Sii libero dalla paura causata dalla nozione del mondo. Per colui che non è nato, non ci sono parenti o dolore causato da essi.
Tu sei la Luce Eterna, pura ed estremamente sottile. L’apparizione illusoria non è altro che illusione, il sogno non è altro che un sogno. Questo fiume della relazione scorre continuamente. Quello che è in alto, procede verso il basso e quello che è sotto si eleva verso l’alto. Coloro che sono in cielo più tardi andranno all’inferno e coloro che sono all’inferno, andranno in cielo. Vanno da una specie ad un’altra; da una parte dell’universo ad un’altra; il coraggioso diventa codardo, il codardo diventa coraggioso. Non c’è nulla in questo universo che sia immutabile, o Rama. I parenti dopo un po’ se ne vanno. Amico, nemico, parente, estraneo, io, tu, sono parole senza sostanza corrispondente. ‘E un amico’, ‘Non è un parente’. Questi pensieri sorgono a una persona di poco conto. In una persona dalle vaste vedute, tali distinzioni non sorgono.
0 Rama, tutti gli esseri sono tuoi parenti, poiché in questo universo non esiste un’assoluta mancanza di relazione. Il saggio sa che "non esiste alcun luogo dove io non sia", e "ciò che non è mio non è". Così, supera la limitazione e il condizionamento”.
Vasistha continuò: “0 Rama, a questo proposito, c’è un’antica leggenda che ti narrerò.

La storia di Punya e Pavana

Nel continente conosciuto come Jambudvipa, c’è una grande montagna chiamata Mahendra. Nella foresta alle pendici di quella montagna, dove scorreva il fiume Vyoma Ganga vivevano molti saggi e santi tra cui un santo di nome Dirghatapa che era, come implica il suo nome, l’incarnazione stessa di un’austerità ininterrotta.
Questo asceta aveva due figli, Punya e Pavana. Punya aveva raggiunto la piena illuminazione, ma Pavana, sebbene avesse sopra6'atto l’ignoranza, non aveva ancora raggiunto la piena illuminazione. Con l’inesorabile trascorrere dell’invisibile e intangibile tempo, il saggio Dirghatapa che si era liberato di ogni tipo di attaccamento e brama, come un uccello vola via dalla sua gabbia, abbandonò il corpo, raggiungendo lo stato di suprema purezza. Usando il metodo yoga che aveva imparato da lui, sua moglie lo seguì.
In seguito a questa improvvisa dipartita dei genitori, Pavana cadde nell’angoscia e si lamentò in maniera inconsolabile.
Punya, da parte sua, eseguì le cerimonie funebri, ma rimase intoccato dalla perdita. Poi avvicinò l'angosciato fratello, Pavana e gli disse: ‘Fratello, perché porti su di te questo tremendo dolore? Solo la cecità dell’ignoranza è la causa di questo torrenziale scroscio di lacrime dai tuoi occhi. Nostro padre se n’è andato da qui, con nostra madre, in quello stato di liberazione che è naturale per tutti gli esseri e che è l’essenza stessa di coloro che hanno vinto l’ego. Perché ti angosci quando sono ritornati alla loro natura? Ti sei vincolato in maniera ignorante alle nozioni di “padre” e “madre” e ti angosci per coloro che sono liberi da tale ignoranza. Egli non era tuo padre, né ella era tua madre, né tu eri loro figlio. Hai avuto innumerevoli padri e madri; essi hanno avuto innumerevoli figli; innumerevoli sono state le tue incarnazioni e se desideri angosciarti per la morte dei genitori, perché non ti angosci costantemente per tutti gli esseri?
0 nobile, ciò che vedi come mondo, è solo un’apparizione illusoria; in verità non ci sono amici né parenti, perciò non c’è morte né separazione. Abbandona le nozioni di “io”, “tu”, “è morto, se n’è andato!”. Questi sono i tuoi concetti, non la verità’.
Punya continuò: ‘Queste parentele non sono basate sulla verità, non sono altro che parole. Se ritieni qualcuno un amico, è un amico; se lo ritieni qualcos’altro, è qualcos’altro. Quando tutto questo è visto come l’unico Essere Onnipresente, dov’è la distinzione tra l’amico e l’altro?
