Capitolo 6 “NIRVANA”. Bhusunda, Shiva

14  Capitolo 6

“NIRVANA”
LA LIBERAZIONE

Valmiki disse: “Tutti i re e i saggi che erano seduti nella corte erano profondamente assorbiti nel grande discorso di Vasistha; con la loro attenzione completamente fissa sulle sue parole e sui suoi gesti, sembravano più simili a figure di un dipinto che ad esseri umani viventi. In effetti, sembrava che persino il sole, l’aria, gli uccelli e gli animali - l’intera natura - fosse assorbita nell’attento ascolto del discorso del saggio.
Vasistha disse: “0 Rama, dovresti contemplare questa verità costantemente, ora. Così sebbene impegnato in diverse attività, non sarai vincolato se la tua intelligenza ne è saturata. Altrimenti, cadrai proprio come un elefante cade da un precipizio; ciò accadrà anche se concettualizzi questo insegnamento per il tuo intrattenimento intellettuale e non lo lascerai agire nella tua vita.
Al fine di raggiungere lo stato della perfezione o liberazione insegnata da me, dovresti vivere una di non attaccamento, facendo ciò che è appropriato in ogni situazione che ti si presenta. Sii certo che questo è il fattore vitale negli insegnamenti di tutte le scritture.”
Avendo ottenuto il permesso di congedarsi, tutti i re e i saggi dell’assemblea partirono per la loro dimora. Contemplarono gli insegnamenti di Vasistha e li discussero tra loro stessi, passando soltanto un paio d’ore in piacevole e profondo sonno.
Molto presto l’oscurità della notte cominciò a recedere, proprio come il condizionamento mentale recede con l’approccio del risveglio dell’intelligenza interiore.
Raggi di luce dall’orizzonte, ad oriente, illuminarono i picchi.
Rama, Laksmana e tutti gli altri si risvegliarono con l’ora propizia ed eseguirono i loro doveri religiosi mattinieri.
Poi procedettero rapidamente all’eremitaggio del saggio Vasistha. Gli offrirono adeguata adorazione, si prostrarono ai suoi piedi e lo seguirono alla corte reale.
L’assemblea riempiva la corte; ma c’era un silenzio totale. Tutti gli esseri celestiali ed i saggi presero i loro designati seggi come i giorni precedenti.
Rama fissò devotamente il volto del saggio Vasistha.
Vasistha disse: “Rama, ricordi ciò che ti ho detto fino ad ora, le parole che sono capaci di risvegliare la conoscenza del Sé? Ricorrendo al distacco e ad una chiara comprensione della verità, questo oceano del samsara può essere attraversato: perciò impegnati in tale impresa.
Esiste soltanto l’Infinito, non c’è mente, non c’è ignoranza, non c’è anima individuale: questi sono tutti concetti che sorsero nel creatore Brahma. Qualunque oggetto ci possa essere, qualunque cosa possa essere la mente e i suoi desideri – tutto questo è invero l’unica Coscienza Cosmica.
Sino a che uno considera il corpo come ‘io’ e sino a che il Sé è posto in relazione a ciò che è visto, sino a che c’è speranza di felicità negli oggetti, con il sentimento ‘questo è mio’, sino ad allora ci sarà l’illusione concernente la mente, ecc."
Vasistha continuò: "Sino a che l’esperienza di questo mondo come realtà non è stata scossa dall’energia ricavata dalla chiara percezione della Verità, sino allora l’esistenza della mente e del resto, sembra essere autoevidente. Tale nozione continua sino a che c’è cieca dipendenza a causa della brama per l’esperienza oggettiva e sino a che ci sono malvagità ed illusione come conseguenza.
Ma nel caso di colui che non è attratto dal piacere, il cui cuore è fresco a causa della sua purezza e che ha fatto a pezzi la gabbia dei desideri, delle brame e delle speranze, l’illusa nozione dell’esistenza della mente cessa di essere.
Non è vista più, proprio come foglie secche bruciate. Lo stato della mente dei liberati che ancora vivono qui e che vedono sia la Suprema Verità che l’apparizione relativa, è conosciuta come sattva (purezza). È inadeguato chiamarla mente: è realmente sattva. Questi conoscitori della verità sono privi di mente e sono in uno stato di perfetto equilibrio: vivono la loro vita giocosamente. Scorgono la luce interiore tutto il tempo, anche se sembrano essere impegnati in diverse azioni.
0 Rama, hai raggiunto quello stato di sattva e la tua mente è stata bruciata nel fuoco della saggezza. Che cos’è quella saggezza? È che l’infinito Brahman è invero l’infinito Brahman, l’apparizione del mondo è soltanto un’apparenza la cui realtà è Brahman.
Ricorda la tua essenziale natura come Infinita Coscienza. Abbandona le nozioni della diversità.”
Vasistha continuò: “Tu sei quell’Oceano di Coscienza in cui appaiono innumerevoli onde e increspature conosciute come universi. Tu sei invero al di là degli stati di essere e non essere, entrambi i quali sono semplici concetti della mente.
Elevati al di là di tale condizionamento e perciò al di là di tutta la dualità. Come possono le tendenze e le limitazioni esistere in te? Tutti tali concetti sorgono nella Coscienza: come possono allora essere diversi dalla Coscienza e se non sono, come possiamo dire che essi sorgono nella Coscienza? Quello che è conosciuto come Rama è in verità il magnifico Infinito Oceano di Coscienza in cui numerosi universi appaiono e scompaiono come increspature ed onde. Rimani in uno stato di totale equanimità. Tu sei come lo spazio infinito. Il fuoco è inseparabile dal calore, la fragranza dai loti, il nero dal collirio, il bianco dalla neve, la dolcezza dalla canna da zucchero e la luce da una fonte luminosa. Allo stesso modo lo sperimentare è inseparabile dalla Coscienza. Lo sperimentare non è diverso dalla Coscienza, il senso dell’ego non è diverso dallo sperimentare, il jiva non è diverso dal senso dell’ego e la mente non è diversa dal jiva. I sensi non sono differenti dalla mente, il corpo non è differente dai sensi, il mondo non è differente dal corpo e non c’è null’altro che questo mondo. Questo catalogo di dipendenti categorie è esistito per lunghissimo tempo; tuttavia non è stato messo in moto da nessuno, né possiamo dire che esso sia esistito per lunghissimo o brevissimo tempo. La verità è, o Rama, che tutto questo non è null’altro che l’esperienza di Sé dell’Infinito.
C’è il vuoto nel vuoto, Brahman pervade Brahman, la Verità risplende nella Verità e la Pienezza riempie la Pienezza. Il saggio, pur funzionando in questo mondo, non compie nulla, poiché non cerca nulla. Allo stesso modo, o Rama, rimani puro nel cuore come lo spazio, ma esternamente impegnati nell’adeguata azione. In situazioni che possono provocare l'esaltazione o la depressione, rimani non influenzato da esse come un pezzo di legno. Colui che è amichevole persino nei confronti di chi lo sta per uccidere, è un veggente della verità.
Vasistha continuò: 0 Rama, la mente, l’intelletto e il senso dell’ego, così pure come i sensi, sono tutti privi di intelligenza indipendente: dove risiede allora il jiva e tutto il resto?
Proprio come la luna è una e tuttavia sembra essere due o più a seconda della visione difettosa o dell’agitazione nello strumento riflettente, il Sé è Uno, ma sembra essere molti a causa dell'agitazione causata dai pensieri.
Proprio come la notte giunge a termine quando l’oscurità recede, l’ignoranza trova fine quando il veleno della brama per i piaceri cessa. Questo mortale virus della brama per i piaceri è istantaneamente curato dalla magica formula delle dichiarazioni scritturali (Tu sei Quello, ecc.).
Perciò, o Rama, coloro che abbandonano le scritture hanno scelto di vivere come vermi per la loro propria distruzione.
Quando il vento cessa, la superficie del lago diventa ancora una volta calma: quando l’agitazione causata dall’ignoranza cessa, l’instabilità degli occhi causata dall’infatuazione per la moglie ed altri oggetti di piaceri cessa. Ovviamente, o Rama, hai raggiunto quella stabilità. Hai ascoltato attentamente le mie parole ed a causa di questo il velo dell’ignoranza in te è stato sollevato. Persino gli ordinari esseri umani sono profondamente influenzati dalle parole del loro precettore famigliare: come può essere allora differentemente per colui che possiede un’espansa visione come te?”
Rama disse: “Signore, ascoltando le tue parole di saggezza, il mondo che appare essere all’esterno ha perso la sua sostanzialità e la mia mente ha cessato di esistere. Riposo nella pace suprema. Percepisco il mondo così com’è, come l’Infinita Coscienza Infinitamente dispiegata di fronte a me.
Tutti i miei dubbi sono stati dispersi. Sono libero dall’attrazione e dalla repulsione. Vedo il Sé come il Tutto in Tutto. Quando penso al passato sorrido alle sciocche idee di dualità che ero solito intrattenere. Tutto questo grazie all’effetto delle tue parole di nettare, grazie al tuo consiglio spirituale.
Mentre ancora vivo in questo mondo sono anche nel mondo della luce. Grazie ai raggi di luce che emanano dal tuo cuore illuminato nella forma di parole di suprema saggezza, sono immerso in suprema beatitudine qui ed ora.”
Vasistha continuò: “0 Rama mi sei caro: perciò ti dichiarerò ancora una volta la verità Ascolta attentamente. Ascolta, sebbene per poterlo fare, devi assumere l’esistenza della diversità. La tua coscienza si espanderà e, la verità che esporrò salverà dal dolore persino coloro che non sono pienamente risvegliati. Quando uno è ignorante, intrattiene l’erronea nozione che il corpo è il Sé; i suoi propri sensi si dimostrano essere i suoi peggiori nemici. D’altra parte, colui che è dotato di conoscenza del Sé e conosce la verità gioisce l’amicizia dei suoi sensi, che compiaciuti ed appagati non lo distruggono.
Colui che non ha null’altro che disgusto per il corpo fisico e le sue funzioni sicuramente non indulge in esso invitando così la sofferenza.
Il Sé non è influenzato dal corpo, né il corpo è in alcun modo relazionato al Sé. Sono come la luce e l’oscurità. Il Sé che trascende tutte le modificazioni e le perversioni, non giunge in esistenza né svanisce. Qualunque cosa accada, accade a questo corpo che è inerte, ignorante, insenziente, finito, perituro e ingrato: che accada. Ma, come può questo corpo mai comprendere (attraverso i sensi o la mente) l’Eterna Coscienza? Poiché, quando uno è visto come la realtà, l’altro cessa di essere.
Brahman, che è la Realtà, non può mai diventare irreale anche quando è consapevole della diversità; né il corpo può mai acquisire la natura della Coscienza Infinita. Sebbene il Sé sia onnipresente, non è influenzato dal corpo, proprio come il loto non è toccato dall’acqua. Perciò, proprio come lo spazio non è influenzato dal movimento dell’aria all’interno di esso, questo Sé infinito non è influenzato dalle condizioni conosciute come vecchiaia, morte, piacere e dolore, esistenza e non esistenza che appartengono al corpo.
Anche se tutti questi corpi vengono visti dalla comprensione illusa, sono tut6 nella Coscienza Infinita soltanto, proprio come le onde appaiono sull’oceano.
La diversità e la perversità delle apparenze appartengono allo strumento che le riflette: la Verità o il Sé infinito non è influenzato da tutto questo, proprio come il sole non è influenzato dalla diversità e dall’agitazione che il suo riflesso attraversa in vari specchi o altri mezzi riflettenti.
Vasistha continuò: L’ignoranza del Sé è la sorgente di ogni fastidio e calamità. Dimmi, o Rama, c’è un singolo problema che non origini dall’ignoranza del Sé?
L’ignorante è visitato ripetutamente da terribile dolore e raramente dal piacere. Le sorgenti del dolore come il corpo, la ricchezza e la moglie non cessano nel caso di colui che è ignorante del Sé: non c’è fine alla sofferenza di colui che fermamente ritiene che il corpo sia il Sé.
