Il Metodo di
Sivananda
Il saggio studente di yoga
non deve forzare il corpo né abbandonarlo a se stesso: educandolo scopre le
potenzialità nascoste dell’intelligenza che vi risiede. Non c’è dolore in
questa pratica e perciò non c’è resistenza. Non è con la forza di volontà, ma con la consapevolezza, che gli ostacoli
vengono individuati ed
eliminati.
Può esserci scomodità, quando
si incita all’azione una parte
disusata del corpo; anche
l’eliminazione delle tossine può essere avvertita come scomodità. La
sensibilità dello studente deve leggere correttamente il messaggio e non trattare
questi sintomi come dolore o come segno dell’incapacità del corpo.
In ogni posizione
l’intelligenza interiore entra in azione e questo si manifesta spesso nella doppia azione di allungamento e tensione. Lo
studente si rende conto che ambedue, appropriatamente, sono naturali. Se lo
scopo per cui pratichiamo le posizioni yoga è di accrescere l’auto-consapevolezza, la pratica
dev’essere caratterizzata da grande delicatezza,
senso di adorazione e gratitudine, scoperta delle proprie potenzialità ed educazione del corpo,
in modo che esso raggiunga le sue massime capacità, senza sforzo né dolore, ma
con la curiosità e l’applicazione di trattare ogni posizione come una nuova
sfida.
Questa saggezza era una caratteristica
peculiare, nell’insegnamento di Swami
Sivananda. La non-violenza non è inerzia,
ma è qualcosa d’inesprimibile che elude ogni descrizione. Ogni movimento è eseguito
con tutta la propria mente e ogni posizione è mantenuta con piena consapevolezza. Devi essere tu stesso a scoprirlo: anche se sollevi solo
un braccio, devi vederlo da dentro, conscio, in ogni momento, di ciascun’articolazione
o muscolo coinvolto, per coltivare una speciale consapevolezza non possessiva
del corpo e imparare l’arte di guardare dentro.
Non c’è alcun pericolo
nella pratica di queste posizioni.
E’ importante non praticare
le āsana prima di due ore dopo i pasti. Se presti attenzione al messaggio del corpo e sei sensibile
all’azione che le posizioni hanno su di esso, saprai cosa fare o non fare. L’intelligenza interiore non ti permetterà di
nuocere al corpo.
Swami Venkatesananda
Oltre la mente e il corpo
Praticando
la parte fisica dello Yoga in modo attento, sistematico e diligente,
la mente dello yogi diventa calma per via naturale e le sue emozioni entrano sotto il suo controllo: eppure, sarebbe un errore
dare per scontate queste conquiste. Lo Yoga richiede anche una ferma disciplina mentale ed emotiva.
Alcuni
esercizi di Yoga, chiamati Prānāyāma, sono d’aiuto allo yogi nel dirigere i
suoi pensieri e le sue emozioni, tuttavia è bene che egli controlli i pensieri e le emozioni, anche nelle loro proprie sfere. Infatti, mentre le Posizioni Yoga portano
verso l’ordine psicologico ed emotivo, il disturbo volontario di tale
ordine nella sfera psicologica, neutralizza il beneficio; noncurante di ciò, lo
studente di Yoga si lamenta di non fare alcun progresso.
Quando
l’intelligente padronanza della mente e delle
emozioni va di pari passo con le Posizioni Yoga e le tecniche respiratorie,
lo yogi ottiene presto un’indescrivibile pace mentale. La pace mentale goduta dallo yogi è caratterizzata da una
consapevole esperienza di unione interiore e da una potente esperienza
di consapevolezza.
Una
mente calma riflette lo spirito interiore e la sua divina maestà. La mente
disturbata è opaca, ma la mente calma è trasparente: la luce dello spirito irradia attraverso di essa, senza la minima distorsione.
Swami
Venkatesananda
”Tapah swādhyāye īśvara praņidhānāni kriyā yogah” Yoga
Sūtra II,1
L’azione,
diretta dalla luce interiore, lo studio di sé e delle scritture e la resa
all’onnipresenza che dimora dentro costituiscono la pratica dello Yoga.
Il
Valore dello Yoga
Come esseri umani siamo costituiti di tre
componenti: corpo, mente e spirito. In corrispondenza di questi sorgono tre
esigenze che devono essere soddisfatte per una vita felice: l’esigenza fisica è
la salute; l’esigenza psicologica è la conoscenza e l’esigenza spirituale è la
pace interiore. Quando queste tre sono presenti c’è armonia.