Fratello, indaga su te stesso. Questo corpo inerte è composto di carne, sangue, ossa, ecc. Che cos’è l’io in esso? Se indaghi in questo modo sulla verità, realizzerai che non c’è nulla che sia te, né nulla che sia “io”. Quello che viene chiamato Punya o Pavana, è solo una falsa nozione. Comunque, se pensi ancora: “Io sono”, allora nelle incarnazioni passate hai avuto moltissimi parenti. Perché non ti angosci per la loro morte? Hai avuto molti parenti cigni quando eri un cigno, molti parenti alberi quando eri un albero, molti parenti leoni quando eri un leone, molti parenti pesci quando eri un pesce, perché non piangi per essi?
Eri un principe, sei stato un asino, un albero di pipal e un banyan. Fosti un bramino, una mosca, una zanzara e una formica. Per sei mesi sei stato uno scorpione, poi un’ape e ora sei mio fratello. In queste numerose incarnazioni, hai preso nascita ripetutamente, innumerevoli volte.
Anch’io ho avuto molte incarnazioni, le vedo tutte, come le tue, per mezzo della mia sottile intelligenza che è pura e dalla visione chiara. Lungo questo sentiero della vita, i parenti sono seminati come foglie secche su un sentiero della foresta, quale può essere una causa adeguata per l’angoscia o la gioia in questo mondo, fratello? Perciò abbandoniamo tutte queste nozioni ignoranti e rimaniamo in pace.
Abbandona la nozione del mondo che nasce nella mente come "io" e sii tranquillo. Non hai infelicità, non hai nascita, non hai padre, non hai madre. Sei il Sé e nient’altro’.”
Vasistha continuò: “Così istruito da suo fratello, Pavana fu risvegliato ed entrambi rimasero come esseri illuminati, dotati di saggezza e realizzazione diretta. Nel corso del tempo abbandonarono la loro incarnazione e conseguirono la liberazione finale, come una lampada senza combustibile.
Proprio come il fuoco brucia più ardentemente quando viene nutrito, i pensieri si moltiplicano col pensarli (col dare loro attenzione). Perciò ascendi il cocchio del non pensiero e con visione compassionevole e senza limiti, scorgi i mondi sprofondati nel dolore.
Non c’è nulla di valore nei tre mondi, nulla che uno possa desiderare di avere che non possa essere ottenuto dalla mente libera dalla brama.
La mente consegue la realizzazione solo con il supremo distacco, non riempiendosi di desideri e speranze.
Quando la mente è libera dai movimenti del pensiero, che sono motivati da speranze o brame, allora diventa ‘non mente’ e quella è la liberazione. Il pensiero provocato dalle speranze e dalle brame è conosciuto come vritti, movimento del pensiero. Quando le speranze e le brame sono abbandonate, non c’è nemmeno vritti.
Quando la causa aggravante è rimossa l’effetto cessa di essere, perciò, per riportare alla pace la mente, rimuovi la causa disturbante che è la speranza o la brama.
Vasistha continuò: “0 Rama, provoca una trasmutazione della mente, proprio come fece il re Bali. Ascoltane la storia per mezzo della quale otterrai la conoscenza della Verità eterna.

La storia del re Bali

In un’altra parte del mondo c’è ciò che è conosciuto come Patala, il mondo degli inferi.
In esso si trovano demonesse estremamente belle, strani rettili con molte teste, demoni con corpi enormi, grandi elefanti, luoghi che sono pesantemente inquinati e dove un terribile rumore, ‘kata-kata’, riempie costantemente l’aria. Ci sono caverne o profonde miniere piene di gemme preziose, luoghi che sono stati santificati dalla polvere dei piedi divini del saggio Kapila e luoghi santificati dal signore Atakeshvara che è adorato dalle ninfe celestiali.
Il re demone Bali, figlio di Virochana, governò su questa regione. Il Signore dell’universo, Hari stesso, era il protettore di questo re, perciò persino il re del cielo, Indra, lo adorò. Per il calore dello splendore di questo re Bali gli oceani, per così dire, si prosciugarono. I suoi occhi erano così potenti che con un semplice sguardo poteva smuovere montagne.
