08 “Sthiti”
L’ESISTENZA
Vasistha continuò: “0 Rama, dopo l’esposizione della vera natura della
creazione del mondo tratterò l’esposizione della vera natura del sostenimento
di quest’apparizione del mondo. Solo finché perdura l’illusione di
quest’apparizione del mondo c’è questa esistenza del mondo come oggetto di percezione.
In effetti è reale quanto la visione di un sogno, poiché è prodotta dal nulla,
da nessuno, senza alcuno strumento, su nulla.
Questa
apparizione del mondo è sperimentata soltanto come un sogno ad occhi aperti: è
essenzialmente irreale. È un dipinto sul vuoto, come i colori dell’arcobaleno;
è come una diffusa nebbia: quando cerchi di afferrarla svanisce.”
Rama chiese: “È stato detto che questo universo rimane allo stato di
seme nell’Essere Supremo per manifestarsi ancora nell’epoca successiva. Come
può essere? E coloro che hanno questa opinione sono considerati illuminati o
ignoranti?”
Vasistha continuò: “Coloro che affermano che questo universo esiste allo
stato di seme dopo la dissoluzione cosmica sono quelli che hanno ferma fede
nella realtà di questo universo. Questa è pura ignoranza, o Rama, è un’opinione
totalmente perversa che illude sia l’insegnante che l’ascoltatore.
Il seme di
una pianta contiene l’albero futuro, questo perché sia il seme che il germoglio
sono oggetti materiali capaci di essere percepiti dai sensi e dalla mente. Ma
Quello che è al di là del raggiungimento della mente e dei sensi, come può
essere il seme dei mondi? In Quello che è più sottile dello spazio, come può
esistere il seme dell’universo?
Stando
così le cose, come può l’universo emergere dall’Essere Supremo? Come può
qualcosa esistere nel nulla? E se in Esso c’è qualcosa chiamato universo, come
mai non viene visto?
Come può
un albero spuntare dallo spazio vuoto di una giara? Come possono coesistere due
cose contrarie, Brahman e l’universo? Può l’oscurità esistere nel sole?
È
appropriato dire che l’albero esiste nel seme, poiché entrambi hanno forme
appropriate, ma è inappropriato dire che questa forma cosmica del mondo esiste
in Quello che non ha forma, Brahman. Perciò, è pura sciocchezza presumere che
vi sia una relazione causale tra Brahman e il mondo. In verità, Brahman
soltanto esiste e ciò che appare essere il mondo è soltanto Quello.
Non c’è
relazione di causa ed effetto tra il Supremo Essere e l’universo. Milioni di
universi appaiono nella Coscienza Infinita, Chid-Akasha, come granelli di
polvere in un raggio di luce che filtra in una stanza attraverso un foro nel
soffitto. Ma, proprio come quei granelli di polvere non si vedono alla luce del
sole all’esterno, il mondo non viene visto nella Coscienza Suprema non duale.
Questo perché questi universi non sono diversi dalla Coscienza Infinita, così
come la propria natura non è diversa da se stessa. Alla conclusione della
dissoluzione cosmica sorse il Creatore dell’universo, che non era altro che
memoria. I pensieri che sorsero da quella memoria costituiscono
quest’apparizione del mondo, che non è più reale di una torta in cielo, poiché
la memoria da cui i pensieri sono venuti non ha basi valide, in quanto tutte le
divinità del precedente ciclo del mondo (come Brahma il Creatore), avevano
sicuramente conseguito la liberazione. Se non c’è nessuno a ricordare, come può
esistere la memoria? Così, quella memoria che sorse nella Coscienza appare come
il mondo.
Quella
spontanea apparizione del mondo nella Coscienza Infinita è conosciuta come
creazione spontanea. Questa apparizione del mondo assunse una forma eterea
conosciuta come la Persona Cosmica. Per l’illuminato questo è Brahman, in ogni
tempo e per l’ignorante è sempre il mondo. Nel totale vuoto si vede ciò che è
considerato come distanza; nell’Infinita Coscienza si vede ciò che è
considerata creazione: semplici parole senza corrispondente realtà
sostanziale”.
Vasistha continuò: “0 Rama, il solo modo di attraversare questo
formidabile oceano dell’apparizione del mondo è la padronanza dei sensi. Nessun
altro sforzo è di utilità. Quando si è equipaggiati con la saggezza guadagnata
dallo studio delle scritture e dalla compagnia dei saggi e si hanno i sensi
sotto controllo, si realizza la suprema non esistenza di tutti gli oggetti di
percezione.
0 Rama,
solo la mente è tutto questo. Soltanto questa mente, per mezzo della sua
facoltà pensante, crea ciò che è conosciuto come il corpo. Nessun corpo viene
visto se la mente non funziona; perciò la cura della malattia psicologica
conosciuta come percezione degli oggetti è la migliore fra tutte le cure in
questo mondo. La mente crea l’illusione, la mente produce idee di nascita e
morte e, come diretto risultato dei propri pensieri, viene vincolata e viene
liberata”.
Rama chiese: “0 Saggio, ti prego, dimmi, come fa questo enorme
universo ad esistere nella mente?”