Nell’oscurità dell’ignoranza, lo sciocco pensa di sperimentare il piacere e la felicità nei piaceri di questo mondo.
L’apparizione esterna della dolcezza negli oggetti è causata dall’ignoranza. Poiché tutti questi oggetti hanno un inizio e una fine, sono limitati, sono perituri.
Coloro che consideri qui come splendide donne decorate con perle ed altri gioielli non sono altro che la creazione della tua stessa illusione: sono le increspature che sorgono nell’oceano della lussuria. È questa illusione che considera attraente e vede qualità seduttive in ciò che non è altro che una modificazione di carne, grasso, pelle, ecc. e le fa persino apparire affascinanti; è a causa di tale illusione che il loro petto viene descritto come ciotole dorate e le loro labbra come le sorgenti del nettare.
È a causa dell’illusione che uno cerca la ricchezza e la prosperità che sono dolci, all’inizio, per l’ottuso, che sono la causa delle coppie di opposti (felicità ed infelicità, piacere e dolore, successo e fallimento) nel mezzo e che giungono a fine molto presto.
Dal perseguire la prosperità sorgono innumerevoli rami del piacere e innumerevoli rami di infelicità.
Questa illusione fluisce come un fiume da tempo immemorabile ed è oscurato da inutili azioni e dalle loro reazioni. Dà origine a ripetute nascite e si gonfia sempre più a causa delle amare reazioni o delle conseguenze di azioni calcolate per portare piacere o felicità.
Tutto questo conduce alla morte che ha un’insaziabile e vorace appetito e che consuma tutti i mondi quando sono maturi, per così dire.
Ma poiché l’ignorante è vincolato strettamente dalle sue false nozioni, né la transitorietà del mondo, né i duri colpi che egli soffre nella vita è in grado di risvegliarlo.
Questo condizionamento psicologico o auto-limitazione persiste durante l’intero ciclo del mondo, come il corpo del re degli dei, Indra. Come per caso, nel mezzo di tutto questo, avvengono divine manifestazioni in cui si rivela la più pura natura.
Laddove le creature immobili si ergono a contemplare il mistero del tempo, per così dire, le creature mobili sviate dalle forze gemelle dell’attrazione e della repulsione, dell’amore e dell’odio e afflitte dalla terribile malattia conosciuta come piacere e dolore, vecchiaia e morte, diventano debilitate e decadenti. Tra queste ultime, i vermi silenziosamente e pazientemente sopportano i frutti delle loro passate e malvagie azioni, contemplandole, per così dire, costantemente.
Vasistha continuò: Ci sono dei che sono creati nello spazio di un battito di ciglia dal Creatore Brahma; e ci sono esseri che vengono distrutti dall’atto stesso di chiudere gli occhi da parte di Brahma.
In quella Suprema Coscienza, ci sono Rudra che iniziano e concludono migliaia di cicli del tempo nel battito di una ciglia. E ci sono altre divinità che nello stesso istante creano e distruggono divinità come Rudra!
Sicuramente, tale manifestazione è infinita. Che cos’è impossibile per l’Infinita Coscienza? Comunque, tutto questo non è altro che immaginazione che è una manifestazione dell’ignoranza. Ogni prosperità e avversità, fanciullezza, gioventù, vecchiaia e morte, così pure come la sofferenza, ciò che è conosciuto come esseri immersi nella felicità e nell’infelicità e tutto il resto: tutti questi sono le estensioni della densa oscurità dell’ignoranza.”
Rama chiese: “Signore sono perplesso dalla tua affermazione che persino gli dei come Vishnu e Shiva sono parte di questa ignoranza o avidya. Ti prego, spiegami questa affermazione.”
Vasistha rispose: “La Verità o Esistenza-Coscienza- Beatitudine Assoluta è al di là del pensiero e della comprensione, è suprema pace ed onnipresente, trascende l’immaginazione e la descrizione.
In Essa sorge naturalmente la facoltà della concettualizzazione che è considerata essere triplice: sottile, mediana e grossolana.
L’intelletto che abbraccia questi tre li considera come sattva, rajas e tamas. I tre insieme costituiscono ciò che è conosciuto come prakriti o natura. Avidya o ignoranza è prakriti o natura ed è triplice. Questa è la sorgente di tutti gli esseri; al di là di essa c’è il Supremo.
Queste tre qualità della natura (sattva, rajas e tamas) sono ancora suddivise in tre ciascuna, cioè sottile, mediano e grossolano ognuna. Così ci sono nove categorie. Queste nove qualità costituiscono l’intero universo.
I saggi, gli asceti, i siddha, i dimoratori del mondo degli inferi, i celestiali, gli dei - questi sono la parte sattvica dell’ignoranza. Tra questi, i celestiali e coloro che dimorano nei mondi infernali formano il grossolano (tamas), i saggi formano il mediano (rajas) e gli dei Vishnu, Shiva e Brahma formano la parte sattvica.
Coloro che giungono sotto la categoria del sattva non rinascono più: perciò sono considerati liberati. Essi esistono sino a che dura questo mondo. Gli altri (come i saggi) che sono liberati pur vivendo (jivanmukta), abbandonano il loro corpo nel corso del tempo, raggiungono la dimora degli dei, dimorano là durante il periodo dell’esistenza del mondo e poi sono liberati.
Così questa parte dell’avidya o ignoranza è diventata vidya o conoscenza del Sé!
Avidya sorge in vidya proprio come le increspature sorgono nell’oceano; e avidya si dissolve in vidya proprio come le increspature si dissolvono nell’acqua.
La distinzione tra le increspature e l’acqua è irreale e verbale. Allo stesso modo, la distinzione tra l’ignoranza e la conoscenza è irreale e verbale. Qui non c’è né ignoranza né conoscenza! Quando cessi di vedere la conoscenza e l’ignoranza come due entità distinte, esiste soltanto ciò che esiste. Il riflesso di vidya in se stessa è considerato avidya. Quando queste due nozioni vengono abbandonate ciò che rimane è la Verità: può essere qualcosa o può essere nulla. È onnipotente, è più vuota dello spazio e tuttavia non è vuota perché è piena di Coscienza. Come lo spazio all’interno di un recipiente è indistruttibile e ovunque; è la Realtà in tutte le cose. Proprio come un magnete fa muovere il ferro con la sua sola presenza, Essa causa il moto cosmico senza intendere farlo. Perciò si dice che non fa nulla.
Vasistha continuò: Così nulla è realmente diventato fisico o materiale. Se la concettualizzazione che dà origine alle nozioni dell’essere e del non-essere viene eliminata, allora si realizza che tutti questi jiva, ecc., sono vuote espressioni.
Tutte le relazioni che sorgono nel proprio cuore a causa dell’ignoranza vengono viste essere non esistenti. Anche quando la corda è scambiata per un serpente, nessuno può essere morso dal quel serpente! È l’assenza della conoscenza del Sé che è conosciuta come ignoranza o illusione. Quando il Sé è conosciuto, si raggiungono le sponde dell’illimitata Intelligenza. Quando la Coscienza oggettifica se stessa e si considera come il suo stesso oggetto di osservazione, c’è avidya o ignoranza. Quando questa nozione soggetto-oggetto è trascesa, tutti i veli che avvolgono la Realtà sono rimossi. L'individuo non è nulla più della mente personalizzata. L’individualità cessa quando quella mente cessa: può rimanere solo sino a che c’è la nozione di essa.”
Rama chiese: “Signore, ti prego, dimmi come questa Intelligenza Cosmica diventa le cose insenzienti come le rocce.”
Vasistha rispose: “In queste sostanze come le rocce, la Coscienza rimane immobile avendo abbandonato la facoltà pensante ma non essendo stata in grado di raggiungere lo stato di non-mente. È come lo stato del sonno profondo, molto lontano dallo stato della Liberazione.”
Rama chiese ancora: “Ma, se esistono in una sorta di stato di sonno profondo senza alcun concetto o precetto, penso che siano vicini alla Liberazione!”
Vasistha rispose: “Moksha, liberazione o realizzazione dell’Infinito non è esistenza nella forma di creature immobili! La liberazione è conseguita quando uno raggiunge lo stato della suprema pace dopo intelligente indagine nella natura del Sé e dopo che questo ha provocato un risveglio interiore.
Kaivalya o totale libertà è il conseguimento del Puro Essere dopo che tutto il condizionamento mentale è stato trasceso consciamente e dopo accurata investigazione. I saggi dicono che uno è stabilito nel Puro Essere o Brahman soltanto dopo che ha investigato la natura della verità esposta nelle scritture, nella compagnia e con l’aiuto di saggi illuminati.
Sino a che la limitazione psicologica e il condizionamento rimangono nel cuore, persino nel loro sottile stato di ‘seme’, ciò dovrebbe essere considerato come lo stato del sonno profondo; dà origine alla rinascita anche se viene sperimentato uno stato di tranquillità e anche quando la mente sembra essere assorbita in se stessa. È uno stato inerte ed è la sorgente dell’infelicità. Tale è lo stato degli oggetti immobili e insenzienti come le rocce, ecc. Non sono liberi dalla limitazione del Sé (vasana), ma la limitazione è nascosta e latente in essi, proprio come i fiori sono latenti nei semi e i vasi nell’argilla.
Dove esiste il seme delle vasana (autolimitazione, condizionamento o tendenza) quello è lo stato di sonno profondo; non è la perfezione; quando tutte le vasana sono distrutte e persino la potenzialità della vasana non esiste, quello stato è conosciuto come il Quarto (al di là della veglia, sogno e sonno profondo) e Stato Trascendentale. Le vasana, il fuoco, il debito, la malattia, l’inimicizia, l'attaccamento, l’odio e il veleno - tutti questi disturbano anche dopo che sono stati rimossi se ne rimane anche solo la traccia.
D’altra parte, se tutte le vasana sono state completamente rimosse, allora uno è stabilito in quello stato di Puro Essere; che uno così sia vivo o meno, egli non è più afflitto dal dolore. La chit-shakti (energia-coscienza) è nelle creature immobili, ecc., come vasana latente. È questa chit-shakti che determina la natura di ciascun oggetto; è la caratteristica fondamentale delle molecole stesse di ogni oggetto.
Se questo non viene realizzato come Atma-shakti (energia del Sé o Coscienza Infinita) crea l'illusione dell’apparizione del mondo; se viene realizzata come la Verità che è Infinita Coscienza, quella realizzazione distrugge ogni dolore.
Il non vedere questa verità è conosciuto come avidya o ignoranza; tale ignoranza è la causa dell'apparizione del mondo che è la sorgente di tutti gli altri fenomeni.
Proprio come il sorgere del primo pensiero disturba il sonno e vi pone termine, il più leggero risveglio dell’intelligenza interiore distrugge l’ignoranza. Quando uno avvicina l’oscurità con la luce in mano, desiderando scorgerla, l’oscurità svanisce; quando la luce dell’indagine è rivolta sull’ignoranza, l'ignoranza scompare. Quando uno comincia ad indagare: ‘Che cos’è 1”io’ in questo corpo composto di sangue, carne, ossa, ecc.?’ immediatamente l’ignoranza cessa di esistere.
Quello che ha un inizio ha anche una fine. Quando tutte le cose che hanno un inizio vengono spazzate via, ciò che rimane è la Verità che è la cessazione di avidya o ignoranza.
Ciascuno deve realizzarlo da sé. In breve, avidya è il credo che ‘Esiste una realtà che non è Brahman o Coscienza Cosmica’, quando c’è la sicura conoscenza che ‘Questo è invero Brahman’, avidya cessa.
Vasistha continuò: Ancora e ancora ti ripeto tutto questo, o Rama, per il tuo risveglio spirituale; la realizzazione del Sé non avviene senza tale ripetizione (o pratica spirituale).