Bali governò a lungo sul mondo degli inferi. Nel corso del tempo fu sopraffatto da un intenso distacco e cominciò ad indagare così: ‘Quanto a lungo governerò su questo mondo degli inferi e per quanto vagherò nei tre mondi? Che cosa otterrò governando su questo regno? Quando tutto quello che è nei tre mondi è soggetto alla distruzione, come posso sperare di gioire felicità attraverso tutto questo?
Ripetutamente vengono sperimentati gli stessi disgustosi piaceri e compiuti gli stessi atti giorno dopo giorno in questo mondo: com’è che persino un uomo saggio non è vergognoso di questo? Lo stesso giorno e la stessa notte, ripetutamente; la vita in questo mondo gira come un mulinello. Com’è possibile, attraverso questo, raggiungere quello stato in cui c’è la cessazione di questo samsara? Quanto a lungo dovremo continuare a girare in questo gorgo e di quale utilità è?’
Mentre rifletteva così ricordò: ‘Ah, ricordo ciò che mio padre, Virochana, una volta mi disse. Gli avevo chiesto: padre, qual è la destinazione di questa apparizione del mondo o questo samsara? Quando giungerà a fine? Quando cesserà l’illusione della mente? Guadagnando che cosa uno conseguirà totale soddisfazione? Vedendo che cosa non cercherà più null’altro? Vedo che è impossibile conseguire questo per mezzo dell’esperienza dei piaceri mondani o delle azioni, poiché essi aggravano l’illusione. Ti prego, rivelami i mezzi in virtù dei quali riposerò per sempre nella pace suprema.’
Virochana disse a Bali: ’Figlio mio, c’è un vasto regno, sufficientemente vasto da abbracciare i tre mondi. In esso non ci sono laghi, non ci sono oceani, montagne, né foreste né fiumi, né terra, né cielo, né venti, né luna, né dei, né demoni, né semi-dei, né vegetazione, né alto, né basso, né parole. Non ci sono io, né le divinità come Vishnu: vi è soltanto Uno e Quello è la Luce Suprema.
Egli è Onnipotente, Onnipresente, è Tutto e rimane silente come se fosse inattivo. Spinto da Lui, il re, il suo ministro, fa ogni cosa. Ciò che non è stato Egli lo produce e altera ciò che è. Questo ministro non può gioire nulla, né conosce nulla. Sebbene ignorante e insenziente fa ogni cosa per amore del suo padrone, il Re. Il Re rimane solo, stabile nella pace.’
Bali chiese: ’Padre, qual è quel regno che è libero dalle malattie della mente? Chi è quel ministro e chi è quel re? La storia è meravigliosa e mai udita prima, ti prego spiegami tutto questo in dettaglio.’
Virochana rispose: ’Tutti gli dei e i demoni insieme e perfino una forza molte volte superiore alla loro non può nemmeno sfidare il ministro. Egli non è Indra, il re degli dei, né il dio della morte, né il dio della ricchezza, né un dio o un demone che tu possa facilmente conquistare. Sebbene sia ritenuto che il dio Vishnu uccise i demoni, fu in effetti questo ministro che li distrusse. Perfino gli dei come Vishnu furono sopraffatti da lui e fatti nascere qui. Kama (il dio della passione) ricava il suo potere da questo ministro, l’ira ricava il suo potere da lui; è a causa del suo desiderio se c’è incessante conflitto tra il bene e il male qui. Questo ministro può essere sconfitto solo dal suo padrone, il Re, e da nessun altro.
Quando, nel corso del tempo, sorge nel cuore del re un tale desiderio, questo ministro può facilmente essere sconfitto. È il più potente in tutti i tre mondi e i tre mondi non sono altro che la sua esalazione. Se tu hai l’abilità di conquistarlo, allora, invero, sei un eroe.
Quando il ministro si alza i tre mondi si manifestano, proprio come il loto sboccia quando il sole sorge. Quando egli si ritira i tre mondi si addormentano. Se puoi conquistarlo con la tua mente supremamente focalizzata e completamente libera dall’illusione e dall’ignoranza, allora sei un eroe. Se egli è conquistato, tutti i mondi ed ogni cosa in essi vengono conquistati; se egli non è conquistato allora nulla è conquistato, anche se pensi di aver conquistato questo o quello in questo mondo.
