Venkatesa daily readings, 14 Marzo




Non bisogna più chiedersi "Sono io che devo occuparmi dei miei fratelli?". La coscienza chiede invece, "Non sono forse io che devo occuparmi dei miei fratelli?" e non aspetta che ci sia una risposta. L'amore è la spontanea manifestazione che consegue al vedere, realizzare questa unità in cui siamo tutti intessuti - quale che sia la nostra religione, casta, nazionalità o stato sociale. L'amore non conosce distinzioni e la distanza non conta: l'amore fluisce dovunque ve ne sia bisogno, spontaneamente, proprio come l'acqua scorre da un terreno più alto ad uno più basso.

Il Rig Veda dichiara:
"Ahyam me hasto bhagavān" - Questa mia mano è Dio.
La parola hasto significa sia mano che abbondanza.
Una persona matura comprende la sua relazione di interdipendenza con tutti gli esseri viventi ed evita così la trappola dell'egoismo nella quale potrebbe altrimenti cadere. L'interdipendenza, come l'amore, è naturale; è la mutua dipendenza di due o più persone che sono psicologicamente indipendenti e libere. La società composta di persone di questo tipo è in grado di sostenersi e di prosperare.

Solo il tipo di prosperità e di progresso raggiunti da questo amore reciproco e mutua collaborazione è vero e duraturo - ed è davvero a portata di mano!

Venkatesa daily readings,                    15 Marzo

La natura è piena di doni; la luce splende tutt'intorno ma noi ci volgiamo via da essa creando il buio nella nostra vita. Così le nuvole si addensano creando confusione, disordine, dolore e sofferenza. Nel nostro sforzo frenetico di liberarci del dolore e della sofferenza dimentichiamo che è proprio il desiderio di liberarci dal dolore e dalla sofferenza che costituisce la sofferenza e che lo sforzo la rende peggiore. Lo sforzo di creare ordine è di per sé disordine.
Questo lo vediamo durante il sonno: il sonno è "azione nella non-azione". Quello che ha riposato nel sonno ha dormito senza la nozione di dormire, senza neanche la consapevolezza di dormire e senza neanche il desiderio di dormire bene. Nel sonno non c'era divisione tra essere e fare, tra l'intelligenza e l'azione. In altri momenti l'idea che abbiamo dell'azione interferisce con l'essere o l'intelligenza: è l'idea che agisce, l'idea stessa è l'io. L'io crea una motivazione, uno scopo o una ricompensa: così sorgono le idee di successo e fallimento, piacere e dolore e tutte le altre coppie di inseparabili opposti.

La mente che vede questa verità come verità e non come un'idea, è attenta. La stessa mente vigile è ordine, è virtù; il suo sguardo potente non permette all'idea di sorgere. In questa luce, le azioni avvengono - azioni che sorgono direttamente dall'essere o intelligenza. La vigilanza stessa della mente è la meditazione.