Vasistha rispose: “0 Rama, è come l’allucinazione sofferta dal re Lavana.
Ma c’è
un’altra descrizione possibile: è la storia del saggio Sukra che ora ti
narrerò.
La storia
di Sukra
Molto
tempo fa, il saggio Bhrigu stava eseguendo un’intensa austerità sul picco di
una montagna. Suo figlio Sukra era giovane a quel tempo e mentre il padre
sedeva in meditazione egli si occupava delle necessità del padre.
Un giorno,
il ragazzo vide in cielo una bellissima ninfa. La sua mente fu disturbata da
quella visione e lo stesso avvenne per la mente della ninfa. Intensamente preso
dalla passione per la ninfa, Sukra chiuse gli occhi e mentalmente la seguì.
Raggiunse
il cielo e là vide gli splendidi esseri celestiali, gli dei e le loro consorti,
gli elefanti e i cavalli celestiali; vide il creatore Brahma stesso, così come
le altre divinità che governano questo universo e i siddha; ascoltò musica
celestiale, visitò i giardini del cielo. Alla fine vide il re degli dei, Indra,
seduto in tutta la sua maestà, servito da ninfe di bellezza indescrivibile.
Sukra
salutò Indra che si alzò dal trono, ricambiando il saluto del giovane e
pregandolo di rimanere in cielo a lungo. Sukra acconsentì”.
Vasistha continuò: “Sukra aveva completamente dimenticato la sua
precedente identità. Dopo aver trascorso del tempo alla corte di Indra, scoprì
dov’era la ninfa che aveva visto in precedenza. Quando si guardarono l’un
l’altra, furono sopraffatti dal desiderio, poiché la realizzazione del
desiderio è la caratteristica del cielo.
Sukra
desiderò che l’oscurità della notte avvolgesse il giardino dove aveva
incontrato la ninfa e il buio calò. Quindi entrò nella bellissima casa di quel
giardino, dove la ninfa lo seguì. Ella disse: ‘0 grande, sono tormentata dal
desiderio di te. Solo l’ottuso deride l’amore, non il saggio. Anche la signoria
sui tre mondi non è nulla a confronto della delizia della compagnia dell’essere
amato. Perciò ti prego, dammi riparo nel tuo cuore. Dicendo così gli cadde tra
le braccia.
Sukra
trascorse molto tempo con quella ninfa, nel cielo. Visse con lei un periodo
equivalente a otto cicli del mondo. Dopo questo periodo di tempo, come se il
suo merito fosse stato esaurito, Sukra cadde dal cielo insieme con la ninfa.
Quando i
loro corpi sottili caddero sulla terra, diventarono gocce di rugiada ed
entrarono nel cibo mangiato da un santo bramino, la cui moglie ne ricevette
l’essenza. Suora divenne il loro figlio e crebbe in quel luogo, mentre la ninfa
nacque come daina e Sukra ebbe da lei un figlio umano.
Sukra
sviluppò un grande attaccamento per suo figlio e le preoccupazioni e le ansietà
causate da questo figlio ben presto lo fecero invecchiare e morire bramando i
piaceri dei sensi. A causa di questo, nella nascita successiva Sukra diventò
sovrano di un regno e morì in quell’incarnazione bramando una vita di austerità
e santità. Nella nascita successiva diventò un santo.
Così, dopo
essere passato da un’incarnazione all’altra e aver subito ogni sorta di
destino, Sukra praticò intensa austerità sulla sponda di un fiume. E in questa
contemplazione, seduto davanti a suo
padre,
Sukra passò parecchio tempo.
Il suo
corpo si fece estremamente emaciato e nel frattempo la mente irrequieta creò,
scena dopo scena, le sue vite successive, le morti, le nascite, l’ascesa al
cielo, la discesa sulla terra e la pacifica vita di un eremita.
Era così
immerso in tutto questo, che lo considerò la verità. Il corpo era ridotto a
pelle ed ossa, essendo stato sottoposto all’inclemenza di ogni tipo di
intemperie. La sua sola vista era terrificante, tuttavia non fu consumato dalle
bestie carnivore, perché stava proprio di fronte al saggio Bhrigu, impegnato in
meditazione profonda e anche perché Sukra stesso era dotato di notevole forza
fisica, ottenuta attraverso la pratica della disciplina yoga”.
Vasistha continuò: “Dopo cento anni celesti di contemplazione, il saggio
Bhrigu si alzò dal suo seggio. Non vide suo figlio Sukra davanti a sé, ma vide
il suo corpo avvizzito: era l’orribile dimora dei vermi che si erano
moltiplicati nelle cavità degli occhi. Scosso da ciò che vide, senza riflettere
realmente sul naturale corso degli eventi, Bhrigu fu preso dall’ira e maledì il
tempo per aver causato la prematura morte di suo figlio.
Il Tempo,
o morte, immediatamente avvicinò il saggio in forma fisica. Aveva una spada in
una mano e un laccio nell’altra, un’armatura impenetrabile, sei braccia e sei
volti. Era circondato da una schiera di servi e messaggeri. Splendeva delle
fiamme della distruzione che emanavano dal suo corpo e per le armi che
impugnava.