Sino a che il re non viene visto, il ministro non è realmente conquistato e sino a che il ministro non è conquistato il re non viene visto. Quando il re non è visto il ministro provoca tragedie e sparge dolore. Quando il ministro non è conquistato il re rimane invisibile. Perciò la propria intelligente pratica deve essere simultaneamente duplice: scorgere il re e soggiogare il ministro. Per mezzo dello sforzo intenso e della stabile e costante pratica puoi ottenere entrambi i fini e allora entrerai in quella regione e non sperimenterai più il dolore. Questa è la regione abitata dai santi, che sono sempre stabiliti nella pace.
Figlio mio, ora renderò tutto questo esplicito per te. La regione a cui mi riferisco è lo stato della liberazione, che è la fine di ogni dolore. Il re è la Pura Coscienza che trascende tutti gli altri regni e stati della coscienza. Il ministro è la mente, che ha creato tutto questo mondo come si crea il vaso dalla terracotta. Quando la mente è conquistata ogni cosa è conquistata. Ricorda che la mente è quasi invincibile, eccetto attraverso l’intelligente pratica.’
Bali chiese: ’Padre, dimmi, che cos’è quella pratica intelligente che mi metterà in grado di conquistare la mente?’
Virochana rispose: ’Il mezzo migliore, il più intelligente, con cui la mente può essere soggiogata è la completa libertà dal desiderio, dalla speranza e dall’aspettativa in considerazione e riguardo agli oggetti in ogni tempo. È con tale mezzo che questo potente elefante può essere soggiogato. Questo mezzo è sia molto facile che estremamente difficile, figlio mio. È molto difficile per uno che non si impegna in seria pratica, ma molto facile per colui che è ardente nel suo sforzo.
Non c’è raccolto senza semina, la mente non è soggiogata senza persistente pratica. Perciò, adotta questa pratica della rinuncia: fino a che non ci si allontana dai piaceri dei sensi, si continuerà a rimanere invischiati in questo mondo del dolore. Anche un uomo forte non raggiungerà la sua destinazione se non si muove verso di essa. Nessuno può raggiungere lo stato di totale distacco senza pratica persistente.’
Virochana continuò: ’Solo col giusto sforzo può essere ottenuto il distacco: non c’è altro mezzo. Qualunque cosa porti totale equanimità e la cessazione della gioia e del dolore viene chiamata anche grazia divina. La grazia divina, l’ordine naturale e il giusto sforzo, tutti si riferiscono alla stessa verità. La distinzione è dovuta all’erronea percezione o illusione.
Qualunque cosa la mente concepisca, attraverso il giusto sforzo viene ad ottenerlo e quando la mente ottiene ciò che vuole c’è l’esperienza della gioia”.
Bali chiese: ‘Signore, dimmi, come può la cessazione della brama per i piaceri stabilirsi fermamente nel mio cuore?”
Virochana disse: ‘Figlio mio, la conoscenza del Sé è il rampicante che dona il frutto della cessazione della brama di piacere. Solo quando il Sé viene visto, diventa fermamente radicata nel cuore la più alta forma di distacco.
Quando l’intelligenza non è ancora risvegliata, si dovrebbero riempire due quarti di mente con il godimento del piacere, una parte con lo studio delle scritture e l’altra con il servizio al maestro. Quando la mente è risvegliata parzialmente, due parti sono dedicate al maestro e il resto una parte ciascuno. Quando la mente è pienamente risvegliata, due parti sono dedite al servizio al maestro e le altre due allo studio delle scritture, con il distacco come costante compagno’.
Virochana continuò: ‘Solo quando si è riempiti di virtù si è qualificati ad ascoltare l’esposizione della più alta saggezza, perciò, si dovrebbe costantemente sforzarsi di educare la mente con conoscenza purificante e nutrirla con la trasformazione interiore provocata dallo studio delle scritture.
Quando la mente è stata così trasformata è in grado di riflettere la verità senza distorsioni. Allora, senza ritardo, ci si dovrebbe sforzare di realizzare il Sé. Questi due, la realizzazione del Sé e la cessazione della brama, dovrebbero avanzare insieme, simultaneamente.
Il vero distacco non sorge per mezzo dell’austerità, della carità, dei pellegrinaggi, ecc., ma solo percependo direttamente la propria vera natura. Non c’è altro mezzo per la diretta realizzazione del Sé se non il giusto sforzo. Perciò bisognerebbe abbandonare la dipendenza da un dio o dal destino e, con il giusto sforzo, rifiutare fermamente la ricerca del piacere.