La società moderna si trova ad affrontare
dei problemi che riguardano tutti e tre questi aspetti. Lo stile di vita di
oggi con le sue meraviglie tecnologiche è insieme un bene e un male. La
convenienza e la rapidità hanno un costo sulla salute; le macchine che ci fanno
risparmiare fatica riducono al minimo l’esercizio fisico, con conseguente
intorpidimento e debilitazione dei muscoli. Una vita sedentaria causa mal di
schiena, problemi cervicali, pesantezza e difficoltà a camminare. Stare troppo
tempo davanti al computer o al televisore portano mal di testa e affaticamento
degli occhi.
Le ansie causate da un mondo competitivo
esauriscono le risorse interiori, invitando problemi legati allo stress, come
insonnia e disordini respiratori e nervosi. Se non si equilibrano queste
pressioni con momenti di tranquilla riflessione, la qualità della vita andrà
degenerando.
I valori artificiali generati dalla corsa
all’ottenimento degli interessi personali portano all’allontanamento dallo
scopo spirituale della vita. La perdita della fede può portare ad un senso di
perdita della propria vera identità.
Lo Yoga è un valido aiuto per tutti
questi problemi. A livello fisico dà sollievo ad un’infinità di disturbi; la
pratica delle posizioni rafforza il corpo e crea un senso di benessere.
Dal punto di vista psicologico, lo Yoga
affina l’intelletto e aiuta la concentrazione, riporta equilibrio nelle
emozioni, porta ad un premuroso interesse per gli altri e soprattutto,
restituisce la fiducia in se stessi. La pratica delle tecniche di respirazione
calma la mente. La sua filosofia dà nuove prospettive e, nel campo della
spiritualità, lo Yoga porta la consapevolezza e la capacità di concentrarsi.
Con la meditazione si ha l’esperienza della pace interiore.
Lo Yoga, dunque, è una filosofia pratica
che coinvolge ogni aspetto della vita. Insegna l’evoluzione dell’individuo
attraverso lo sviluppo dell’auto-disciplina e della consapevolezza di sé. Chiunque,
a prescindere dall’età, dalle condizioni di salute, dalle circostanze della
vita e dalla religione, può praticare lo Yoga.
Introduzione
Molti sono i motivi che attraggono alla pratica dello Yoga;
nella maggior parte dei casi si cerca sollievo da problemi fisiologici, come
mal di schiena, traumi sportivi, mancanza di flessibilità, il bisogno di
rilassarsi a causa dello stress...
Legato a questi c'è il desiderio di avere una vita felice,
anche se questo significa cose diverse per ognuno; il nostro bisogno fisico è la
salute, il nostro bisogno psicologico è la conoscenza, e il nostro bisogno spirituale
è la pace dell'anima; Quando questi tre aspetti sono presenti, c'è armonia; questa
è la via e lo scopo dello Yoga. Lo Yoga rafforza il corpo e calma la mente,
migliora la lucidità mentale, favorisce la concentrazione, stabilizza le emozioni,
porta consapevolezza e stabilità.
La salute del corpo è uno stato di equilibrio di tutti i
sistemi anatomici e fisiologici nel
quale ogni parte funziona nel suo pieno potenziale. Questi complessi sistemi
devono funzionare bene, ma non sempre è così, per cui la buona salute non la si
può sempre prendere per scontata. Lo Yoga insegna che si può ottenere questo
benessere attraverso la pratica di āsana (posizioni yoga) e prānāyāma (esercizi di regolazione del respiro), alcune delle quali
sono attive e impegnative, mentre altre sono rilassanti e rivitalizzanti.
Le āsana non sono solo esercizi: aiutano a
nutrire, purificare e rinvigorire il corpo e a calmare la mente. Agiscono in
diversi modi, migliorando la postura e la struttura muscolare, rinvigorendo il
sistema circolatorio e gli organi interni, aiutando la digestione, stimolando
il sistema endocrino e rafforzando il sistema immunitario.
Vi sono dei programmi di āsana yoga che possono alleviare alcuni problemi di salute,
inclusi quelli del sistema scheletro-muscolare (come artrite, scoliosi, mal di
schiena, problemi del ginocchio), del sistema digerente, dolori mestruali e
problemi come mal di testa, affaticamento e stress.