Con calma
e con voce ferma, il Tempo si rivolse a Bhrigu: ‘0 saggio, come mai uno come te
esibisce una condotta così indegna? I saggi non sono scossi nemmeno quando
vengono offesi, ma tu hai perso l’equilibrio anche se nessuno ti ha offeso. Non
sprecare il tuo merito in un’inutile esibizione del tuo potere di maledire;
sappi che io non sono toccato nemmeno dai fuochi della dissoluzione cosmica.
Com’è
infantile da parte tua pensare di annientarmi con la tua maledizione! Io sono
il tempo e ho distrutto innumerevoli esseri, anzi, ho distrutto persino gli dei
che presiedono a questo universo. 0 santo, io sono il consumatore e tu sei il
mio cibo! Questo è stabilito dalla natura; questa relazione non è basata su
attrazioni o repulsioni reciproche; il fuoco, per sua stessa natura, si libra
verso l’alto e l’acqua naturalmente scorre verso il basso. Il cibo cerca il
consumatore e gli oggetti creati cercano la loro fine. Ecco cos’è stato
prestabilito dal Signore.
Nel Sé di
tutto il Sé dimora come se stesso. Nella visione purificata non c’è né un
agente né un fruitore, ma nella visione impura che vede le divisioni, questa
divisione sembra esistere. Tu sei invero un conoscitore della verità e sai che
non c’è né l’agire, né il non agire; le creature vanno e vengono come i fiori
sugli alberi, la loro causa non è che una congettura.
Tutto ciò
è attribuito al tempo e può essere considerato reale o irreale, come quando la
superficie del lago è increspata e il riflesso della luna sembra tremolare.
Questo può essere considerato sia vero che falso’ (il riflesso non vibra
autonomamente, ma tuttavia vibra).
Il Tempo continuò: ‘Non abbandonarti all’ira, o saggio: è sicuramente il
sentiero del disastro, perché ciò che dev’essere, sarà. Realizzalo. I saggi
dovrebbero fare ciò che dev’essere fatto, rimanendo privi di ego e di egoismo
come nel sonno profondo. Non lasciare che questo venga violato!
Dove sono
la tua saggezza, la tua grandezza, il tuo coraggio morale, o saggio? Sebbene tu
conosca il sentiero della beatitudine, perché agisci come uno sciocco?
Sicuramente sai che il frutto maturo cade a terra. Ignorando questo, perché
pensi di maledirmi?
Sicuramente
sai che tutti hanno due corpi: quello fisico e quello mentale. Il corpo fisico
è insenziente: cerca la propria distruzione, la mente lo fa danzare a volontà,
provocando in esso cambiamenti. Ma quella mente è disturbata in te.
Solo le
azioni mentali sono azioni, i pensieri causano schiavitù e lo stato puro della
mente è liberazione. È la mente che crea il corpo con tutti i suoi arti. La
mente stessa è sia gli esseri senzienti che insenzienti. Tutta questa diversità
senza fine non è null’altro che mente. Essa stessa, nella sua funzione di
determinazione, è conosciuta come intelletto e nella sua funzione di
identificazione è conosciuta come il senso dell’ego. Il corpo fisico è soltanto
materia fisica, tuttavia la mente lo considera suo. Comunque, se la mente si
dirige verso la verità, abbandona la sua identificazione con il corpo e
consegue il Supremo.
0 saggio,
mentre tu eri impegnato in contemplazione, tuo figlio andò lontano, molto
lontano, con la sua fantasia. Lasciò qui il corpo che era il figlio di Bhrigu e
si alzò in cielo. Là gioì la compagnia delle ninfe celestiali e nel corso del
tempo, quando il suo merito fu esaurito da tale comportamento, cadde sulla
terra come un frutto maturo, insieme con la ninfa.
Dovette abbandonare
il suo corpo celestiale in cielo, cadde sulla terra per nascere con un corpo
fisico e qui dovette attraversare una serie di rinascite. Fu successivamente un
ragazzo bramino, un re, un pescatore, un cigno, ancora un re, un grande yogi
con poteri psichici, un semi-dio celestiale, il figlio di un saggio, ancora un
re e ancora il figlio di un saggio, poi, a causa di cattive azioni, diventò un
cacciatore, un re e quindi un verme, una pianta, un asino, un bambù, un daino
in Cina, un serpente, un uccello e una volta ancora un semi-dio ed ora di nuovo
è diventato il figlio di un bramino conosciuto come Vasudeva. Egli è ben
versato nelle Scritture ed è attualmente impegnato in austerità sulle sponde
del sacro fiume Samanga.
Vasistha continuò: “Incoraggiato da Yama, il Tempo, il saggio Bhrigu
allora attivò l’occhio della saggezza al fine di scorgere la vita di suo
figlio. In un istante vide nella propria intelligenza l’intera storia della
trasmigrazione del ragazzo. Sbalordito da ciò che vide rientrò nel suo corpo,
completamente privo di ogni attaccamento nei confronti del figlio.
Bhrigu disse: ‘Signore, tu sei invero il conoscitore del passato, del
presente, del futuro, mentre noi siamo di scarsa comprensione.