Quando il distacco matura, in se stessi nasce lo spirito d’indagine. Essa rafforza il distacco. I due sono interdipendenti, come l’oceano e le nuvole; essi e la realizzazione del Sé sono intimi amici, sono sempre insieme. Perciò, innanzitutto, si dovrebbe abbandonare ogni dipendenza da fattori estranei come l’io e stringendo i denti e con uno sforzo intenso, coltivare il distacco.
Si può, comunque, guadagnare ricchezza senza violare le tradizioni e gli usi locali, senza opporsi ai propri parenti, ecc. Si dovrebbe usare questa ricchezza per acquisire la compagnia di uomini buoni e santi, dotati di nobili qualità. Tale compagnia genera distacco. Allora sorge lo spirito d’indagine, la conoscenza e lo studio delle scritture. A stadi, si raggiunge la Suprema Verità.
Quando ti allontanerai completamente dal perseguire il piacere, allora conseguirai lo stato supremo, attraverso i mezzi dell’indagine. Quando il sé sarà completamente purificato, allora sarai fermamente stabilito nella Pace Suprema e non cadrai più nel fango della concettualizzazione che è la causa del dolore. Anche se continuerai a vivere, rimarrai libero da ogni speranza e aspettativa.
Omaggi a te o incarnazione di buona fortuna! In accordo alla tradizione sociale prevalente, acquisisci un po’ di ricchezza e con quella ottieni la compagnia dei santi e adorali. Con la loro compagnia guadagnerai il disprezzo per gli oggetti sensoriali e con la giusta indagine otterrai la conoscenza del Sé’.
Bali si disse: ‘Fortunatamente ho ricordato tutto quello che mio padre mi ha detto. Ora quella brama per il piacere è cessata in me e conseguirò lo stato di tranquillità che è come il nettare. Sono davvero stanco di guadagnare ricchezze, realizzare i miei desideri, gioire i piaceri sessuali.
La delizia è lo stato della pace. Nella suprema tranquillità interiore tutti i piaceri cessano di avere valore. La vita è un continuo ciclo di esperienze ripetitive. Nulla di nuovo è mai sperimentato. Abbandonerò ogni cosa e con la mente completamente ritirata rimarrò felicemente stabilito nel Sé.
Questo universo non è che la creazione della mente. Che cosa si perde abbandonandolo? Ne ho abbastanza persino di questo pentimento, dato che la cosa più importante, in una cura, è l’immediato trattamento della malattia. Chi sono io? Che cos’è tutto questo? Sottoporrò queste domande al mio guru, Sukra’.
Vasistha continuò: “Avendo così deciso, Bali contemplò il guru dei demoni, Sukra. A causa dell’Infinita Coscienza in cui era stabilito, Sukra era onnipresente e sapeva che il suo discepolo aveva bisogno della sua presenza. Istantaneamente materializzò il suo corpo di fronte al re Bali. Nell’immediata presenza del guru, Bali risplendette di speciale radiosità riflessa. Accolse il guru con i dovuti onori e ne adorò piedi con grande devozione.
Poi Bali chiese a Sukra: “Signore, è il riflesso del tuo divino splendore che mi spinge a porre questo problema di fronte a te. Non ho desideri di piaceri, desidero apprendere la verità: chi sono io, chi sei tu, che cos’è questo mondo? Ti prego rivelami tutto ciò.
Sukra rispose: “Sono in cammino verso un altro regno, o Bali, ma ti darò in poche parole la quintessenza della saggezza; esiste soltanto la Coscienza, la Coscienza soltanto è tutto questo, tutto questo è riempito di Coscienza. Io, tu e tutto questo mondo non siamo altro che Coscienza. Se sei umile e sincero, guadagnerai ogni cosa da ciò che ho detto, altrimenti un tentativo di ulteriore spiegazione sarà come versare oblazioni su un mucchio di cenere (invece che nel fuoco sacro)
L’oggettività della Coscienza è conosciuta come schiavitù e l’abbandono di tale oggettività è liberazione. La Coscienza meno tale oggettività è la Realtà di ogni cosa. Questa è la convinzione di tutte le filosofie. Quando sarai stabilito in questa visione conseguirai anche la Infinita Coscienza. Ora devo andare, poiché finché dura questo corpo, uno non dovrebbe abbandonare l’adeguata azione."