Questa ignoranza conosciuta come avidya o ajnana, è diventata densa, essendo stata espressa e sperimentata dai sensi in migliaia di incarnazioni, all’interno e all’estemo di questo corpo. Ma, la conoscenza del Sé non è a portata dei sensi. Sorge quando i sensi e la mente, che è il sesto senso, cessano. 0 Rama, vivi in questo mondo fermamente stabilito nella conoscenza del Sé, proprio come vive il re Janaka avendo conosciuto ciò che deve essere conosciuto.
Nel suo caso la verità è rea1i~~+ta in ogni momento, che egli sia attivo o no, che egli sia sveglio o meno. Il Signore Vishnu si incarna in questo mondo e assume un’incarnazione pienamente stabilita in questa conoscenza del Sé. Allo stesso modo, il Signore Shiva rimane stabilito nella conoscenza del Sé; ed anche il Signore Brahma è stabilito nella conoscenza del Sé.
Sii stabilito nella conoscenza, o Rama, così come lo sono loro.”
Rama chiese: “Signore, ti prego dimmi, che cos’è la natura della conoscenza del Sé in cui tutti questi grandi sono stabiliti?”
Vasistha rispose: “Rama, conosci già tutto ciò. Tuttavia, al fine di renderlo abbondantemente chiaro, stai ponendo ulteriori domande.
Qualunque cosa ci sia e qualunque cosa appare essere il gioco di prestigio del mondo, non è altro che il puro Brahman o la Coscienza Assoluta e null’altro.
La coscienza è Brahman, il mondo è Brahman, tutti gli elementi sono Brahman, io sono Brahman, il mio nemico è Brahman, i miei amici e parenti sono Brahman, Brahman è i tre periodi di tempo, poiché tutti questi sono radicati in Brahman. Proprio come l’oceano sembra essere espanso a causa delle onde, Brahman sembra essere espanso a causa dell’infinita varietà delle sostanze. Brahman percepisce Brahman, Brahman sperimenta o gioisce Brahman, Brahman è reso manifesto in Brahman per il potere di Brahman stesso.
Brahman è la forma del mio nemico che dispiace a me che sono Brahman: quando tale è il caso, chi fa che cosa ad un altro?
Le modalità della mente come l’attrazione e la repulsione, i piaceri ed i dispiaceri, sono stati creati dall’immaginazione. Questi sono stati distrutti dall’assenza dei pensieri. Quando Brahman soltanto si muove in tutto ciò che è Brahman e Brahman soltanto si dischiude come Brahman in tutto, che cos’è la gioia e che cos’è il dolore? Brahman è soddisfatto con Brahman, Brahman è stabilito in Brahman. Non c’è ‘io’ né un altro!
Vasistha continuò: Tutti gli oggetti di questo mondo sono Brahman. ‘Io’ sono Brahman. Essendo tale il caso, sia l’attaccamento che il distacco, la brama e l’avversione, non sono altro che nozioni. Il corpo è Brahman, la morte è anch’essa Brahman: quando essi si trovano insieme, come la corda reale e il serpente immaginario, dov’è la causa del dolore? Senilmente il corpo è Brahman e il piacere è Brahman; dov’è la causa del rallegrarsi quando il corpo sperimenta piacere? Quando, sulla superficie del calmo oceano, le onde sembrano essere agitate, le onde non cessano di essere acqua! Anche quando Brahman sembra essere agitato (nell’apparizione del mondo), la Sua essenza è immutata e non c’è né ‘io’ né ‘tu’. Quando il gorgo muore nell’acqua, nulla è morto!
Quando la morte-Brahman sopraffà il corpo-Brahman, nulla è perduto.
L’acqua è capace di essere calma e di essere agitata: allo stesso modo Brahman può essere quiescente ed irrequieto. Tale è la sua natura. È l’ignoranza o l’illusione che divide l’Uno nel ‘Questo è il jiva senziente’ e ‘Questo è la materia insenziente’: i saggi non trattengono tali erronee opinioni. Perciò, per l’ignorante il mondo è pieno di dolore; per il saggio lo stesso mondo è pieno di beatitudine, proprio come per il cieco il mondo è oscuro e per colui che ha buona vista il mondo è pieno di luce. Quando l’unico Brahman soltanto pervade tutto, non c’è morte, né c’è una persona vivente.
Le increspature giocano sulla superficie dell’oceano, non sono nate né muoiono!
È lo stesso per gli elementi di questa creazione. ‘Questo è’ e ‘Questo non è’ - tali illuse nozioni sorgono nel Sé. Queste nozioni non sono realmente causate, né hanno una motivazione, proprio come un cristallo riflette oggetti di differenti colori senza una motivazione.
Il Sé rimane se stesso anche quando le energie del mondo proiettano innumerevoli diversità sulla superficie dell’Oceano della Coscienza. Non ci sono entità indipendenti, in questo mondo, conosciute come ‘corpo’, ecc. Ciò che è visto come il corpo e ciò che viene visto come nozioni, gli oggetti di percezione, il perituro e l’imperituro, i pensieri e i sentimenti e il loro significato - tutti questi sono Brahman in Brahman, l’Infinita Coscienza.
C’è dualità soltanto negli occhi dell’illuso e dell’ignorante. La mente, l’intelletto, il senso dell’ego, gli elementi cosmici, i sensi e tutti tali diversi fenomeni sono soltanto Brahman: il piacere e il dolore sono illusioni (parole senza sostanza). Proprio come un singolo suono prodotto tra le colline echeggia e riecheggia nella diversità, l’Unica Coscienza Cosmica sperimenta la molteplicità all’interno di Se stessa, con le nozioni ‘Questo sono io’ e ‘Questa è la mente’, ecc.
L’Unica Coscienza Cosmica vede la diversità all’interno di Se stessa, proprio come un sognatore sogna i diversi oggetti all’interno di se stesso.
Vasistha continuò: Quando l’oro non è riconosciuto come tale, si mischia con la terra; quando Brahman non è così riconosciuto, sorge l’impurità dell’ignoranza.
Quando l’oro è riconosciuto come tale, esso “diventa” istantaneamente oro; quando Brahman è riconosciuto come tale”diventa” istantaneamente Brahman. Essendo onnipotente, Brahman diventa qualunque cosa lo si consideri essere, senza alcuna motivazione per farlo.
Quando un parente non è riconosciuto come tale, è considerato uno straniero; quando il parente è riconosciuto, la nozione dello straniero è istantaneamente dispersa.
Che cos’è la verità? “Non ho nulla a che fare con il dolore e le azioni, con l’illusione o il desiderio. Sono in pace, libero dal dolore. Sono Brahman” - tale è la verità. “Sono libero da ogni difetto, sono il Tutto, non cerco nulla né abbandono nulla, io sono Brahman” - tale è la verità. “Io sono il sangue, io sono la carne, io sono le ossa, io sono il corpo, io sono Coscienza, io sono anche la mente, io sono Brahman” - tale è la verità. “Io sono il firmamento, io sono lo spazio, io sono il sole e l’intero spazio, io sono tutte le cose, io sono Brahman” – tale è la verità. “Io sono uno stelo d’erba, io sono la terra, io sono un albero, io sono la foresta, io sono la montagna e gli oceani, io sono il Brahman non duale” tale è la verità. “Io sono l’Essenza di tutte le cose” - tale è la verità.
Questo è certo: tutte le cose esistono in Br tutte le cose fluiscono da Esso, tutte le cose sono Brahman; è Onnipresente, è il solo Sè, è la Verità.
Vasistha continuò: La Verità che è onnipresente e che è Pura Coscienza priva di oggettività, viene chiamata variamente Coscienza, Sé, Brahman, Esistenza, Verità, Ordine e anche Pura Conoscenza. È pura e nella Sua luce tutti gli esseri conoscono il loro stesso Sé.
Sebbene sembri essere in contatto con le incessanti esperienze del senso dell’ego di innumerevoli esseri che così ricavano il diletto che è di Brahman, tuttavia è al di là del raggiungimento di questi ed intaccato da loro. Poiché, sebbene sia in verità la sorgente ultima di tutta la felicità e la delizia, ha la natura del sonno profondo (privo di diversità) pacifico e puro. Nella relazione soggetto-oggetto e nella conseguente esperienza di piacere, la beatitudine di Brahman è infinitesimamente sperimentata.
Io sono l’eterno Brahman libero dalle erronee nozioni del piacere e del dolore, ecc. e perciò Puro; sono la Coscienza in cui c’è il vero e puro sperimentare. Sono quella Pura Coscienza in cui la Pura Intelligenza funziona senza interferenza del pensiero. Io sono quel Brahman che è l’intelligente Energia che funziona in tutti gli elementi (terra, acqua, fuoco, ecc.).
Io sono quella Pura Coscienza o Brahman che esiste ininterrottamente nella veglia, nel sogno e nel sonno profondo e che è perciò il Quarto o Verità Trascendente.
Proprio come il gusto della canna da zucchero coltivata in centinaia di differenti campi è uniforme e lo stesso, allo stesso modo la Coscienza che dimora in tutti gli esseri è la stessa - quella Coscienza Io sono. Sono quella Conscia Energia (chit-shakti) che è più vasta dell’universo e tuttavia più sottile della più minuta particella atomica e perciò invisibile. Sono la Coscienza che esiste ovunque come il burro nel latte e la cui natura stessa è lo sperimentare.
Continua ed omogenea nella veglia, nel sogno, nel sonno profondo e nel quarto stato trascendentale, risplende quando tutti i pensieri, le eccitazioni e ogni odio sono cessati.
In Essa tutti questi mondi si manifestano sebbene in effetti nulla sia mai accaduto.
Vasistha continuò: Stabiliti in questa realizzazione della verità, i grandi saggi sono sempre vissuti in pace ed equanimità; liberi dalle tendenze precostituite rimanevano inscuotibili nella loro diretta esperienza, tuttavia, essi si aggiravano per le foreste, le isole e le città e viaggiavano nei cieli come se fossero angeli o dei; conquistavano i loro nemici e governavano come imperatori - si impegnavano in diverse attività in accordo alle ingiunzioni scritturali, poiché realizzavano che tale era l’adeguata condotta. Gioivano il piacere della vita; visitavano i giardini di piacere ed erano intrattenuti da ninfe celestiali. Realizzavano doverosamente i doveri della vita familiare. Si impegnavano persino in grandi guerre. La loro mente era pienamente stabilita nello stato di sattva o divinità ed era perciò supremamente libera dall’illusione, dalla nozione egoistica “Io faccio questo” e dal desiderio di raggiungimento, sebbene essi non rigettavano tale raggiungimento o le ricompense delle loro azioni. Non indulgevano in vana esaltazione quando sconfiggevano i loro nemici, né si abbandonavano alla disperazione o all’angoscia quando venivano sconfitti. Erano impegnati in attività naturali, permettendo a tutte le azioni di procedere da essi non volitivamente.
Segui il loro esempio, o Rama. Che la tua personalità sia priva di ego e che le azioni appropriate procedano spontaneamente da te. Poiché soltanto la Coscienza Infinita e indivisibile è la verità, ed è questa che ha assunto questa apparizione di diversità che non è né reale né irreale.”
Rama disse: “0 Signore per la tua grazia sono pienamente risvegliato alla Realtà. La mia illusione è svanita. Farò come mi ordini di fare. Sicuramente, riposo pacificamente nello stato di colui che è liberato pur vivendo. Ti prego, signore, dimmi come uno raggiunge questo stato di liberazione per mezzo del controllo della forza vitale (prana) e con la distruzione di tutte le autolimitazioni o condizionamenti psicologici.”
Vasistha rispose: ‘11 metodo per mezzo del quale questo ciclo di nascita e morte cessa è chiamato Yoga. E la suprema trascendenza deva mente ed è di due generi. La conoscenza del Sé è di un tipo; il controllo della forza vitale è un altro. Comunque, lo yoga è giunto a significare soltanto quest’ultimo. Tuttavia, entrambi i metodi conducono allo stesso risultato. Per qualcuno la conoscenza del Sé attraverso l’indagine è difficile; per altri è difficile lo yoga. Ma la mia convinzione è che il sentiero dell’indagine è facile per tutti, perché la conoscenza del Sé è la sempre presente Verità Ti descriverò ora il metodo dello yoga.”