Lo Scopo
dello Yoga
Lo Yoga fa parte delle sei branche della filosofia classica
indiana, ma le origini dello yoga risalgono alla tradizione orale, tramandata
da maestro (guru) a discepolo fino agli antichi rishi (asceti erranti) che per primi cominciarono ad investigare
sulla natura della realtà e del nostro mondo interiore.
La parola Yoga deriva dal Sanscrito yuj che significa unire, che implica l'unione o l'integrazione
di tutti gli aspetti dell'individuo - il corpo con la mente e la mente con
l'anima - per ottenere una vita felice ed equilibrata e, a livello spirituale,
l'unione dell'individuo con l'universale.
Pratica
delle Posizioni Yoga
Asana: Posizione Yoga stabile e confortevole, che si mantiene
respirando normalmente, con-centrandosi sulle parti del corpo più interessate
dalla posizione.
Respirazione: Mantenere sempre la respirazione regolare durante la
pratica e soprattutto mentre si mantiene una Posizione Yoga.
1–6. Le posizioni in
piedi si praticano partendo dalla posizione a piedi uniti, le braccia ai lati
del corpo, le dita estese, chiamata Tadasana
o posizione della montagna. Queste posizioni vanno mantenute da 30 sec. a 2
min., a seconda della pratica e della difficoltà. Le posizione laterali vanno
ripetute al lato opposto per la stessa durata
Benefici: Donano alla colonna vertebrale gli
importanti piegamenti laterali, in avanti, indietro e di rotazione, rendendola
forte e flessibile e correggendone qualsiasi deformità. Migliorano il
funzionamento del fegato, dei reni, dei nervi spinali. Espandono il torace,
migliorando la capacità e la qualità del respiro. Rafforzano i muscoli e le
articolazioni delle gambe. Curano il mal di schiena e aiutano ad eliminare la
stitichezza.
7,8. La Posizione del Vento o Pavana Muktasana. Aiuta ad eliminare il meteorismo, migliora la capacità
digestiva ed elimina la stitichezza.
9. La
Posizione del Diamante o Vajrasana E’ una posizione adatta anche per la
meditazione, poiché permette di tenere la colonna vertebrale eretta. Utile per
vene varicose; riporta la mobilità a caviglie e ginocchia rigide. Dopo i pasti
facilita la digestione.
10-12 .La
Posizione di
Allungamento o Pashcimottanasana si può praticare partendo dalla posizione supina con le
braccia estese oltre la testa. Usando gli addominali sedersi con le braccia in
alto, inspirare e piegarsi in avanti espirando. Mantenere la posizione che si può raggiungere, per circa 2 min.
Benefici: Ridona la vitalità agli organi
addominali, come fegato, pancreas, intestini,
e la zona pelvica. Stimola il sistema nervoso simpatico e parasimpatico e anche
il midollo spinale; riduce l’adipe addominale.
11. La Posizione distesa del Diamante o Supta Vajrasana. Si pratica a stadi. Tenere le ginocchia
vicine tra loro e a terra. Attiva e tonifica i gangli nervosi che partono dalla
zona lombare inferiore e passando attraverso i glutei innervano la parte
posteriore delle gambe. Utile per ridare mobilità alle anche, la zona lombare e
le caviglie; evitare in caso di iperlordosi.
13. Posizione del Cammello o Ushtrasana. All’inizio appoggiare una sola mano sul
tallone, tenendo l’altra in alto e ripetere all’altro lato. Rende la schiena
flessibile, apre il torace, migliora l’afflusso di sangue nel cervello.
14,15. Posizione di Torsione Spinale
o Ardha Matsyendrasana. Ripetere invertendo la posizione delle
gambe e la rotazione della schiena. Rende elastica la colonna vertebrale,
tonifica tutti i nervi spinali, cura la stitichezza e le difficoltà digestive;
utile per diabete, problemi renali, meteorismo e riduzione dell’adipe addominale.
16,17. Posizione del Pavone o Mayurasana I gomiti sono vicini, ai lati
dell’ombelico su cui l’intero corpo è sostenuto in linea orizzontale. Per
passare dalla posizione 7 alla 8, sporgersi in avanti, fino a trovare
l’equilibrio, invece di cercare di sollevare le gambe.
Benefici: Elimina qualsiasi disordine addominale, è
utile soprattutto per migliorare la funzionalità di fegato e pancreas. Rafforza
gli avambracci, i gomiti e i polsi.