Dopo che Sukra se ne andò, Bali rifletté così: “Ciò che il mio precettore mi ha detto è invero corretto ed appropriato. Sicuramente tutto questo è Coscienza, non c’è null’altro: è quando quell’Infinita Coscienza intrattiene il concetto ‘questo è il sole’, che il sole è distinto dall’oscurità.
È la Coscienza che distingue la luce dall’oscurità; è la Coscienza che riconosce la terra come terra, le direzioni dello spazio come direzioni e l’intero mondo come mondo. Se la Coscienza non riconoscesse una montagna, esisterebbe come montagna?
La Coscienza stessa è tutto questo, inclusi i sensi, il corpo, i desideri che sorgono nella mente, qualunque cosa sia all’interno e qualunque cosa sia all’esterno, lo spazio e persino i fenomeni mutevoli. E invero a causa di quella Coscienza che sono in grado di giungere in contatto con gli oggetti e sperimentarli, non a causa del corpo stesso.
Indipendentemente dal corpo, io sono Coscienza che è il Sé dell’intero universo. Poiché la Coscienza esiste senza un secondo, chi è mio amico e chi è mio nemico? Anche se la testa del corpo conosciuto come Bali fosse tagliata, l’Infinita Coscienza perderebbe forse la sua testa? Anche l’odio e simili qualità, non sono altro che modificazioni della Coscienza. Perciò, ancora, non c’è né odio, né attaccamento, né mente, né le sue modificazioni.
Poiché la Coscienza è Infinita e assolutamente pura, come possono le perversioni insorgere in essa? La Coscienza non è il Suo nome, è soltanto una parola; Essa non ha nome. Io sono l’Eterno Soggetto libero da ogni oggetto e predicato. Saluto quella Coscienza Onnipresente che è libera dal vincolante concetto degli oggetti e perciò eternamente libera.
Saluto me stesso, la Coscienza libera dalla divisione soggetto-oggetto, che agisce adeguatamente senza divisione e che è la Luce che si riflette in tutte le apparenze. Io sono quella Coscienza in cui la brama per le esperienze è cessata.
Sono senza limiti come lo spazio, sono intoccato dalla felicità e dall’infelicità che non sono diversi da me; il movimento di energia in una sostanza non è né perdita né guadagno.
Quando la Coscienza è ogni cosa, i pensieri o le sue espansioni non fanno sì che la Coscienza si espanda o si contragga; perciò io continuerò ad essere attivo, fino a che raggiungerò l’assoluta quiescienza nel Sé.”
Vasistha continuò: “Avendo così riflettuto, Bali, pronunciando la sacra parola OM e contemplandone il significato sottile, rimase quieto. Liberato da ogni dubbio, dalla percezione degli oggetti e senza la divisione tra pensatore, pensiero e processo pensante, con tutte le intenzioni e i concetti calmati, Bali rimase fermamente stabilito nello stato supremo, con una mente in cui ogni movimento di pensiero era cessato, come una lampada in un luogo senza vento. Così visse per considerevole tempo.
Vasistha continuò: ‘Tutti i demoni, seguaci o sudditi del re Bali, si affrettarono a palazzo e circondarono il re seduto in profonda contemplazione. Incapaci di comprendere il mistero, pensarono al loro precettore Sukra e lo scorsero di fronte a loro.
Sukra vide che Bali era nello stato superconscio e con un sorriso che irradiava gioia disse ai demoni: “È invero meraviglioso, demoni, che questo re Bali abbia conseguito tale perfezione, per mezzo della sua propria risoluta indagine. Che rimanga stabilito nel suo Sé. L’attività mentale, che dà origine alla percezione del mondo, in lui è cessata. Perciò non cercate di parlargli. Quando la notte oscura dell’ignoranza giunge a fine, il sole della conoscenza del Sé sorge; tale è il suo stato ora. Nel corso del tempo, egli stesso uscirà da quello stato, quando il seme della percezione del mondo comincerà a germogliare nella sua coscienza; perciò continuate nel vostro lavoro come prima, ritornerà alla coscienza del mondo in mille anni da ora."