La storia di Bhusunda

Vasistha continuò: “Nell’Infinita, Indivisibile Coscienza in un solo angolo, per così dire, è come se ci fosse un’apparizione simile ad un miraggio. Il Creatore Brahma che è la causa apparente di questa apparizione del mondo, dimora là. Io sono Suo figlio, nato dalla Sua mente. Una volta, quando ero nel cielo di Indra, udii da saggi come Narada le storie di esseri dalla lunga vita. Nel corso di questa discussione, il grande saggio Satatapa disse: “In un angolo del monte Meru, c’è un albero che realizza i desideri conosciuto come Cuta, le cui foglie sono fatte d’oro e d’argento. Su quell’albero dimora un corvo conosciuto come Bhusunda che è supremamente libero da ogni attrazione ed avversione. Non c’è nessuno sulla terra o nel cielo che abbia vissuto più a lungo di lui. Egli non soltanto ha vissuto a lungo, ma è anche un essere illuminato e pacifico. Se qualcuno di voi può vivere come egli vive, ciò sarà considerata una vita altamente lodevole e meritoria.”
Udii queste parole e ne fui grandemente ispirato. Partii immediatamente per incontrare questo Bhusunda. Istantaneamente raggiunsi quel picco del monte Meru dove egli viveva. La montagna era radiosa, il picco arrivava sino al cielo. Là vidi l’albero Cuta le cui foglie e fiori erano splendenti come gioielli: toccava il cielo. I celestiali che dimoravano su di esso riempivano l’atmosfera con le loro canzoni. Saggi perfetti, che potevano assumere qualunque forma desiderassero, dimoravano su di esso. Era un albero enorme, di dimensioni incommensurabili che ospitava anche diversi tipi di uccelli.
Vidi il famoso cigno che è il veicolo del Creatore Brahma. Vidi l’uccello Suka che è il veicolo del dio del fuoco ed erudito nelle scritture. Vidi il pavone che è il veicolo del dio Kartikeya. Vidi anche l’uccello conosciuto come Bhradvaja ed altri ancora. E a grande distanza, su quell’albero, vidi dei corvi. Tra loro vidi il grande Bhusunda che sedeva in suprema tranquillità e pace. Era bello, luminoso e pacifico. Era il famoso Bhusunda dalla lunga vita. Aveva vissuto per parecchi cicli del mondo. Ricordava persino coloro che erano vissuti yuga fa. Era silente. Era libero dal senso dell'io e del mio. Era l’amico di tutti.
Vasistha continuò: Scesi giusto di fronte a Bhusunda. Egli sapeva che ero Vasistha e mi diede il benvenuto conformemente. Con la sua semplice forza-pensiero materializzò fiori con cui mi rese omaggio. Mi fece sedere vicino a lui, poi mi disse:
‘Considero una grande benedizione che dopo lungo tempo ci hai dato il tuo darshan (visione). Tu sei il più grande tra coloro che sono degni di adorazione: e sei venuto qui soltanto come risultato del mio merito accumulato. Ti prego, dimmi la ragione della tua visita. Certamente nel tuo cuore splende la luce della conoscenza del Sé accesa dalla continua, intensa indagine sulla natura di questa apparizione irreale del mondo. Qual è lo scopo della tua visita? Ah, alla sola vista dei tuoi piedi benedetti, ho intuito il tuo scopo. Sei venuto qui a perseguire la tua indagine nei segreti dell’estrema longevità. Tuttavia, amerei udire ciò dalle tue stesse labbra.’
Risposi così: ‘Sei veramente benedetto in quanto gioisci suprema pace, in quanto sei dotato della più alta saggezza e per il fatto che non sei afferrato nella rete dell’illusione conosciuta come apparizione del mondo. Ti prego, illuminami riguardo ad alcuni fatti concernenti te stesso.
In quale dinastia nascesti? Come acquisisti la conoscenza di Quello che soltanto merita di essere conosciuto? Qual è la tua età ora? Ricordi qualcosa concernente il passato? Chi è che stabilì che tu dovessi essere di lunga vita e dovessi vivere su quest’albero?’
Bhusunda rispose: ‘Poiché mi poni queste domande, o saggio, risponderò doverosamente. Ti prego, ascolta con attenzione. La storia che sto per narrarti è così ispirante che distruggerà i peccati di coloro che la raccontano e che l’ascoltano.’
Avendo detto questo, o Rama, Bhusunda cominciò la seguente narrazione. Le sue parole erano serie e gentili. Avevano potere poiché si era elevato al di là dei desideri e del perseguimento del piacere. Il suo cuore era puro, poiché aveva raggiunto il compimento. Era pienamente consapevole della nascita e dell’estinzione delle creazioni. Le sue parole erano dolci e aveva la dignità del Creatore Brahma stesso. Cominciò il suo discorso così:
‘In questo universo c’è una grande divinità conosciuta come Hara che è il Dio degli dei e che è adorato da tutti loro. La sua consorte occupa metà del suo corpo. Il santo fiume Gange fluisce dai suoi capelli intrecciati. Sul suo capo risplende la luna. Un cobra mortale circonda il suo collo, apparentemente privato del suo veleno a causa del nettare che fluisce dalla luna. È adornato soltanto dalla cenere sacra che è sparsa in tutto il suo corpo. Dimora nei cimiteri o nei terreni crematori. Indossa una ghirlanda di teschi. I suoi amuleti e braccialetti sono serpenti. Con una semplice occhiata distrugge i demoni. È dedito al benessere dell’intero universo. Le colline e le montagne che sembrano eternamente immerse in meditazione sono i simboli che lo rappresentano. I suoi luogotenenti sono fantasmi che hanno teste e mani come rasoi e che hanno volti simili ad orsi, cammelli, topi, ecc. È dotato di tre occhi e le divinità femminili che nutrono gli esseri dei quattordici mondi danzano di fronte a Lui.
Queste divinità sono anch’esse dotate di volti che assomigliano a vari animali. Dimorano sui picchi di montagna, nello spazio, in mondi diversi, in terreni crematori ed in corpi di esseri incarnati. Di queste divinità femminili, otto sono le principali: Jaya, Vijaya, Jayanti, Aparajita, Siddha, Rakta, Alambusa e Utpala. Tutte le altre seguono queste otto divinità. Di queste, Alambusa, la settima, è la più famosa. Il suo veicolo è un corvo estremamente potente e di colore blu. Il suo nome è Canda ed egli ebbe ventun figli, io sono uno di questi. Noi tutti adorammo la dea Brahmi E per la sua grazia conseguimmo la conoscenza del Sé e la liberazione. Un giorno, Canda disse: ‘Figli, siete andati al di là dell'apparizione del mondo avendo tagliato i vincoli delle vasana o del condizionamento mentale?’ Noi rispondemmo: ‘Padre, abbiamo ottenuto la conoscenza che è degna di essere ottenuta per la grazia della dea Brahmi. Cerchiamo un luogo isolato ed eccellente in cui dimorare.’
Canda disse: “C’è una montagna eccelsa nel mondo, conosciuta come Meru, che è il sostegno dei quattordici mondi e di tutti gli esseri che vi dimorano. Tutti gli dei ed i saggi vi dimorano. In essa risiede l’albero che realizza i desideri. In uno dei suoi rami, una volta costruii un nido dove la dea Alambusa fu in profonda meditazione. È magnifico ed eccellente. Figli, andate in quel nido e vivete in esso. Non incontrerete mai nessun ostacolo.”
Secondo le istruzioni di nostro padre, tutti noi venimmo qui e prendemmo dimora in quel nido.
Vasistha chiese: “Che cosa accadde ai tuoi fratelli, poiché vedo soltanto te, qui?”
Bhusunda continuò: “Passò lungo tempo, o saggio e nel corso del tempo i miei fratelli abbandonarono la loro esistenza fisica e ascesero al cielo del Signore Shiva. In effetti, persino le persone dalla lunga vita per quanto santi e forti sono consumati dal Tempo.”
Vasistha chiese ancora: “Com’è che sei rimasto intoccato dal calore, dal freddo, dal vento e dal fuoco?”
Bhusunda continuò: “In verità, essere incarnato come un corvo disprezzato dalla gente non è uno stato felice, sebbene il Creatore abbia ampiamente provveduto alla sopravvivenza persino dell’umile corvo. Ma noi siamo rimasti immersi nel Sé, felici ed appagati: perciò siamo sopravvissuti a dispetto di tante calamità Siamo rimasti fermamente stabiliti nel Sé, avendo abbandonato le vane attività che non sono altro che tormento per il corpo e per la mente. Per questo nostro corpo fisico non c’è miseria né nella vita, né nella morte; perciò rimaniamo come siamo, non cercando null’altro al di fuori di ciò che È.
Abbiamo visto il destino dei mondi. Abbiamo abbandonato mentalmente l’identificazione con il corpo. Stabilito nella conoscenza del Sé e rimanendo su quest’albero, assisto al passaggio del tempo. Attraverso la pratica del pranayama mi sono elevato al di sopra della divisione del tempo. Perciò, sono in pace all’interno del mio cuore e non sono influenzato dagli eventi del mondo. Che tutti gli esseri svaniscano o che vengano in esistenza; non abbiamo alcuna paura. Che tutti questi esseri entrino nell’oceano conosciuto come Tempo o meno, noi siamo seduti sulle sponde di quell’oceano e perciò non ne siamo toccati. Non accettiamo né rigettiamo; sembriamo essere, ma non siamo ciò che sembriamo essere. Così rimaniamo su quest’albero.
Sebbene ci impegniamo in diverse attività, non restiamo coinvolti nelle modificazioni mentali e così non perdiamo mai il contatto con la Realtà.
Signore, quel nettare per cui gli dei frullarono l’oceano è inferiore alle benedizioni che fluiscono dalla presenza stessa di saggi come te. Non considero nulla di più lodevole della compagnia dei saggi che sono liberi da tutte le brame ed i desideri. Anche se ho già conseguito la conoscenza del Sé, considero che la mia nascita è stata oggi realmente realizzata, in quanto ho visto te e ho goduto della tua compagnia.”
Bhusunda continuò: “Questo albero che realizza i desideri non è scosso dalle varie calamità naturali, né dai cataclismi causati dagli esseri viventi. Ce ne sono stati molti in cui i demoni hanno cercato di distruggere o sopraffare la terra, come quando il Signore è intervenuto e l’ha riscattata. Durante tutti questi, quest’albero è rimasto intoccato. Persino l’inondazione ed il bruciante calore del sole della dissoluzione cosmica non sono riusciti a scuoterlo. A causa di questo, noi che dimoriamo su di esso siamo sfuggiti al danno: il male sopraffà colui che vive in un luogo indegno e non in un luogo santo.”
Vasistha chiese: “Ma, alla fine della vita del cosmo, quando ogni cosa è dissolta, come sei riuscito a sopravvivere?”