18. Posizione del Cobra o Bhujangasana. In posizione prona, sollevare le spalle, il torace e lo
stomaco spingendo a terra il bacino e l’addome, in modo da esercitare i muscoli
della schiena: usare il meno possibile le braccia
che devono restare piegate, con i gomiti che toccano i fianchi. Benefici: Mantiene la schiena elastica e forte.
Allevia il mal di schiena dovuto alla stanchezza, utile per ridurre l’adipe
nell’addome e per tutti i disordini addominali e anche per asma, bronchite e
spondilosi cervicale.
19. Posizione della locusta o Shalabhasana. Le
braccia devono essere tese, sotto il torace e l’addome, le dita intrecciate con
i pollici a terra, il mento spinto a terra. Inspirare e poi sollevare le gambe
senza piegare le ginocchia. Elimina la stitichezza, tonifica i reni. Rafforza i
glutei e la zona lombare.
20. Posizione dell’Arco o Dhanurasana. Meglio prendere le caviglie che i piedi;
spingere l’addome a terra e sollevare il resto del corpo tirando con le gambe,
senza piegare i gomiti. Mantenere, con il peso sull’addome per circa 30 sec.
Benefici: Elimina i disordini gastro-intestinali,
migliora la digestione, rende tutto il corpo più agile e leggero.
21. Posizione di Rilassamento del
Coccodrillo o Makarasana. Porre le mani
sulle spalle opposte per appoggiare comodamente la fronte (meglio che il mento)
sugli avambracci. Benefici: Utile posizione di rilassamento per problemi causati da
tensione, come ad esempio, la pressione alta.
22. Posizione sulla Testa o Shirsasana. Porre una coperta piegata in quattro sul pavimento, lontano
da muri, vetri e altri oggetti che possono costituire pericolo. Intrecciare le
dita e formare con i gomiti un triangolo equilatero.
Poggiare il centro della testa sulla coperta, tra le mani.
Con le dita intrecciate sostenere la nuca.
Sollevare solo le ginocchia, con le dita dei piedi a terra,
camminare ed esercitarsi così finché necessario.
Successivamente piegare le gambe continuando a camminare,
fino ad appoggiarle al petto; allora i piedi si staccheranno da terra. Ruotare
il bacino tenendo le gambe piegate, fino a che i piedi non si trovano
verticalmente in linea con la schiena.
Allungare le gambe è l’ultimo stadio, da fare solo quando si
è pronti. Esercitarsi a mantenere ciascuno stadio da qualche secondo a 1 min.
La posizione finale va mantenuta in maniera molto rilassata e soprattutto
respirando normal-mente, per circa 1 min.
Benefici: Grazie al migliore afflusso di sangue al cervello, la posizione
mantiene sano l’intero sistema nervoso. Migliora i poteri intellettivi.
Le ghiandole endocrine come l’ipofisi e l’epifisi
riacquistano vitalità. Migliora subito la capacità di concentrazione.
23. Posizione sulle spalle o Sarvangasana. Seguire gli stadi indicati in figura. Tenere la testa
dritta, a terra, guardando verso i piedi, evitare qualsiasi movimento brusco.
Mantenere la posizione rilassando gola, viso, occhi ecc., per circa 2 min.
Tornare a terra seguendo gli stadi da 5 a 8.
Benefici: Mantiene sana la tiroide, la quale a sua volta mantiene il corpo
attivo e in buona salute. Influenza beneficamente gli organi della zona
pelvica, sia nell’uomo che nella donna. Utile anche per curare vene varicose,
emorroidi e disordini mestruali.
24. Posizione dell’aratro o Halasana Lasciar scendere le gambe oltre la testa, non spingendo o forzando, ma
lasciando rilassare la schiena, la zona cervicale e i fianchi, soprattutto
durante l’espi-razione. I piedi raggiungeranno la terra con la pratica. Le
braccia si possono tenere anche a terra dalla parte della schiena invece che
vicino alla testa. Oltre ai benefici di Sarvangasana, aumentano i benefici sui
muscoli della schiena, i nervi spinali e le articolazioni della colonna
vertebrale.
25. Posizione del Pesce
o Matsyasana. E’ molto più
facile praticare la posizione stando supini con le gambe estese: appoggiare i
gomiti a terra e inarcare la parte alta della schiena, tenendo le gambe, il
bacino e la sommità del capo a terra. Matsyasana
è una posizione complementare a sarvangasana
e halasana e si mantiene normalmente per la metà
del tempo di queste.