Udendo questo i demoni tornarono ai loro doveri e portarono avanti l’opera del regno. Dopo mille anni celestiali di tale contemplazione, il re Bali fu risvegliato dalla musica degli esseri celestiali e delle divinità. Una luce sovrannaturale che irradiava da lui, illuminava l’intera città.
Un po’ prima che i demoni potessero raggiungerlo, Bali rifletté così: “Era invero uno stato meraviglioso quello in cui rimasi per un breve momento; continuerò a rimanere in quello stato. Che cosa ho a che fare con gli affari del mondo esterno? La pace suprema e la beatitudine regnano ora nel mio cuore."
Nel frattempo i demoni si affrettarono dove era seduto. Dopo averli guardati, Bali continuò a riflettere: “Sono Coscienza e in Me non esiste alcuna perversione. Che cosa c’è per Me da acquisire o da abbandonare? Bramo la liberazione, ma chi mi ha vincolato, quando e come? Perché bramo la liberazione allora? Non c’è schiavitù, non c’è liberazione, che cosa guadagnerò dalla meditazione o dal non meditare? Non c’è né guadagno né perdita per me, non desidero né la meditazione né la non meditazione, né la gioia, né la non gioia.
Omaggi a me stesso, l’Essere Infinito. Che questo mondo sia il mio regno, io sarò ciò che sono; che questo mondo non sia il mio regno e io sarò ciò che sono. Che cosa ho a che fare con la meditazione e che cosa ho a che fare con il regno? Che sia ciò che dev’essere. Non appartengo a nessuno e nessuno appartiene a me.
Non c’è assolutamente nulla che dev’essere fatto da ciò che è conosciuto come me. Allora perché non dovrei fare quell’azione che è naturale? Avendo così riflettuto, il re Bali rivolse il suo splendente sguardo verso i demoni riuniti, proprio come il sole guarda un loto.
Vasistha continuò: “Il re Bali allora governò il regno facendo ogni cosa spontaneamente e senza premeditazione.
Adorò i bramini, gli dei e i santi, trattò i suoi parenti con rispetto, ricompensò i servi ampiamente e diede in carità più di quanto avessero cercato o si fossero aspettati. Si divertì nei giardini e gioì la compagnia delle donne.
Poi, il desiderio di eseguire un sacro rito sorse nel suo cuore. Rapidamente riunì gli uomini e i materiali necessari e condusse il rito nella maniera appropriata.
Fu durante questo rito che il Signore Vishnu, desiderando togliergli il governo dei tre mondi per donarlo ad Indra, prese la forma di un nano e ingannò Bali che si trovò a dare il governo del mondo a Vishnu in carità.
0 Rama, questo Bali sarà il prossimo Indra, perciò egli dimora nel mondo degli inferi, in cui è stato mandato dal signore Vishnu stesso, come un saggio liberato ed illuminato, attendendo il tempo in cui governerà il cielo.
Ha governato i tre mondi per miliardi di anni, ma ora il suo cuore è a riposo.
Una volta ancora governerà i tre mondi come Indra per lunghissimo tempo, ma non è eccitato dalla prospettiva di diventare Indra, né fu depresso quando perse la sua posizione e fu lanciato nel mondo degli inferi. Dà il benvenuto a qualunque cosa gli viene non cercata, ed è in pace con sé stesso.
Così ti ho narrato la storia del re Bali, o Rama, ottieni la visione che egli ebbe e gioisci la suprema felicità, abbandona il desiderio di ciò che non è essenziale e degli inutili piaceri sensoriali in questo mondo.
Sei la luce della Coscienza, o Rama; in te sono radicati i mondi; chi è tuo amico e chi è l’altro? Tu sei l’Infinito, in te tutti i mondi sono infilati come grani di un rosario. Quell’Essere che tu sei, non è né nato né morirà.
Sei la Luce e il Signore, Rama: questo mondo appare in quella luce; non ha una reale e indipendente esistenza.
In qualunque cosa la mente abbia la tendenza a sprofondare, ritirala da ciò e dirigila verso la Verità. Così, l’elefante selvaggio della mente, sarà domato.

Vasistha continuò: ‘0 Rama, ti narrerò un’altra storia che illustra il sentiero dell’illuminazione che è libero dagli ostacoli.