Bhusunda rispose: “Durante quel periodo, o saggio, io abbandono questo nido, proprio come un uomo ingrato abbandona il suo amico. Quindi rimango unito allo spazio cosmico, totalmente libero da ogni pensiero e modificazione mentale. Quando i dodici soli cosmici riversano insopportabile calore su questa creazione, io pratico la dharanavaruni e rimango intaccato. (Varuna è il signore delle acque: la dharanavaruni è la concentrazione su Varuna). Quando soffia il vento con tale forza da sradicare persino le montagne, io pratico la dharanaparvati e rimango intaccato (Parvata è il signore delle montagne e la dharanaparvati è la sua contemplazione). Quando l’intero universo è inondato dalle acque cosmiche, io pratico la dharanavayu e rimango intoccato (Vayu è il dio del vento e la dharanavayu è la contemplazione dell’essenza del vento). Poi rimango come nel sonno profondo sino all’inizio del successivo ciclo cosmico. Quando il nuovo Creatore comincia a creare nuovi cosmi, io ritorno alla mia dimora in questo nido.”
Vasistha chiese: “Perché gli altri non sono in grado di fare ciò che tu hai fatto?”
Bhusunda rispose: “0 saggio, la volontà dell’Essere Supremo non può essere trasgredita: è Sua volontà che io debba essere così e che gli altri siano così come sono.
Uno non può scandagliare o misurare ciò che deve essere. In conformità alla natura di ciascuno, quello che deve essere, avviene. Perciò, in accordo con la mia forza pensiero o concezione, quest'albero si trova in ogni ciclo del mondo, in questo luogo e in questa maniera.”
Vasistha chiese: “Gioisci tale longevità da suggerire che tu abbia conseguito la Liberazione finale! E sei saggio, coraggioso e un grande yogi. Ti prego, dimmi quali straordinari eventi ricordi, concernenti questo e il precedente ciclo del mondo.”
Bhusunda disse: “Ricordo che ci fu un tempo in cui su questa terra non c’era nulla. Né alberi, né piante, né persino montagne. Per un periodo di undicimila anni la terra fu coperta dalla lava. In quei giorni non c’era né giorno né notte al di sotto della regione polare poiché nel resto della terra non c’erano né il sole né la luna. Soltanto metà della regione polare era illuminata. Allora i demoni governavano la terra: erano ignoranti, potenti e prosperi. La terra era il loro campo di giochi.
A parte la regione polare, il resto della terra era coperto di acqua e poi, per lunghissimo tempo, l’intera terra fu coperta di foreste, eccetto la regione polare. Poi sorsero grandi montagne, ma senza alcun abitante umano. Per un periodo di diecimila anni, la terra fu coperta dai cadaveri dei demoni. Ci fu un tempo in cui gli dei che erano soliti aggirarsi per i cieli svanirono dalla vista a causa della paura e la terra era diventata simile ad una singola montagna! Ricordo molti tali eventi: ma lascia che ti narri ciò che è importante.  Durante la mia vita ho visto l’apparizione e la scomparsa di innumerevoli Manu (i progenitori della razza umana). Ci fu un tempo in cui il mondo era privo degli dei e dei demoni, era uno splendente uovo cosmico. In un altro tempo, la terra fu popolata da brahmini dediti all’alcol, sudra che ridicolizzavano gli dei e donne poligame. E ricordo ancora un’altra epoca in cui la terra era coperta di foreste, quando l’oceano non si poteva nemmeno immaginare e quando gli esseri umani venivano creati spontaneamente. In un altro periodo non c’era né la montagna né la terra; gli dei e i saggi dimoravano nello spazio.
In un altro tempo non c’erano né gli dei, né i saggi, né altri. L’oscurità prevaleva ovunque.
Innanzitutto sorse la nozione della creazione. Poi la luce e la divisione dell’universo. Poi, uno dopo l’altro, furono creati diversi esseri, così pure come le stelle ed i pianeti.
Vidi che durante un’epoca fu il Signore Vishnu a creare l’universo, durante un altro fu Brahma ed in un altro fu Shiva.”
Bhusunda continuò: “Naturalmente ricordo saggi come te, dee come Gauri, demoni come Hiranyaksa, re come Sibi, del recente passato e di lontane epoche.
0 saggio, questa è l’ottava volta che tu hai preso nascita come il saggio Vasistha e questa è l’ottava volta che ci incontriamo. Un tempo tu nascesti dallo spazio, un altro dall’acqua, un altro dal vento, un altro da una montagna e poi dal fuoco.
Qualunque cosa stia accadendo nella presente creazione è avvenuta esattamente nello stesso modo durante le tre precedenti, ma ricordo gli eventi di dieci tali creazioni.
In ogni epoca ci sono stati saggi che hanno esposto la verità e rivelato i Veda. Ci sono stati Vyasa che hanno scritto le storie antiche. E ripetutamente Valmiki ha composto il sacro Ramayana. Oltre a ciò, un sacro libro di saggezza che contiene le tue istruzioni a Rama è stato anch’esso registrato da un saggio conosciuto come Valmiki: originalmente aveva centomila versi. Anche in quest’epoca sarà registrato da Valmiki per la dodicesima volta.
Al fine di distruggere i demoni, il Signore Vishnu rinasce ripetutamente come Rama: questa sarà l’undicesima volta e il Signore Vishnu si incarnerà come Krishna per la sedicesima volta.
Comunque, tutto questo è apparizione illusoria, il mondo in quanto tale non è una realtà. Sembra essere reale alla mente illusa. Sorge e cessa nel battito di una ciglia come increspature nell’oceano. I tre mondi erano simili durante qualche epoca ed in altre erano completamente dissimili.
A causa di tutte queste differenze, in ogni epoca ho nuovi amici, nuovi parenti, nuovi servi e nuove dimore. Qualche volta dimoro sull’Himalaya, altre volte nelle montagne Himalayane ed altre ancora, a causa di tendenze ereditate, prendo la mia dimora qui, in questo nido.
Anche le direzioni cambiano di epoca in epoca. Poiché sono sopravvissuto persino alla notte del Creatore Brahma, conosco la verità riguardo a questi cambiamenti. Ma questo mondo non è né reale né irreale. La sola realtà è il movimento dell’energia all’interno della Coscienza Cosmica. Ciò, a causa di illusa comprensione, appare come questa creazione e scompare: tale illusione causa anche confusione di relazioni e doveri. In alcune epoche, il figlio si comporta come il padre, l’amico come un nemico e l’uomo come la donna. Qualche volta nel kali yuga le persone si comportano come se prevalesse il krita yuga e viceversa.”
Vasistha chiese: “0 Bhusunda, com’è che il tuo corpo non è stato consumato dalla morte?”
Bhusunda rispose: “0 saggio, tu conosci ogni cosa, tuttavia poni questa domanda al fine di addestrare l’eloquenza del tuo servo. Risponderò alla tua domanda, poiché l’obbedienza è la miglior forma di adorazione per i santi.
La morte non desidera uccidere colui che non ha raga-dvesa (attrazione ed avversione) o false nozioni e vasana. La morte non desidera uccidere colui che non soffre di malattia mentale, che non intrattiene desideri e speranze che danno origine alle ansietà e alle preoccupazioni, che non è avvelenato dall'avidità, il cui corpo e mente non sono bruciati dal fuoco dell’ira e dell’odio, che non è macinato dal mulino della lussuria, che è fermamente stabilito nella pura consapevolezza di Brahman, l’Assoluto.
0 saggio, questi mali non si avvicinano nemmeno a colui il cui cuore ha trovato lo stato di suprema quiescenza e tranquillità. Né le malattie del corpo e della mente lo influenzano. Colui la cui mente e cuore sono stabiliti nella pace suprema non è toccato dagli accecanti mali nati dall’avidità e dall’odio. Egli non cerca né rigetta, non dà né raccoglie, sebbene sia costantemente impegnato nell’appropriata azione. Ogni gioia e felicità e tutte le qualità propizie volano verso di lui.
Perciò, o saggio, si dovrebbe rimanere fermamente stabiliti nell’imperituro ed eterno Sé che è libero dall’ignoranza e da ogni ricerca. Si dovrebbe uccidere il fantasma della dualità o della divisione e fissare il cuore sull’Unica Verità che sola è dolce all’inizio, nel mezzo ed alla fine.
Né nella compagnia di dei e demoni, né in quella degli artisti o delle ninfe celesti, si trova gioia permanente. Uno non può scoprire ciò che è eternamente buono né nel cielo né nella terra, né persino nel mondo inferiore - in nessuna parte di questa creazione. Tutte le attività sono piene di malattie fisiche e mentali e molte forme di infelicità: l’eterno bene non si trova in esse. Tale eterno bene non si trova in nessuna delle attività dei sensi, poiché le loro esperienze sono macchiate da un inizio e perciò da una fine.
Né la sovranità dell’intero mondo né il conseguimento della forma di un Dio, né lo studio delle scritture, né l’impegnarsi nel lavoro altrui, né l’ascoltare o il recitare storie, né la longevità, né la morte, né il cielo, né l’inferno è comparabile allo stato mentale di un santo.”
Bhusunda continuò: Il migliore di tutti gli stati, o saggio, è invero la visione dell’Unica, Infinita Coscienza. Persino la mera contemplazione del Sé che è Coscienza Infinita bandisce il dolore, pone fine alla lunga visione di sogno dell’apparizione del mondo, purifica la mente ed il cuore e disperde preoccupazioni e sfortune. Quella contemplazione del Sé è priva di agitazione mentale. È facile per quelli come te, piuttosto difficile per quelli come me.
Ma questa contemplazione del Sé ha, per così dire, dei compagni che assomigliano da vicino a tale contemplazione; tra loro c’è la contemplazione della forza vitale o prana che mette uno in grado di sopraffare il dolore e di promuovere ciò che è propizio. Io ho adottato questa contemplazione.
È quella contemplazione del prana che mi ha donato la longevità ed anche la conoscenza del Sé. Ora te la descriverò.
Giusto nel mezzo di questo corpo, ci sono le sottili ida e pingala. Ci sono tre ruote simili a loti. Queste ruote sono composte di carne ed ossa. Quando l’energia vitale bagna le ruote, i petali o i raggi di queste ruote simili a loti cominciano a vibrare. Le energie vitali si espandono a causa di ciò. Queste nadi allora si irradiano al di sopra ed al di sotto. I saggi chiamano questa energia vitale con nomi diversi - prana, apana, samana, ecc., - a causa delle sue diverse funzioni. Queste funzioni ricavano la loro energia dal centro psichico centrale che è il loto del cuore.
Quell’energia che così vibra nel loto del cuore è conosciuta come prana: mette in grado gli occhi di vedere, la pelle di sentire, la bocca di parlare, il cibo di essere digerito ed esegue tutte le funzioni nel corpo. Ha due ruoli differenti, uno al di sopra e uno al di sotto ed è allora conosciuta come prana ed apana, rispettivamente. Io sono devoto ad esse. Essendo devoto ad esse, vivo come nel sonno profondo, per sempre nella Coscienza omogenea. Colui che adora il prana e l’apana, in questo modo, non rinasce in questo mondo ed è liberato da ogni schiavitù.