Benefici della Posizione del Pesce: - E’ soprattutto utile per la
prevenzione e la cura dei problemi delle vie respiratorie, come l’asma e anche
per pazienti diabetici - .
26. Posizione del Ponte o Chakrasana. Anche questa posizione ha degli stadi più semplici in cui si solleva prima
solo la schiena, poi la schiena e le spalle. E’ soprattutto importante
appoggiare piedi e mani in modo corretto su una superficie unica e non
scivolosa. Una potente posizione di piegamento indietro, rafforza e rende
flessibile l’intera colonna vertebrale. Evitare di mantenere l’ultimo stadio in
caso di iperlordosi.
27. Posizione del Fior di Loto o Padmasana. E’ sicuramente
la posizione yoga più conosciuta. La simmetria e la perpendicolarità della
colonna aiutano a portare stabilità alla mente. Non forzare le ginocchia nel
tentativo di riuscire. Si può praticare la metà posizione, appoggiando un solo
piede sulla gamba opposta, mentre l’altro si tiene a terra sotto il ginocchio
opposto.
E’ possibile meditare anche in posizioni più semplici.
Mantenere la consapevolezza del respiro o di un unico oggetto.
28. Rilassamento completo o Shavasana. Distesi in
posizione supina, concentrare la mente sulle diverse parti del corpo,
cominciando dalle dita dei piedi, fino alla testa e sentire in ogni punto il
propagarsi di un senso di rilassamento. Affidare ogni parte del corpo alla
terra, sentendo il suo sostegno. Rilassare anche tutte le parti del viso, la
mascella, le guance, gli occhi, la fronte. Lasciar cadere ogni pensiero del
passato e del futuro e infine dimenticare il corpo sentendo di essere un tutt’unico
con l’universo.
Attraverso il respiro calmo e lento, con l’inspirazione
sentire di essere invasi da un’onda dell’energia cosmica, e con l’espirazione sentire di lasciar cadere
ogni fatica e ogni tensione. Restare completamente rilassati per 5-20 minuti.
Poi portare ancora una volta l’attenzione su tutte le parti del corpo, muoverle
lentamente, girarsi da un lato e dall’altro stirandosi e sedersi.
Benefici: E’ uno dei mezzi più potenti per tenere sotto controllo un gran numero
di malattie come ipertensione e insonnia e disordini le cui concomitanti
psicologiche sono lo stress, la tensione e l’ansia.
N.B.
La pratica delle Yoga Asana dev’essere
appresa da un maestro qualificato; solo successivamente un libro può essere
d’ausilio per continuare.
Gli Otto Rami dello Yoga
Lo Yoga fu reso sistematico dal saggio Patanjali nella sua
opera classica, gli Yoga Sutra, circa 2000
anni fa. Quest'opera riunisce tutti i vari elementi di teoria e pratica da
tutte le fonti di yoga e li presenta in un testo conciso, integrato e completo.
Vi sono otto discipline o ‘membra’ nello Yoga presentato da Patanjali:
Yama: discipline morali o comandamenti universali.
Niyama: osservanze personali o auto-purificazione.
Asana: posizione - una combi-nazione di allineamento fisico e
consapevolezza mentale.
Pranayama: controllo del respiro.
Pratyahara: consapevolezza interiore, data dalla capacità di ritirare
i sensi dai loro oggetti.
Dharana: la capacità di concentrarsi su un singolo oggetto scelto,
come per esempio, mettere a fuoco la mente sul
respiro.
Dhyana: la meditazione, che sorge con la pratica di dharana, nella quale la mente acquietata rivela una qualità della
consapevolezza, che nel silenzio interiore abbraccia una pace profonda e una
gioia traboccante.
Samadhi: lo stato di supercoscienza portato dalla meditazione
profonda che permette la diretta esperienza di unità con lo spirito universale.
I Sentieri dello Yoga
Lo Yoga è un ricerca spirituale, ma lungo il cammino dello
yoga l'aspirante ottiene anche salute, felicità, tranquillità e conoscenza che
indicano il progresso e incoraggiano a continuare la pratica. Il Buddismo e
altre tradizioni spirituali orientali fanno uso di molte tecniche derivate,
dallo yoga. Gli Yoga Sutra contengono i tre aspetti principali dello Yoga
tradizionale:
Bhakti Yoga, lo yoga della devozione, unisce le energie del cuore e del sentimento
attraverso la devozione ritualistica. La Società Internazionale
per la Coscienza
di Krishna (gli Hare Krishna) è un movimento Bhakti di antiche origini. Ma lo
Yoga non è una religione; è una metodologia che accede alla profondità della
natura umana e penetra gli aspetti più sottili della mente e della materia.
