BHAGAVAD GITA, CAP. IV, versi 36-42

Cap. IV                             36, 37
Anche se tu fossi il più malvagio dei peccatori, comunque supereresti tutti i peccati, per mezzo del vascello della conoscenza.
Come il fuoco ardente riduce in cenere la legna che lo alimenta, o Arjuna, così il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutte le reazioni delle attività materiali.
Jñāna, conoscenza intuitiva o saggezza è un fuoco che brucia, purifica, illumina: brucia tutte le impurità nel cuore dell’uomo, purifica tutto ciò con cui viene a contatto e illumina la verità. Il Sé, che il velo dell’ignoranza con il suo pesante accumulo di azioni peccaminose, nascita dopo nascita, ha nascosto nel cuore dell’uomo, è la verità. Soltanto il velo viene appesantito dal peccato; il Sé, come lo spazio, non è influenzato da alcun avvenimento: è puro e illimitato. Quando il fuoco della conoscenza è acceso nel cuore dell’uomo dal saggio che diventa così il guru, questo fuoco riduce il male (che è il velo) in cenere. La pesante incrostazione del peccato non fa altro che alimentare ancora di più il fuoco! Non importa quanto sia spesso questo sedimento, il fuoco brucia tutto, e la quantità non conta qui: una sola scintilla può ridurre in cenere un’intera foresta.
Diversamente dall’incendio di una foresta, ma come la fiamma che incendia un velo, questo fuoco della conoscenza brucia le radici stesse, l’intero velo del peccato. Insieme all’ignoranza, il desiderio, con le sue ramificazioni di cattive tendenze, è incenerito. Il frutto delle azioni passate (saňcita karma) è distrutto, perché anche queste facevano parte del sogno dal quale il saggio si è risvegliato. Le azioni future (āgāmi karma) sono prive di ego e di desiderio e, per questo, non danno frutti. Ma “sarva karmāni” è plurale, totale, non duale. Persino il prārabdha karma (l’effetto delle azioni passate che hanno iniziato a dar frutto), che governa questa incarnazione viene superato dal  saggio che non s’identifica con il corpo e la mente; il prārabdha karma infatti può solo agire sul corpo e la mente.
Così, liberato dal karma e dall’ignoranza, anche la persona più malvagia splende come un saggio nella luce della conoscenza del Sé. Né il velo dell’ignoranza né l’azione cattiva né il vivere nel peccato e nella sofferenza sono basate sulla verità. Esse nascono dalla non comprensione e muoiono nella comprensione.[1]
Cap. IV                           38, 39
Non c’è in questo mondo un mezzo di purificazione pari alla conoscenza; chi trova la perfezione nello yoga, nel tempo la troverà nel Sé.
L’uomo che è pieno di fede, che ha la conoscenza come fine supremo e che ha il controllo dei sensi, la consegue e, avendo conseguito la conoscenza, raggiunge immediatamente la pace suprema.

Nessuno è escluso dalla conoscenza di Dio o realizzazione del Sé; nessuno è dannato in eterno, ma tutti gli esseri evolvono progressivamente verso la perfezione. Nel corso del tempo ogni essere vivente (anche un verme che viene calpestato!) raggiungerà la perfezione nello yoga e troverà la conoscenza nel Sé. Questo è lo scopo della creazione; il mondo esiste per fornire a ciascun individuo gli insegnamenti necessari per portarlo alla perfezione. Questa non è la percezione diretta che l’imperfezione (la limitazione individuale, il peccato e la sofferenza) altro non è che un sogno: la realizzazione del Sé è la verità: il Sé è sempre reale!
Vi sono alcuni che dicono: “La raggiungeremo a suo tempo, perché preoccuparci?” Questi non hanno capito che solo quando il tempo è maturo uno si preoccupa. La donna incinta aspetta il suo tempo ma, quando arriva il momento si preoccupa! Non che si preoccupa perché vuole preoccuparsi. L’aspirante non ha scelta: il suo tempo è arrivato. Anche per gli altri arriverà il momento, perché tutti stiamo evolvendo verso la perfezione.
Come riconosciamo qualcuno il cui momento è arrivato? Dalla fede: l’aspirante che è alla soglia della conoscenza è pieno di fede. Questa fede è completamente diversa dalla convinzione cieca, distorta, che porta al conflitto, che nasce da una visione velata della verità. Quando non c’è la conoscenza, la verità è velata ma, nella persona piena di fede, la verità splende anche attraverso il velo. Quella fede lo spinge ad essere devoto alla conoscenza o Dio, con il corpo, la mente, il cuore ed il suo intero essere. Questa devozione totale è accompagnata dal suo corollario naturale: è dotato di autocontrollo e la sua mente e i sensi non sono in conflitto. Tutto questo brucia il velo e rivela la conoscenza.
La conoscenza porta rapidamente l’aspirante alla pace suprema o Brahman.



Cap. IV                                                        40-42
Ma chi è completamente privo di conoscenza, chi non ha fede e ha l’animo dubbioso, va verso la distruzione; per chi è dubbioso non c’è né questo mondo né un altro, non c’è la felicità.
Chi ha rinunciato ai frutti delle azioni attraverso lo yoga, i cui dubbi sono risolti dalla conoscenza e che è saldamente stabilito nel sé, non è vincolato dall’azione o conquistatore delle ricchezze.
Dunque, con la spada della conoscenza taglia in tronco il dubbio sorto dall’ignoranza, che ha preso sede nel tuo cuore, ricorri allo yoga e sorgi o Bhārata.


Così, nella upanişad della gloriosa Bhagavad Gītā,
la scienza dell’eterno, la scrittura dello yoga,
il dialogo tra śrī Kŗşņa e Arjuna,
termina il quarto discorso intitolato:
LO YOGA DELLA SAGGEZZA.


[1] In inglese, veil – velo, evil – cattivo, live – vivere, sono composti delle stesse lettere.