Bhusunda continuò: Il prana è costantemente in moto all’interno ed all’esterno del corpo: il prana è quell’energia vitale che è stabilita nella parte superiore. L’apana è similmente e costantemente in moto all’interno ed all’esterno del corpo, ma dimora nella parte inferiore. Ti prego, ascolta la pratica del controllo di questa forza vitale. Il movimento dell’aria vitale o prana verso l’esterno, a dodici dita dal proprio corpo (all’altezza della fronte o del naso) è il rechaka (espirazione). Lo stato in cui l’apana rimane nel dwadasanta (in quello spazio) è il kumbhaka (sospensione del respiro) esterno. Quando il movimento del prana verso l’esterno è cessato e fino a che l’apana non sorge è il kumbhaka esterno. Quando, comunque, l’apana è fluito all’interno senza che il prana sia sorto, quello spazio è chiamato kumbhaka interno.
Colui che conosce questo non rinasce più.
Che uno stia procedendo o stia fermo, sveglio o addormentato, queste energie vitali, che sono naturalmente irrequiete, sono controllate da queste pratiche. Allora qualunque cosa uno faccia o mangi, non è l’agente di quelle azioni. In pochissimi giorni consegue lo stato supremo. Colui che pratica questo non è attratto dagli oggetti esterni. Coloro che sono investiti di questa visione - che essi siano fermi o in moto (attivi o inattivi) - non sono vincolati: hanno conseguito Quello che è degno di essere conseguito.
Bhusunda continuò: Quando le impurità del proprio cuore e della propria mente sono state distrutte, essendo così dediti al prana ed all’apana, si è liberati dall’illusione, si consegue il risveglio interno e si riposa nel proprio Sé anche quando si compie ciò che si deve compiere.
Signore, il prana sorge nel loto del cuore e termina ad una distanza di dodici dita al di fuori del corpo. L’apana sorge nel dvadasanta (a dodici dita dal corpo) e termina nel loto del cuore. Così l’apana sorge dove il prana termina. Il prana è come una fiamma diretta verso l’alto e all’esterno; l’apana è come l’acqua e va verso il basso in direzione del loto del cuore.
Se uno è in grado di raggiungere quello spazio dove l’apana si unisce con il prana, non si angoscia né rinasce più.
In effetti, è soltanto il prana che attraversa una modificazione ed appare come apana, dopo aver abbandonato il suo bruciante calore. Poi, lo stesso prana, avendo abbandonato la freschezza della luna, ottiene la sua natura come fuoco purificante del sole. Colui che conosce la verità concernente il sorgere ed il tramontare del sole e della luna nel proprio cuore, non rinasce più.
L’apana termina nel cuore dove sorge il prana. Dove il prana nasce, là l’apana perisce. Quando l’apana nasce, là cessa il prana. Quando il prana ha cessato di muoversi e quando l’apana sta per sorgere, si sperimenta il kumbaka (ritenzione del respiro) esterno; radicati in questo, non ci si angoscia più.
Quando l’apana ha cessato di muoversi e quando il prana è sorto appena un po’, si sperimenta il kumbaka interno; radicati in questo, non ci si angoscia più.
Bhusunda continuò: Se si pratica il kumbaka (sospensione del respiro) dopo aver esalato il prana ad una distanza superiore a quella da dove sorge l’apana (dodici dita), non si è più soggetti al dolore. 0, se uno è in grado di vedere lo spazio all’interno di se stesso, prima che il respiro inalato si tramuti nell’impulso per l’esalazione, egli non rinasce più. Vedendo dove il prana e l’apana terminano i loro moti ed aggrappandosi fermamente a quello stato di pace, non si è più soggetti al dolore.
Se si osserva acutamente il luogo e l’esatto momento in cui il prana è consumato dall’apana, non ci si angoscia. 0, se si osserva acutamente il luogo e l’esatto momento in cui l’apana è consumato dal prana, la mente non sorge più. Perciò, scorgi quel luogo e quel momento in cui il prana è consumato dall’apana e l’apana è consumato dal prana all’interno ed all’esterno del corpo, poiché in quel preciso momento in cui il prana ha cessato di muoversi e l’apana non ha ancora iniziato la sua attività, sorge un kumbaka che è privo di sforzo: il saggio considera questo uno stato importante. Dove c’è sospensione spontanea del respiro, c’è lo Stato Supremo. Questo è il Sé, la Pura Coscienza Infinita. Colui che raggiunge questo non si angoscia.
Contemplo quella Coscienza Infinita che è la Presenza che dimora all’interno del prana, ma che non è né il prana né diversa dal prana. Contemplo quella Coscienza Infinita che è la Presenza dimorante all’interno nell’apana, ma che non è né l’apana né diversa dall’apana. Quello che È dopo che il prana e l’apana hanno cessato di essere e che è nel mezzo tra il prana e l’apana - contemplo quella Coscienza Infinita. Contemplo quella Coscienza che è il Prana del prana, che è la Vita della vita, che sola è responsabile per la preservazione del corpo; che è la Mente della mente, l’Intelligenza dell’intelletto, la Realtà nel senso dell’ego. Saluto quella Coscienza in cui tutte le cose dimorano, da cui esse emergono, che è Tutto e ovunque e che è Tutto in tutto ed eterna; che è il Purificante fra tutti e la cui visione è la più meritevole. Saluto quella Coscienza in cui il prana cessa di muoversi, ma l’apana ancora non sorge e dimora nello spazio di fronte al naso. Saluto la Coscienza che è la sorgente sia del prana che dell’apana, che è l’energia sia nel prana che nell’apana e che mette i sensi in grado di funzionare. Saluto quella Coscienza che è in effetti l’essenza dei kumbaka interno ed esterno, che è la sola Meta della contemplazione del prana, che mette in grado il prana di funzionare e che è la causa di ogni causa. Prendo rifugio in quell’Essere Supremo.’
Bhusunda continuò: ‘Con la pratica regolare e sistematica del prānāyāma, che ho descritto, ho guadagnato lo stato di purezza e non sono disturbato nemmeno quando il monte Meru viene scosso. Questo stato di samadhi o totale equanimità non è perduto nemmeno quando cammino o sto fermo, che io sia sveglio, addormentato o immerso nel sogno. Con la mia visione rivolta verso il Sé, riposo nel Sé, in tutte le condizioni della vita, qualunque cambiamento possa avvenire nel mondo o nell’ambiente. Così ho vissuto fin dal tempo della precedente dissoluzione cosmica. Non contemplo né il passato né il futuro: la mia attenzione è costantemente diretta al presente. Faccio ciò che deve essere fatto nel presente, senza pensare ai risultati. Senza considerazioni dell’essere o del non essere, del desiderabile e dell’indesiderabile, rimango nel Sé, perciò sono felice, in salute e libero dalle malattie.
Il mio stato è il frutto della contemplazione del momento dell’unione del prana e dell’apana; non intrattengo vane nozioni come: ‘Ho ottenuto questo ed otterrò anche quello.’ Non lodo, né critico nessuno, né nulla, in nessun momento; la mia mente non esulta nel guadagnare ciò che è considerato benefico, né si deprime nel conseguire ciò che è considerato nocivo; da qui, il mio stato di felicità e salute. Abbraccio la suprema rinuncia, avendo rinunciato persino al desiderio di vivere; così la mia mente non intrattiene brame, ma è pacifica ed equilibrata. Scorgo l’unico Substrato comune a tutte le cose e non sono preoccupato da pensieri come: ‘Che cosa farò ora?’ o ‘Che cosa otterrò domani?’, non sono disturbato da pensieri di vecchiaia o morte, o dalla brama di felicità, né considero qualcosa come “mio” e altro come “non mio”.
Conosco che ogni cosa, in ogni tempo, ovunque, non è altro che l’Unica Coscienza Cosmica. Questi sono i segreti del mio stato di felicità e salute. Non penso: ‘Sono il corpo’, nemmeno quando impegnato nell’attività fisica, poiché conosco che questa apparizione del mondo è illusoria e vivo in essa come se fossi profondamente addormentato. Non sono disturbato né dalla prosperità né dall’avversità quando mi sono concesse, poiché le considero con visione equanime. Qualunque cosa faccio non è toccata dal desiderio o dal fango del senso dell’ego, così non perdo la testa quando sono potente e non vado a mendicare quando sono povero; non lascio che le speranze e le aspettative mi tocchino e persino quando una cosa è vecchia e sciupata, la guardo con occhi freschi come se fosse nuova. Mi rallegro con coloro che sono felici e condivido l’angoscia di coloro che sono colpiti dall’angoscia, poiché sono l’amico di tutti, conoscendo che non appartengo a nessuno e nessuno appartiene a me. So di essere il mondo, tutte le attività in esso e la sua intelligenza. Questo è il segreto della mia longevità”
Allora dissi a Bhusunda: “Meravigliosa è invero la tua storia, o Signore. Benedetti sono coloro che ti possono vedere. Tu sei come un secondo Creatore. Gli esseri come te sono davvero rari. Ho guadagnato grande merito vedendoti.
0 Rama, nell’udire questo, Bhusunda mi rese omaggio e a dispetto delle mie rimostranze, mi accompagnò per qualche distanza tenendo strettamente la mia mano in gesto d’amicizia Poi ci separammo: e la separazione degli amici è in effetti un difficile evento. Tutto questo avvenne nell’epoca precedente (kritayuga) ed ora è il Tretayuga.
Tale è la storia di Bhusunda, o Rama: anche tu pratica il pranayama descritto da Bhusunda e sforzati di vivere come lui.”
Rama chiese: “In quell’ispirante racconto di Bhusunda che hai narrato, hai menzionato un corpo con tre colonne, ecc. Ti prego, dimmi innanzitutto com’è sorto, come esiste e chi dimora in esso.”
Vasistha rispose: “0 Rama, questa casa conosciuta come il corpo non è in effetti stata creata da nessuno; è soltanto un’apparizione come le due lune viste da qualcuno che soffre di diplopia. La luna è in realtà soltanto una, la dualità è illusione ottica. Il corpo è sperimentato esistere soltanto quando la nozione di un corpo fisico prevale nella mente. È irreale, ma poiché sembra esistere quando sorge la nozione, è considerato sia reale che irreale.
I sogni sono reali durante lo stato di sogno, sebbene siano irreali in altri momenti. Allo stesso modo, il corpo è reale quando è sperimentato come sostanza reale.
La nozione di “io sono questo corpo” sorge in relazione a ciò che in realtà è soltanto un pezzo di carne con ossa, ecc. a causa di predisposizione mentale. È un illusione.
Ci sono migliaia di tali corpi che sono stati portati in esistenza dalla tua forza pensiero. Quando sei addormentato e sogni sperimenti un corpo, nel sogno; da dove sorge o dove esiste quel corpo? Mentre fantastichi ad occhi aperti, immagini di essere in cielo, ecc.: dov’è quel corpo?