Quest’apparizione del mondo, che sebbene irreale appare essere reale, illude
persino l’eroe pieno di saggezza.
‘Questo
mio figlio non è morto, tuttavia, scambiandolo per morto, sono diventato
agitato. Ho pensato che mio figlio fosse stato portato via da te prima che
fosse arrivata la sua ora.
Signore, sebbene
comprendiamo il corso degli eventi terreni, siamo spinti alla gioia e al dolore
da ciò che consideriamo buona fortuna o sfortuna. In questo mondo l’ira spinge
l’uomo a fare ciò che non dovrebbe, ma la tranquillità lo mette in grado di
fare ciò che dovrebbe essere fatto.
Sino a che
esisterà l’illusione dell’esistenza del mondo, sino ad allora, la distinzione
tra azione appropriata e inappropriata, sarà valida. È inappropriato che
veniamo agitati dalla tua naturale funzione: causare l’apparente morte degli
esseri. Per la tua grazia, ho visto ancora mio figlio e realizzo che solo la
mente è il corpo e che la mente crea questa visione del mondo.
Il Tempo disse: “Ben detto, o saggio, in verità la mente è il corpo; la
mente crea il corpo per mezzo di semplici pensieri. Proprio come il vasaio
modella un vaso, essa crea nuovi corpi e provoca la distruzione di ciò che
esiste e tutto questo per mezzo del semplice desiderio. È sicuramente ovvio che
all’interno della mente esiste la facoltà dell’illusione, o allucinazione, del
sogno e del pensiero irrazionale che creano una torta in cielo. Allo stesso
modo essa crea l’apparizione del corpo in se stessa, ma l’uomo ignorante con
visione fisica grossolana vede il corpo fisico come diverso e indipendente
dalla mente.
‘I tre
mondi, veglia, sogno e sonno, non sono altro che l’espressione delle facoltà
della mente. Questa espressione non può essere considerata né reale, né
irreale. Quando la mente è condizionata dalla percezione della diversità, vede
la diversità”.
Il Tempo continuò: “La mente stessa viene coinvolta in questa apparizione
del mondo, intrattenendo innumerevoli nozioni come: "io sono debole,
infelice e sciocco", ecc. Ma quando sorge la comprensione che tutto questo
non è altro che la falsa creazione della mente e "io sono ciò che
sono", allora la pace del Supremo sorge nella propria coscienza.
‘La mente
è come il vasto oceano con infinite varietà di creature al suo interno, sulla
superficie del quale increspature ed onde di diverse misure sorgono e cadono;
le piccole onde pensano di essere piccole, le grandi di essere grandi quella
che è infranta, dal vento, pensa di essere stata distrutta, una pensa di essere
fredda, un’altra di essere calda, ma tutte le onde non sono altro che l’acqua
dell’oceano.
È in
verità corretto affermare che non ci sono onde nell’oceano: esso soltanto
esiste. Tuttavia è anche vero che ci sono delle onde. Allo stesso modo, esiste
solo l’assoluto Brahman e poiché è onnipotente, la naturale espressione delle
Sue infinite facoltà appare come infinite diversità in questo universo. La
diversità non ha reale esistenza, se non nella propria immaginazione, tutto
questo invero è l’Assoluto, Brahman.
Rimani
stabilito in questa verità e abbandona ogni altra nozione. Proprio come
l’arcobaleno multicolore è prodotto dalla luce del sole, tutta questa diversità
è vista nell’Uno. Proprio come l’inerte ragnatela emana da un ragno vivo,
questa inerte apparizione del mondo è venuta dall’Infinita Coscienza.
Proprio
come il baco da seta, tesse il suo bozzolo e così si vincola, l’Essere Infinito
fantastica questo universo e vi resta intrappolato. Proprio come un elefante si
libera senza sforzo dal palo a cui è legato, il Sé si libera dalla sua
schiavitù.
‘Poiché il
Sé è ciò che si considera essere, in effetti, non c’è né schiavitù né
liberazione per il Signore. Non so come queste nozioni di schiavitù e
liberazione siano venute in esistenza, non c’è né schiavitù, né liberazione,
solo quell’Infinito Essere. Tuttavia, l’Eterno è velato dal transitorio e
questa è invero una grande meraviglia o una grande illusione.
‘Nel
momento in cui questa mente si manifestò nell’Infinita Coscienza, sorse la
nozione della diversità e questa nozione esiste nella Coscienza Infinita. A
causa di questo, sembrano esistere in questo universo le varie divinità, le
innumerevoli specie delle creazioni, alcune dalla vita lunga, altre dalla vita
breve, alcune grandi, alcune piccole, alcune felici, alcune infelici; tutte
queste viventi entità non sono altro che nozioni nella Coscienza Infinita. Alcune
si considerano ignoranti e vincolate e altre libere dall’ignoranza e liberate.