Jnana Yoga o yoga della saggezza, nel quale lo spirito d'inchiesta
della mente razionale è utilizzato per distinguere tra il reale e il non-reale,
attraverso la meditazione contemplativa. J. Krishnamurthi, Ramana Maharishi e
Sri Ramakrishna sono dei grandi esempi di saggi moderni.
Karma Yoga nel quale l'enfasi e nell'unificare le energie del corpo e
della mente, attraverso l'azione.
Quest'azione può essere diretta al miglioramento della
comunità; un grande esempio è stata l'opera del Mahatma Gandhi.
Nell'insieme lo Yoga di Patanjali può essere descritto come
lo yoga classico oppure come Kriya Yoga, o come Raja Yoga. Ai nostri giorni il
termine raja (regale) è usato per descrivere uno yoga basato soprattutto sulla
meditazione. Varie scuole o stili di yoga sorsero intorno ad ognuno di questi
sentieri di base, enfatizzandone aspetti differenti, oppure creando una
metodologia pratica basata su una combinazione dei vari aspetti dei diversi
sentieri. In generale queste scuole furono fondate da famosi maestri o guru e
riflettono le loro metodologie e metodi di praticare, insegnare e seguire il
sentiero dello yoga.
Hatha Yoga: mentre lo yoga classico di Patanjali
vede le āsana e i pranayama come preparazione ad una
corretta posizione ed un corretto stato mentale per la meditazione, l’hatha
yoga dà enfasi ad una più ampia pratica di asana, pranayama e bandha (chiusure energetiche), considerate di per sé importanti
per l’auto-purificazione e come mezzi per manipolare le energie sottili del
corpo e risvegliare la coscienza. L’HathaYoga tradizionale include anche delle
tecniche di pulizia e la filosofia esoterica.
Questa pratica al giorno d'oggi è inclusa nello Yoga Integrale di Sivananda che
comprende anche gli aspetti jnana, bhakti e karma dello yoga classico.
Altre forme di yoga molto praticate oggi in occidente sono quelle
derivate dal grande yogi del ventesimo secolo, Sri T. Krishnamacharya e i suoi
tre famosi allievi: BKS Iyengar, Patabhi-Jois, e TKV Desikachar, i quali
svilupparono rispettivamente Iyengar Yoga, Ashtanga Vinyasa
Yoga e Viniyoga. Tutti e tre enfatizzano la pratica disciplinata di āsana e pranayama come mezzo di auto-riflessione, conoscenza e resa, ed il
raggiungimento degli otto rami dello yoga di Patanjali, con poca enfasi sullo
yoga esoterico. In questi sistemi, la pratica e l'esperienza diretta attraverso
le asana ed i pranayama sono i mezzi per l'autoconoscenza.
Perché
tanti nomi diversi di Yoga?
Man mano che lo yoga
si è sviluppato in occidente, sono stati creati molti nomi e stili, ma la
maggior parte deriva dalle categorie di
base su menzionate. Alcuni stili o metodi particolari possono essere
considerati più efficaci di altri o possono essere più adatti al temperamento
proprio di ognuno. Molti individui applicano anche il loro nome personale allo
yoga o usano un termine specifico per descrivere lo stile. Detto questo, va
sempre ricordato che si tratta di metodi diversi per raggiungere la stessa
meta; sono tutti aspetti della filosofia yoga globale. L'unica cosa di cui hai
bisogno e la decisione di intraprendere questa disciplina.
____________________________________________________________________________
Bibliografia:
Yoga – Swami Venkatesananda,
Ass. Yoga Sivananda, Vasto 1989
Yoga asanas, pranayama, mudras, kriyas,
Vivekananda Kendra, India 1987
Australian Yoga Life, Issue 3 – 2002,
Post Haste Graphics P.O.Box 39 Moorooka Old. 4105
Yoga, the Iyengar way – S.M.S. Metha,
Dorling Kindersley, London 1990
I disegni sono del
Vivekananda Kendra,
Triplicane, Madras - India.
Traduzione, editing e stampa in proprio
Associazione Yoga Sivananda
Via Cinque Olivi 4
66054 Vasto CH – tel. 0873 520200