Così, o Rama, i corpi non sono altro che i prodotti della mente, perciò sono considerati sia reali che irreali. La loro condotta è determinata dalla mente, non sono differenti dalla mente.
Vasistha continuò: Questa è la ricchezza’, ‘questo è il corpo’ e ‘questa è una nazione’. Tutte queste sono nozioni, o Rama, che sono la manifestazione dell’energia della mente e che altrimenti sono illusorie. Sappi che questo è un lungo sogno o un’allucinazione di lunga durata; o una fantasticheria ad occhi aperti, o un’immaginazione. Quando per la grazia di Dio o del Sé conseguirai il risveglio, allora vedrai tutto questo chiaramente. L’esistenza di un mondo indipendente da te o dalla mente non è altro che la magia della mente; non è null’altro che il riconoscimento di una nozione come se fosse una sostanza.
Ho affermato di essere nato dalla mente del Creatore; allo stesso modo, il mondo sorge nella mente come una nozione. In effetti, persino il Creatore non è altro che una nozione nella Mente Cosmica. Queste nozioni ottengono forza nella mente venendo investite ripetutamente del mantello della verità e perciò sorgono continuamente, creando l’illusoria apparizione del mondo. Se un uomo cerca risolutamente la sorgente delle nozioni, egli realizza la Coscienza. Altrimenti sperimenta l’illusoria apparizione del mondo ripetutamente; poiché, intrattenendo continuamente nozioni come ‘questo e quello’, ‘questo è mio’ e ‘questo è il mio mondo’, tali nozioni assumono l’apparizione della sostanzialità. Anche la permanenza del mondo è un’illusione. Nello stato di sogno, ciò che è realmente un breve momento viene sperimentato dal sognatore come il periodo di una vita.
In un miraggio, soltanto ]” acqua’ illusoria è vista e non il substrato. Allo stesso modo, nello stato dell’ignoranza uno vede soltanto l’illusoria apparizione del mondo, ma non il Substrato.
Comunque, quando si abbandona quell’ignoranza, svanisce l’apparizione illusoria. Persino l’uomo che è normalmente soggetto alla paura non è spaventato da una tigre immaginaria; il saggio che conosce che questo mondo non è null’altro che una nozione o immaginazione, non è spaventato da nulla. Quando uno conosce che il mondo non è null’altro che l’apparizione del proprio Sé, di chi avrà paura? Quando la propria visione viene purificata dall’indagine, allora la illusa comprensione concernente il mondo svanisce.
Che cos’è la giusta comprensione?
È realizzare che questo mondo non è null’altro che il riflesso (perciò l’apparizione) della Pura Coscienza e così non è né reale, né irreale.
La nascita, la morte, il cielo, la conoscenza e l’ignoranza sono tutti riflessi della Coscienza. Io, tu, le dieci direzioni e tutto questo è Coscienza: tale è la giusta comprensione. Quando c’è la giusta comprensione, la mente non sorge né tramonta, ma consegue pace suprema.
Vasistha continuò: Quando si realizza che la morte è inevitabile per tutti, perché angosciarsi della morte dei parenti o dell’avvicinarsi della propria fine? Quando si realizza che tutti a volte sono prosperi e a volte no, perché eccitarsi o deprimersi? Quando si vede che gli esseri viventi appaiono e scompaiono come increspature sulla superficie della Coscienza, dov’è la causa del dolore? Ciò che è vero è sempre vero e ciò che è irreale è sempre irreale: dov’è la causa del dolore? L’io non è, non era e non sarà mai. Il corpo è sorto da una misteriosa illusione e sembra esistere; dov’è la causa del dolore? Quando c’è la giusta comprensione della verità che persino se il corpo è reale l’io è digerente da esso e che l’io non è altro che il riflesso della Coscienza Infinita, non c’è dolore. Perciò uno non dovrebbe affidare la propria fede, speranza ed aspirazione a ciò che è irreale, in quanto tale speranza è schiavitù.
0 Rama, vivi felicemente e giocosamente in questo mondo senza considerazioni di desiderabile e indesiderabile. Esiste soltanto la Coscienza Infinita ovunque e in ogni tempo. Ciò che appare essere è soltanto un’apparizione; quando l’apparizione è realizzata come apparizione, ciò che È è realizzato. Realizza che ‘Io sono e queste esperienze non sono mie’ o conosci che ‘Io sono ogni cosa’: sarai libero dal miraggio dell’apparizione del mondo. Entrambe queste attitudini sono buone, adotta quella che ti si adatta. Sarai libero dall’attrazione e dall’avversione (ragdvesa). Qualunque cosa ci sia nel mondo, nel firmamento e nel cielo è conseguita da colui che ha distrutto le forze gemelle dell'attrazione e dell’avversione. Qualunque cosa l’uomo ignorante faccia, spinto da queste forze, lo conduce all’istantaneo dolore.
Vasistha: “0 Rama, per il tuo risveglio spirituale, dichiaro ripetutamente: ‘Questa apparizione del mondo è come un lungo sogno. Svegliati, svegliati! Scorgi il Sé che risplende come un sole. Sei invero risvegliato da questa doccia di nettare, non hai nulla a che fare con la nascita, con il dolore, con il peccato e l’illusione: abbandona tutte queste nozioni e riposa nel Sé."
Vasistha, che improvvisamente divenne silente quando scoprì che Rama era completamente assorbito nel Sè, ricominciò il suo discorso dopo un intervallo e dopo che Rama era tornato alla coscienza normale. "0 Rama, sei completamente risvegliato ed hai guadagnato la conoscenza del Sé. Rimani per sempre in questo stato esaltato, non restare coinvolto in questa apparizione del mondo. Questa ruota dell'apparizione del mondo, la ruota della nascita e della morte di tutte le cose, ha idee, pensieri e nozioni come suo supporto; quando queste sono arrestate, l’apparizione del mondo cessa anch’essa. Questa apparizione del mondo è iniziata con la forza-pensiero del Creatore, ma è falsa. In essa, questi corpi nati dalle naturali caratteristiche dei vari elementi vagano tutto attorno; perciò uno non dovrebbe mai intrattenere nuovamente la nozione che il corpo esiste e che il piacere e il dolore sono stati effettivi. L’uomo ignorante che pensa di star soffrendo e il cui volto è continuamente soffuso di lacrime è peggiore di un dipinto o di una statua, poiché quest’ultima è libera dall’esperienza del dolore. Né la statua è soggetta alla malattia ed alla morte. La statua è distrutta soltanto quando qualcuno la distrugge, ma il corpo umano è certamente condannato a morire. Se la statua è ben protetta e preservata dura a lungo in buone condizioni, ma anche quando ben protetto e preservato, il corpo umano deperisce giorno dopo giorno, perciò la statua è migliore del corpo creato dai pensieri e dalle nozioni. Chi intratterrà qualche speranza basata su tale corpo umano? Il corpo è peggiore persino del corpo che si sogna. Il corpo di sogno è creato da una nozione di breve durata e perciò non è soggetto ad un dolore di lunga durata; ma il corpo della veglia è il prodotto di idee e nozioni che durano a lungo e perciò è tormentato da un dolore di lunga durata, per lungo tempo. Che tu pensi che il corpo sia reale o irreale è certo che è il prodotto dei pensieri e delle nozioni, perciò non c’è necessità di addolorarsi per esso. Anche quando una statua è spezzata nessuna vita è perduta. Quando il corpo nato da pensieri e nozioni è morto nulla è perduto. È come la perdita della seconda luna quando uno viene curato dalla diplopia. Il Sé che è Coscienza Infinita non muore né attraversa alcun cambiamento."
Vasistha continuò: “0 Rama, un uomo che sale su una giostra vede il mondo turbinare nell’opposta direzione; allo stesso modo, l’uomo turbinante nella ruota dell’ignoranza pensa che il mondo e il corpo stiano girando. L’eroe spirituale, comunque, dovrebbe rigettare ciò. Questo corpo è il prodotto dei pensieri e delle nozioni intrattenuti da una mente ignorante. La creazione dell’ignorante è falsa; perciò anche se il corpo sembra essere attivo e compiere ogni sorta di azione, è tuttavia irreale, proprio come il serpente immaginario nella corda.
Ciò che è fatto da un oggetto inerte non è compiuto da esso; sebbene appaia essere così, il corpo non fa nulla. Il corpo inerte non intrattiene alcun desiderio e il Sé, che è Infinita Coscienza, anch’Esso non ha desideri.
Perciò, in verità, non c’è agente dell’azione, ma soltanto l’Intelligenza Testimone. Proprio come il sole riposando sempre in se stesso e nella sua propria essenziale natura si impegna costantemente negli affari del giorno, anche tu, riposando nel tuo stesso Sé, impegnati negli affari dello stato. Una volta che è sorta l’illusa nozione che questo falso corpo è una realtà, allora, come un fantasma immaginato da un ragazzino, sorge il folletto del senso dell’ego o mente.
Colui, comunque, che abbandona il fantasma conosciuto come mente (o senso dell’ego) dimora senza paura nel vuoto conosciuto come mondo.
0 Rama è impossibile catalogare le calamità che visitano colui che è sotto l’influsso della mente. Tutto questo piangere e lamentarsi "Ahimè, sono morto’, ‘Ahimè, sto bruciando’ che uno ode nel mondo, tutto questo non è nulla di più del gioco del senso dell’ego. Comunque, proprio come lo spazio onnipervadente non è inquinato da nulla, il Sé che è onnipresente non è influenzato dal senso dell’ego. Qualunque cosa l’uomo faccia con il corpo in realtà è fatto dal senso dell’ego, con l’aiuto delle redini conosciute come inalazione ed esalazione. Proprio come una lampada è considerata responsabile per la visione di un oggetto, il Sé è considerato responsabile per le azioni del corpo, mente, ecc. che funzionano alla luce del Sé. Altrimenti non c’è connessione di nessun genere tra il corpo inerte e il conscio Sé. È soltanto a causa dell’energia del Sé (prana) che vibra costantemente creando agitazione ovunque che la mente è confusa con il Sé. Tu sei il Sé, o Rama, non la mente; che cosa hai a che fare con la mente? Abbandona questa illusione; il folletto della mente che risiede nel corpo non ha nulla a che fare con il Sé, tuttavia quietamente presume “Io sono il Sé”; questa è la causa della nascita e della morte e questa presunzione ti deruba del coraggio. Abbandona questo fantasma, o Rama e rimani fermo. 0 Rama, non vagare in questa foresta dell’esistenza mondana come un animale in forma umana, non sguazzare in questo fango conosciuto come relazioni familiari per amore di questo corpo impermanente: la natura essenziale della mente e quella della Coscienza Infinita sono non differenti.
In questo contesto ti narrerò l’insegnamento che mi fu impartito dal Signore Shiva stesso. La visione rivelata da quell’insegnamento distruggerà persino la più grande illusione."