Il Tempo continuò: “0 saggio, dei, demoni ed essere umani non sono diversi
da questo Oceano Cosmico di Coscienza conosciuto come Brahman. Questa è la
verità; tutte le altre asserzioni sono false. Essi, gli dei e tutti gli altri,
intrattengono false nozioni come “io non sono l’Assoluto”, così sovrappongono
su se stessi l’impurità ed il sentimento di caduta. Persino costoro dimorano
per sempre in questo Oceano Cosmico di Coscienza. Tuttavia, considerandosi
separati da Brahman, sono illusi. Sebbene siano per sempre puri, sovrappongono
le impurità su se stessi e questo è il seme di tutte le loro azioni e delle
loro conseguenze, cioè felicità ed infelicità, ignoranza ed illuminazione. Di
questi esseri, alcuni sono puri come Shiva e Vishnu; alcuni sono leggermente
macchiati, come gli uomini e gli dei, alcuni sono preda di una densa illusione
come gli alberi ed i cespugli; alcuni sono accecati dall'ignoranza, come i
vermi; alcuni vagano lontano dalla saggezza ed alcuni hanno raggiunto lo stato
di illuminazione e liberazione come Brahma, Vishnu e Shiva.
‘Di
questi, né coloro che sono come gli alberi fermamente radicati nell’illusione,
né coloro che hanno supremamente distrutto la loro illusione hanno bisogno di
impegnarsi nell’indagine delle scritture.
‘0 saggio,
qualunque cosa tuo figlio abbia desiderato nella sua mente, ciò ha
sperimentato. Non siamo responsabili di questo; tutti gli esseri in questo
mondo ottengono soltanto quelle azioni che hanno origine nel deposito delle
loro stesse potenzialità e predisposizioni. Nessun altro è responsabile di
quelle azioni, nessun essere sovrumano, nessun dio.
‘Vieni
ora, andiamo dove tuo figlio è impegnato in austerità, dopo aver gioito momentaneamente
i piaceri del cielo’.
Dicendo
così, Yama, il Tempo, afferrò Bhrigu e lo condusse via.
Mentre il
saggio Vasistha pronunciava queste parole, l’ottavo giorno terminò e
l’assemblea si disperse.
Vasistha continuò: “0 Rama, il saggio Bhrigu e la divinità che presiede al
tempo si diressero verso la sponda del fiume Samanga.
Mentre
scendevano dalla montagna Mandara, videro bellissime foreste abitate da saggi
perfetti ed illuminati; videro potenti elefanti; videro altri saggi che
venivano giocosamente colpiti da fiori lanciati da ninfe celesti; videro monaci
buddisti che vagavano per la foresta. Poi scesero nelle pianure disseminate di
villaggi e città. Presto raggiunsero la sponda del fiume Samanga e là il saggio
Bhrigu vide suo figlio che aveva un altro corpo e la cui natura era diversa da
quella avuta in precedenza. Era di disposizione pacifica e la sua mente era
stabilita nella tranquillità dell’illuminazione, sebbene stesse profondamente
riflettendo sul destino degli esseri viventi nell’universo.
Questo
giovane splendente sembrava aver raggiunto la totale quiescienza della mente,
in cui il gioco dei pensieri e dei loro contrari giunge a termine. Era
assolutamente puro come un cristallo, nella sua mente non c’erano pensieri
tipo: ‘questo deve essere ottenuto’, o ‘questo deve essere evitato’.
Il Tempo
indicò questo giovane e disse a Bhrigu: “Questo è tuo figlio”. Sukra udì le
parole ‘alzati’, allora gentilmente aprì gli occhi e, vedendo i due luminosi
esseri di fronte a sé, li salutò adeguatamente e li fece sedere su una roccia
vicina.
Il saggio Bhrigu gli disse: ‘Ricorda te stesso, poiché non
sei una persona ignorante’.
Sukra fu
istantaneamente risvegliato alla memoria della sua precedente esistenza che
scorse ad occhi chiusi per un breve periodo.
Sukra disse: ‘Vedo, ho attraversato innumerevoli incarnazioni e
innumerevoli esperienze di dolore e piacere, saggezza ed illusione. Non c’è
piacere che non abbia gioito, né azione che non abbia eseguito, né infelicità o
felicità che io non abbia sopportato. Ora non desidero nulla, né desidero
evitare nulla. Che la natura faccia il suo corso. Vieni padre, andiamo dove c’è
l’avvizzito corpo precedente’.
Vasistha continuò: “Presto arrivarono nel luogo dove era il corpo di
Sukra, il figlio di Bhrigu, che giaceva in avanzato stato di decomposizione.
Guardandolo,
Sukra esclamò: ‘Ah, guardate questo corpo che era ammirato e adorato persino
dagli esseri celestiali. Ora è una dimora per i vermi. Il corpo che veniva
profumato con pasta di sandalo è ora coperto di polvere!
Liberato
dall’irrequieta scimmia conosciuta come mente, questo albero del corpo è stato
sradicato’.
Rama chiese: “Signore, avendo appena detto che Sukra attraversò
innumerevoli incarnazioni, perché si lamentò per il destino del corpo nato da
Bhrigu?”
Vasistha rispose: “Perché tutti gli altri corpi erano le allucinazioni
del suo corpo originale, che era quello di Sukra, figlio del saggio Bhrigu.
