Yoga Sutra II. 27, 28

II.27.  tasya saptadhā prānta bhūmih prajñā

    Questa consapevolezza è attenta, intensa e operativa anche nel campo dei primi sette degli otto stati o membra della pratica yoga la cui descrizione segue: questa pratica non dovrebbe essere dunque una routine meccanica, poco intelligente o ottusa.

Questi sette non sono una mera serie di pratiche yoga alla quale ti dedichi per un’ora al giorno, ma qualcosa che copre la tua vita intera L’ottava è samādhi, che non è considerato uno stadio o un ramo, ma l’illuminazione stessa.
Spesso diffido dal definire questi sette secondo gli stampi tradizionali, perché, una volta che la mente crea un modello concettuale, la consapevolezza non c’è più. Abbiamo concettualizzato e cristallizzato questi sette rami o manifestazioni della filosofia yoga in maniera tale che, quando le parole vengono pronunciate la mente già pensa di conoscerle.
 Patanjali mette tutto il suo impegno nell’avvertirci che la consapevolezza dev’essere la caratteristica di tutti e sette i rami dello yoga, altrimenti state solo facendo della ginnastica. Tutte queste pratiche sono meravigliose, ma non sono yoga a meno che non siano impregnate dal serio spirito d’inchiesta. E’ chiaro che la pratica meccanica di qualunque tipo di yoga non ha alcun valore spirituale. Lo yoga è quello che la tua coscienza interiore lo considera: se pensi che è un esercizio fisico, il beneficio che ne derivi sarà anch’esso fisico; quello che è scritto nei testi è solo un cartello indicativo, non spetta al cartello dirti in che direzione devi andare.
Lo yoga non è qualcosa che può essere praticato per un aspetto della vita, lasciando che l’altra parte provveda a se stessa: deve coprire, penetrare e illuminare la vita intera. La luce è lì e deve irradiare in tutte queste sette direzioni, in modo che nessuna parte rimanga al buio, nessun aspetto del nostro essere, della nostra vita sia esclusa da quella luce: né pensiero, né parola, né azione; né pensare, né sentire, né volere. In quella luce, che è questa consapevolezza ininterrotta, non c’è oscurità.
Quando la vigilanza o la costante attenzione s’infiltra in tutti questi sette, allora l’illuminazione ha luogo: quella luce stessa diventa l’illuminazione. E’ come camminare in una galleria buia: quello che appare come un barlume lontano, con il cui aiuto riesci a camminare nel tunnel, diventa la luce quando la raggiungi. Non è come se quel barlume di luce ti guidasse a qualcosa che viene chiamata “una grande luce”. Vedi quello spiraglio, quello ti guida ad andare avanti, cammini guidato da quella luce e all’improvviso realizzi che quella è la luce (naturalmente in una forma molto più grande).
Quando questa candelina (chiamata attenzione costante, consapevolezza o vigilanza) s’infiltra (questa è la sua parola giusta, che vi piaccia o no) in tutti gli aspetti della vostra vita e della vostra personalità, quella stessa diventa l’illuminazione. Allora questi aspetti del nostro essere vengono istantaneamente integrati, unificati: la loro unità è rivelata. Quella è la santità o integrità.

II.28.  yogā ’ňgān anuşţhānād aśuddhi kşaye
           jñāna dīptirā viveka khyāteh

   Questa consapevolezza brilla risplendente della luce dell’intelligenza, quando le impurità psichiche interiori che offuscano la visione della verità sono state eliminate dalla pratica intelligente delle “membra” dello yoga.

La virtù stessa viene in essere o è rivelata dentro di sé quando lo spirito dello yoga si manifesta; tutto il resto è cercare di essere virtuoso. Perciò, cercare di sviluppare le virtù, cercare di essere buoni e di fare il bene non è solo ipocrisia, ma è un inganno, perché, se quell’intelligenza dentro di voi realmente e seriamente vede qualcosa come non desiderabile o stupida, la lascia cadere.
Uno deve sostenere questa luce interiore della saggezza in modo che non si offuschi mai: quando quella splende su tutti gli aspetti della nostra vita, è allora che tutti questi aspetti dello yoga diventano spontaneamente manifesti, senza sforzo. La bellezza nello yoga è che non c’è sforzo; lo sforzo implica una lotta interiore, la lotta interiore implica una disarmonia dentro.
Praticate tutto questo; non crediate che in questo modo potete creare la luce, la verità: la verità è sempre presente. La definizione stessa di verità o realtà è “quello che è eterno”. Nessuno deve preoccuparsi di creare questa realtà; se la realtà avesse bisogno di tale creazione, non sarebbe la realtà! Perciò lo yoga non è un tentativo di creare la conoscenza del Sé. Non fa altro che pulire la vostra mente e il vostro cuore.