 La Vera forma del Signore Shiva

Vasistha continuò: “La dimora del Signore Shiva è conosciuta come Kailash. Io vissi là per qualche tempo adorando il Signore e praticando austerità. Ero circondato dai saggi perfetti nella cui compagnia ero solito discutere le verità delle scritture. Una sera, l’intera atmosfera era riempita di pace e silenzio. In quella foresta l’oscurità era così densa che sembrava essere solida a sufficienza da essere tagliata da una spada. Improvvisamente, vidi una grande luce; con la visione esterna vidi quella luce e con la mia visione interna indagai sulla sua natura. Vidi che era il Signore Shiva stesso che camminava tenendo per mano la sua consorte Parvati. Di fronte a lui camminava il suo veicolo Nandi facendo strada al Signore. Feci riconoscere la Divina Presenza ai discepoli riuniti attorno a me e procedetti dov’era il Signore. Lo salutai e gli offersi adeguata adorazione. Il Signore Shiva allora mi disse: ‘La tua austerità sta procedendo soddisfacentemente senza alcun ostacolo? Hai conseguito Quello che è degno di conseguimento e le tue paure sono cessate?’
In risposta dissi al Signore: ‘Supremo Signore, i fortunati, nell’essere devoti a Te non trovano nulla di difficile da conseguire e non sperimentano affatto paura. Tutti nel mondo salutano e si prostrano di fronte a coloro che Ti sono devoti e costantemente Ti ricordano. Sono paesi, città, direzioni, montagne, soltanto quelli in cui le persone sono solamente o totalmente dedite a Te. Il Tuo ricordo è il frutto dei meriti acquisiti nelle nascite passate ed è anche la garanzia di maggiori benedizioni nel futuro. Il Tuo costante ricordo, Signore, è come il vaso di nettare ed è una porta sempre aperta verso la liberazione. Signore, indossando il prezioso e splendente gioiello del Tuo ricordo, ho calpestato tutte le calamità che altrimenti avrebbero potuto tormentarmi nel futuro. Signore, attraverso la Tua grazia ho raggiunto lo stato della realizzazione, ma sono bramoso di conoscere un’altra cosa, Ti prego, illumi-nami. Qual è il metodo per adorare il Signore che distrugge tutti i peccati e promuove ogni bene?”
Il Signore disse: “Sai chi è Dio? Dio non è Vishnu, Shiva o Brahma, né il vento, né il sole, né la luna, né il brahmino, né il re, né Io né te, né Laksmi né l’intelletto; Dio è senza forma, è indiviso; Quello splendore che non è stato creato e che non ha avuto inizio né fine è conosciuto come Dio o Signore Shiva ed è Pura Coscienza; Quello soltanto è degno di essere adorato e Quello soltanto è tutto. Se uno è incapace di adorare questo Shiva, aUora è incoraggiato ad adorare la Forma; quest’ultima dona risultati finiti, ma la prima dona Infinita beatitudine. Colui che ignora l’Infinito ed è devoto al finito abbandona un giardino di piaceri e cerca un cespuglio di spine. Comunque, i saggi qualche volta adorano una Forma per gioco. Saggezza, autocontrollo e la percezione del Sé in tutti gli esseri sono i più illustri tra gli articoli per l’adorazione.
Il Sé soltanto è il Signore Shiva degno di essere adorato in ogni tempo con i fiori della saggezza.”
Chiesi al Signore: ‘Ti prego, dimmi come questo mondo è tramutato nella Pura Coscienza ed anche come quella Pura Coscienza appare come i jiva e le altre cose.”
Il Signore rispose: “Invero è soltanto quella Chidakasha ga Coscienza Infinita) ad esistere persino dopo la dissoluzione cosmica ed anche ora, supremamente priva di oggettività. I concetti e le nozioni che sono illuminati dalla Coscienza all’interno di Se stessa risplendono come questa creazione a causa del movimento dell’energia all'interno della Coscienza, precisamente come i sogni sorgono durante il sonno. Altrimenti è totalmente impossibile per un oggetto di percezione esistere al di fuori dell’Onnipresente Infinita Coscienza. Tutte queste montagne, l’intero mondo, il firmamento, il Sé, il jiva o l’individualità e tutti gli elementi di cui questo mondo è costituito, tutti questi non sono null’altro che Pura Coscienza. Prima della cosiddetta creazione quando esisteva soltanto questa Pura Coscienza, dov’erano tutti questi?
Spazio (akasha), spazio Supremo (paramakasha), spazio Assoluto (brahmakasha), Creazione, Coscienza, sono semplici parole ed indicano la stessa Verità, proprio come i sinonimi. Proprio come gli oggetti sembrano esistere e funzionare nel mondo interiore della coscienza in un sogno, gli oggetti sembrano esistere e funzionare nel mondo esterno della Coscienza durante lo stato di veglia: nulla realmente accade in entrambi questi stati. Proprio come la coscienza soltanto è la realtà nello stato di sogno, la Coscienza soltanto è la sostanza anche nello stato di veglia; Quello è il Signore, Quella è la Suprema Verità, Quello tu sei, Quello sono Io e Quello è tutto.’
Il Signore continuò: ‘L’adorazione di quel Signore è la vera adorazione e per mezzo di quell’adorazione uno consegue ogni cosa. È indiviso e indivisibile, non duale e non modellato né creato dall’attività, non è conseguito da sforzi esterni; la Sua adorazione è la sorgente della gioia. L’adorazione esterna di una Forma è prescritta soltanto per coloro la cui intelligenza non è stata risvegliata e che sono immaturi come ragazzini.
Ti descriverò ora il modo di adorare appropriato per la gente illuminata come te. Il Signore degno di essere adorato è invero Colui che sostiene l’intera creazione, che è al di là del pensiero e della descrizione, che è al di là dei concetti come “il tutto” e la “totalità del tutto”.
Questo Brahman è nel mezzo dell’Essere e del Non Essere, è Dio, è la Verità che è indicata come Om, esiste ovunque come l’essenza in una pianta; soltanto quella Pura Coscienza che è in te, in Me, in tutti gli dei e le dee è Dio.
0 saggio, persino gli altri dei investiti di forma sono invero null’altro che quella Pura Coscienza; l’intero universo è Pura Coscienza, Quello è Dio. Quel “Tutto” Io sono, ogni cosa è conseguita da e attraverso di Lui. Quel Dio non è lontano da nessuno, o saggio, né è difficile da conseguire; è sempre assiso nel corpo ed è ovunque come lo spazio; compie ogni cosa, mangia, va, respira, conosce ogni arto del corpo, è la Luce in cui tutti questi arti funzionano e tutte le diverse attività avvengono. Dimora nella caverna del proprio cuore, trascende la mente ed i cinque sensi di cognizione, perciò non può essere compreso né descritto da loro, tuttavia, in funzione dell’istruzione è indicato come “Coscienza”. Perciò, sebbene appaia fare ogni cosa, Egli non fa nulla. Quella Coscienza è pura ed apparentemente si impegna nelle attività del mondo nella stessa misura in cui la primavera si impegna nella fioritura degli alberi.”
Il Signore continuò: Da qualche parte questa Coscienza funziona come spazio, da qualche parte come jiva, da qualche parte come azione, da qualche parte come sostanza e così via, ma senza intendere farlo. Proprio come tutti i diversi oceani non sono altro che una indivisibile massa di acqua, questa Coscienza, sebbene descritta in modi diversi, non è altro che una cosmica massa di Coscienza. In questo universo, tutti questi vari esseri (gli dei, i demoni, le montagne, gli oceani e così via) fluiscono all’interno di questa Coscienza Infinita proprio come increspature e gorghi appaiono nell’oceano. Persino la ruota dell’ignoranza che fa girare la ruota della vita e della morte gira all’interno di questa Coscienza Cosmica la cui energia è in moto costante. Fu la Coscienza nella forma di Vishnu a quattro braccia che distrusse i demoni, proprio come una tempesta equipaggiata con l’arcobaleno calma il calore che sorge dalla terra. È la Coscienza soltanto che assume la forma di Shiva e Parvati, di Brahma il Creatore e dei numerosi altri esseri; questa Coscienza è come uno specchio che ha un riflesso all’interno di Se stessa, per così dire, senza attraversare alcuna modificazione per ciò. Senza attraversare alcuna modificazione in se stessa, questa Coscienza appare come tutti gli innumerevoli esseri di questo universo. L’Uno appare come i molti, ma non è diventato i molti. E per mezzo di questa Infinita Coscienza che tutto questo viene pensato, espresso e fatto. È la Coscienza Infinita soltanto che risplende come il sole, è la Coscienza Infinita che appare come i corpi che sono in effetti inerti e che giungono in contatto l’un con l’altro e ricavano varie esperienze.
Sicuramente, se non fosse per questa Coscienza, persino un oggetto che è immediatamente di fronte non potrebbe essere sperimentato. Il corpo non può funzionare nè esistere senza questa Coscienza. La Coscienza soltanto è sorta nella Coscienza.”
Vasistha continuò: “Allora chiesi al Signore: ‘Se questa Coscienza è onnipresente, come fa a diventare insenziente ed inerte in questo mondo? Come è possibile che uno che è investito di Coscienza perda coscienza?”
Il Signore applaudì a questa domanda e rispose: “La Coscienza onnipresente che è Tutto in tutto, esiste in questo corpo sia come il mutevole che l’immutabile. Proprio come una donna sogna di essere un’altra, con un altro come marito, la stessa Coscienza crede di essere di un’altra natura. Proprio come lo stesso uomo quando è sotto l’influsso di furia incontrollabile si comporta completamente in modo diverso, così, la Coscienza assume un altro aspetto e funziona diversamente. Per gradi diventa insenziente ed inerte; la Coscienza diventa il suo stesso oggetto creando spazio e poi aria e poi le loro rispettive qualità. Allo stesso tempo evolve all’interno di Se stessa tempo e spazio e diventa un jiva seguito da un intelletto ed una mente individualizzati e finiti. Da questo sorge l'apparizione ciclica del mondo e le nozioni come ‘sono un intoccabile’, ecc.
La Coscienza Infinita stessa diventa apparentemente inerte, proprio come l’acqua diventa ghiaccio; poi la mente diventa illusa, intrattiene brame, cade preda della lussuria e dell’ira, sperimenta prosperità e avversità, soffre dolore e piacere, si aggrappa alla speranza, sopporta terribile sofferenza ed è riempita di attrazioni e repulsioni che perpetuano l’illusione. Completamente illusa va di errore in errore, da ignoranza a più grande ignoranza. Nella fanciullezza questa coscienza illusa è totalmente dipendente da altri; in gioventù rincorre la ricchezza ed è riempita di preoccupazione; nella vecchiaia sprofonda nel dolore e nella morte ed è guidata dal suo stesso karma. In accordo con quel karma nasce nel cielo o nell’inferno, o sulla terra come essere umano, subumano o inanimato. E quella stessa Coscienza che appare come Vishnu, Shiva, Brahma e gli altri; è la stessa Coscienza che funziona come il sole e la luna e il vento e i fattori che causano il mutare delle stagioni, del giorno e della notte; è quella stessa Coscienza che è la forza vitale nei semi e le caratteristiche di tutte le sostanze materiali. Questa Coscienza che è condizionata dall’autolimitazione è spaventata di Se stessa! Tale è la verità concernente la coscienza-jiva. È conosciuta anche come karma-atma (il Sé che è afferrato nella ruota dell’azione e reazione).
Guarda il potere dell’ignoranza e dell’inerzia! Semplicemente con l’ignoranza del proprio vero stato, la Coscienza attraversa grandi problemi e dolori e sperimenta una pietosa caduta.”






Capitolo 1

“VAIRAGYA” L’INDIFFERENZA DI RĀMA VERSO LE COSE DEL MONDO       



Capitolo 2 

"MUMUKSU VYAVAHARA" 
IL COMPORTAMENTO DEL   CERCATORE                    


Capitolo 3 

"UTPATTI”   LA CREAZIONE     

La storia di Lila                                 
La storia di Karkati                          
Storia dei figli di Hindu                    
La storia di Ahalya                           
La storia dei principi mai nati         
La storia di Lavana                           

Capitolo 4 

“STHITI”  L’ESISTENZA              

La storia di Sukra                               
La storia di Dama, Vyala e Kata.      
La storia di Bhima, Bhasa e Dridha 
La storia di Dasura                             
La storia di Khottha                           
Il canto di Kacha                                 

Capitolo 5

"UPASAMA” LA DISSOLUZIONE   

La storia del Re Janaka                        
La storia di Punya e Pavana                 
La storia del re Bali                               
La storia di Prahlada                            
La storia di Gadhi                                 
La storia di Uddhalaka                         
La storia di Suraghu                             
La storia di Vitahavya                          


Capitolo 6
“NIRVANA” LA LIBERAZIONE    

La storia di Bhusunda                        
La Vera forma del Signore Shiva