Dopo la creazione, alla fine della dissoluzione precedente, a causa della
Volontà Infinita, il Jiva, o anima vivente, divenne il cibo che entrò nel corpo
del saggio Bhrigu. Più tardi nacque come Sukra e fu in quell’incarnazione che
la sua anima ebbe tutti i riti ed i rituali appropriati alla nascita di un
ragazzo bramino.
Perché
Sukra, ora conosciuto come Vasudeva, si lamentava per quel corpo? Che uno sia
saggio o ignorante, sino a che il corpo dura, le sue funzioni continuano
inalterate secondo la sua natura e la persona incarnata funziona com’è
appropriato nel mondo, attaccata o distaccata. La differenza tra i due sta
nella loro disposizione mentale. Nel caso del saggio, queste funzioni sono
liberatorie e, nel caso dell’ignorante, sono vincolanti.
Finché c’è
il corpo, fino ad allora, il dolore sarà doloroso ed il piacere piacevole, ma
il saggio non è attaccato né a questo né a quello. Rallegrandosi nella gioia e
soffrendo nella sofferenza, i grandi sembrano comportarsi come ignoranti,
sebbene in effetti siano illuminati.
Colui i
cui organi di senso sono liberati, ma i cui organi d’azione sono ristretti, è
liberato. Colui i cui organi di senso sono vincolati, ma i cui organi d’azione
sono liberi e non ristretti è in schiavitù. Il saggio si comporta adeguatamente
nella società, sebbene internamente sia libero da ogni necessità di
conformarsi.
“0 Rama,
rinuncia ad ogni brama e fa’ ciò che dev’essere fatto, nella realizzazione che
tu sei per sempre la Pura, Infinita Coscienza.”
Vasistha continuò:” Udendo il giovane asceta Vasudeva lamentarsi per il
destino toccato al suo corpo precedente, il Tempo, o Morte, intervenne e disse
a Sukra.” 0 figlio di Bhrigu, abbandona questo tuo corpo e rientra nell’altro,
proprio come un re rientra nel suo regno. Con l’altro corpo ancora una volta
impegnati nell’austerità e quindi diventa il precettore spirituale dei demoni.
Alla fine dell’epoca abbandonerai quel corpo, per non incarnarti mai piè.’
Avendo
detto questo, il Tempo svanì in quello stesso luogo; allora Sukra abbandonò il
corpo di Vasudeva, nel quale aveva eseguito intensa austerità sulla sponde del
fiume Samanga e rientrò nel decomposto corpo di Sukra, il figlio del saggio
Bhrigu. In quello stesso istante il corpo di Vasudeva cadde come un albero
sradicato e divenne un cadavere.
Il saggio
Bhrigu spruzzò il corpo di Sukra con l’acqua santificata del kamandulu,
pronunciando sacri mantra che avevano il potere di riportare in vita quel corpo
e rivestirlo di carne. Istantaneamente esso divenne giovane e splendente
com’era prima.
Sukra si
alzò dalla posizione meditativa e vedendo suo padre, il saggio Bhrigu, di
fronte a sé, si prostrò ai suoi piedi. Bhrigu fu deliziato nel vedere il figlio
risuscitato dal mondo dei morti e lo abbracciò teneramente, sorridendo
felicemente per tutto il tempo. Il sentimento di affetto al pensiero “Questo è
mio figlio”, sopraffece perfino il saggio Bhrigu. Ciò è naturale fino a quando
c’è la coscienza corporea. Ed entrambi si rallegrarono per la felice riunione.
Stabiliti
fermamente nella conoscenza del Sé, essi rimasero intaccati dai cambiamenti che
avvennero nel tempo e nell’ambiente. Tale è la storia del saggio Sukra, che a
causa della sua infatuazione per un ninfa, vagò attraverso innumerevoli grembi.
Rama chiese:” 0 Signore, perché anche il desiderio degli altri non
si materializza come si materializzò il desiderio di Sukra nella sua ascesa al
cielo, ecc.?”
Vasistha rispose: ”La mente di Sukra era pura, poiché era la sua prima
incarnazione; quella mente non era appesantita dalle impurità di altre
incarnazioni precedenti. Nella mente pura, in cui tutte le brame sono in uno
stato di quiescienza, qualunque cosa essa desideri, questa si materializza. Ciò
che capitò a Sukra in questo contesto è possibile a chiunque altro.
Il mondo
esiste in ciascun Jiva allo stato di seme e diventa manifesto come l’albero che
germoglia dal seme. Il mondo è così falsamente fantasticato da ciascun
individuo. Il mondo non sorge né tramonta: tutto ciò non è altro che la
fantasia della mente illusa.
Così siamo
venuti in esistenza, o Rama, dalla pura forza pensiero e consideriamo il falso
come reale; tale invero è l’origine della creazione nell’Infinita Coscienza.
La
materialità non è effettiva, sebbene venga percepita nel vuoto. Tutti
fantasticano il proprio mondo e quando questa verità viene realizzata, il mondo
così fantasticato giunge a termine.
La mente è
il mondo, il mondo è la mente. Quando uno di questi viene realizzato come
non-vero, entrambi svaniscono. Quando la mente viene purificata, riflette la
verità e l’irreale apparizione del mondo svanisce. La mente viene purificata
dalla continua contemplazione della verità”.
Rama chiese: “Come sorsero nella mente di Sukra la successione delle
nascite e tutto il resto?”
Vasistha rispose: “A Sukra era stato insegnato da suo padre Bhrigu la
successione delle nascite e questo insegnamento aveva condizionato la mente di
Sukra che creò l’espansione di tale condizionamento. Solo quando la mente è
totalmente purificata da ogni condizionamento riguadagna la sua suprema purezza
e quella mente pura sperimenta la liberazione”.
Il Sé di
tutti gli esseri viventi attraversa tre stati: la veglia, il sogno ed il sonno
e questi non hanno nulla a che fare col corpo. Il saggio che va al di là dello
stato di sonno profondo, ritorna alla Sorgente, ma lo sciocco che non lo fa
viene afferrato nel ciclo della vita.”
Vasistha continuò: “0 Rama, l’albero in un seme cresce da esso dopo aver
distrutto il seme, ma Brahman crea questo mondo senza distruggere Se stesso.
Brahman è
senza nome, senza forma. Solo Brahman diventa ciò che appare di natura diversa;
tuttavia, da un altro punto di vista, non diventa tale, poiché è eterno ed
immutabile. Perciò non si può fare nessuna positiva affermazione concernente
Brahman. Non è possibile dire che non è diventato tutto questo, né è possibile
dire che è diventato tutto questo.
Brahman è
puro quanto lo spazio; non può essere realizzato da nessuno sforzo. Finché uno
vede ciò che viene visto con il sentimento interiore che sono oggetti di
percezione, considerandosi separato, la realizzazione di Brahman è davvero
lontana. Soltanto quando la divisione tra il vedente e ciò che è visto viene
abbandonata, soltanto quando i due vengono visti come una sola sostanza, la
verità viene realizzata.
Non c’è
oggetto che sia di natura totalmente diversa dal soggetto, né il soggetto, il
Sé, può essere visto come se fosse un oggetto. In effetti, soltanto il
soggetto, il Sé, appare alla vista come ciò che viene visto, l’oggetto.
Inoltre,
se solo il soggetto, o il Sé, è tutto questo, allora sicuramente non è nemmeno
il soggetto o il vedente. Non c’è divisione in tale visione. Proprio come lo
zucchero diventa diversi dolci senza mai perdere la sua naturale dolcezza,
questa Infinita Coscienza, o Brahman, visualizza Se stessa come tutta questa
infinita diversità, senza mai spogliarsi della Sua natura essenziale. Non c’è
alcun limite alla manifestazione di questa Coscienza Infinita”.
Vasistha continuò: “Ogni Jiva, sperimenta all’interno di se stesso
qualunque cosa a cui abbia dato origine all’interno di se con l’aiuto della
propria forza vitale.
0 Rama,
scorgi con l’occhio della tua saggezza interiore la verità che in ogni atomo di
esistenza ci sono innumerevoli apparizioni del mondo. Nella mente di qualcuno,
nello spazio stesso, in ogni pietra, nella fiamma del fuoco e nell’acqua
esistono innumerevoli apparizioni del mondo, proprio come l’olio esiste nel
seme di sesamo.
Quando la
mente è assolutamente pura diventa Pura Coscienza e perciò realizza di essere
una cosa sola con la Coscienza Infinita. Questa apparizione del mondo è
soltanto un lungo sogno che si manifesta ovunque, essendo l’immaginazione di
Brahma, il Creatore di tutti gli altri. Gli oggetti nati così nel sogno del
Creatore, migrano di sogno in sogno, di incarnazione in incarnazione, generando
l’illusoria solidità di quest’apparizione del mondo. Questa apparizione è
simile ad un sogno e tuttavia è vera durante il periodo del sogno stesso.
Tempo,
spazio, azione, o moto e materia, sono tutti differenti aspetti dell’unica
Coscienza Infinita. La Coscienza li sperimenta all’interno di Se stessa, anche
se appare come il corpo del Creatore Brahma o quello di un verme.
Solo rari
individui realizzano che l’apparizione del mondo, vista all’interno di se
stessi, è illusoria, a meno che non sia vista come l’unica Infinita Coscienza
che sola è sempre vera.
A causa di
questa Coscienza il mondo appare nel Jiva e ci sono Jiva all’interno di Jiva,
all’infinito. Quando si sperimenta così la verità si è liberati dall’illusione
e allo stesso tempo la brama di piacere viene ridotta. Questa è l’unica prova
della saggezza.
Le parole
sagge sono semplici parole, ignoranza e non saggezza, a meno che non siano
confortate dall’assenza del desiderio e dell’ira”.
Vasistha continuò: “Qualunque tipo di contemplazione si adotti, presto si
diventa della stessa natura di ciò che si contempla.
Chi è
devoto agli dei raggiunge gli dei, chi adora i semi-dei consegue i semi-dei.
Chi contempla l’Assoluto Brahman diventa Brahman, perciò si dovrebbe ricorrere
a quello che non è limitato, condizionato o finito. Contemplando la forma della
ninfa, Sukra fu vincolato e quando realizzò la purezza del suo Sé, che è
Coscienza Infinita, fu istantaneamente liberato”.
Rama chiese: “Signore, ti prego, svelami la vera natura della veglia
e dello stato di sogno. Che cosa costituisce lo stato di veglia perché si sogna
o sorge l’illusione nello stato di veglia?”
Vasistha rispose: “Lo stato che perdura è conosciuto come stato di veglia
e quello che è transitorio è lo stato di sogno. Perfino durante il periodo del
sogno esso assume le caratteristiche dello stato di veglia e quando si realizza
che lo stato di veglia è di natura fugace, esso assume le caratteristiche del
sogno.
Quando la
forza vitale nel corpo viene stimolata, i vari organi di pensiero, parola ed
azione eseguono le loro funzioni, fluiscono verso i loro oggetti di percezione
in accordo con le illuse nozioni che prevalgono nella mente. Questa forza
vitale percepisce diverse forme all’interno del Sé. Poiché questa percezione
sembra di natura durevole, è conosciuta come stato di veglia; ma quando la
coscienza del Jiva non è così deviata dalla mente e dal corpo, essa rimane
radicata in pace nel cuore.
Quella
Coscienza che è vigile persino nel sonno profondo e che è anche la Luce che
risplende nella veglia e nel sogno, è la Coscienza Trascendentale, Turiya.
Quando i
semi dell’ignoranza e dell’illusione si espandono, sorge il primo pensiero che
è il pensiero “io sono”. Allora si percepiscono le forme-pensiero nella mente,
nei sogni. Qui gli organi di senso esterni non funzionano, ma i sensi interiori
funzionano e c’è percezione all’interno di loro stessi. Questo è lo stato di
sogno. Quando la forza vitale attiva ancora gli organi di senso, c’è la
veglia”.
Vasistha continuò: “Ho descritto gli stati della mente solo per metterti
in grado di comprendere la natura della mente, non per altro uso, poiché la
mente assume la forma di ciò che intensamente contempla. Esistenza,
non-esistenza, guadagno e rinuncia, tutti questi non sono che stati della
mente”.
Rama chiese: “Se la mente è tutto, Signore, come fa ad essere
macchiata?”
Vasistha rispose: “È una buona domanda, Rama, ma non è il momento adatto
per porla. Quando avrai ascoltato ciò che ho da dire, sicuramente troverai la
risposta a questa domanda con la massima chiarezza.
Che la
mente sia impura è l’esperienza di tutti coloro che si sforzano di ottenere la
liberazione. Dipendendo dal proprio particolare punto di vista, tutti la
descrivono differentemente. Proprio come l’aria che giunge a contatto con
diversi fiori assume il loro profumo, così la mente, intrattenendo differenti
nozioni, assume quegli stati, crea dei corpi idonei ad essi e, mentre l’energia
attiva i sensi, gioisce il frutto delle sue stesse nozioni.
È ancora
la mente che fornisce il combustibile per il funzionamento degli organi
d’azione. La mente è azione e l’azione è mente. Queste due sono come il fiore e
il suo profumo. La convinzione della mente determina l’azione e l’azione
rafforza la convinzione. La mente è ovunque devota al dharma, alla ricchezza,
al piacere ed alla libertà, ma di questi, ciascuno ha una differente
definizione ed è convinto che quella definizione sia la verità.
Così
abbiamo i seguaci del saggio Kapila, i Vedantici, i Vijnapada, i Jaina ed altri
ancora che asseriscono che il loro è il solo sentiero per la liberazione. Le
loro filosofie sono le espressioni delle loro esperienze, che sono il frutto
della loro pratica, che è in accordo con le convinzioni della loro mente.
0 Rama, la
schiavitù non è altro che la nozione di un oggetto. Nell’oscurità, si è
spaventati perfino se ci si avvicina alla gabbia vuota di un leone; allo stesso
modo, per ignoranza, si crede di essere imprigionati in questo vuoto corpo.
Solo
quando la mente diventa priva di attaccamento, quando non è sviata dalle coppie
di opposti, quando non è attratta dagli oggetti, quando è totalmente
indipendente da ogni supporto, è liberata dalla gabbia dell’illusione. Quando
ogni dubbio giunge a riposo e quando non c’è né eccitazione, né depressione,
allora la mente risplende come la luna piena. Quando le impurità della mente
hanno cessato di essere, sorgono nel cuore tutte le propizie qualità e c’è una
visione equanime ovunque.
Lo spazio
in un vaso non viene portato in esistenza quando il vaso viene creato, né
distrutto quando il vaso è rotto. Colui che sa che tale è la relazione tra il
suo corpo e il Sé, non è influenzato dalla lode o dalla censura.”
Vasistha continuò: “0 Rama, vede la verità colui che sa che il corpo non è
il Sé, colui che vede il corpo come un prodotto della comprensione illusa e
come sorgente della sfortuna. Vede la verità colui che vede che non c’è affatto
divisione tra il Sé e l’altro e che l’Unica Infinita Luce della Coscienza
esiste come la sola Realtà.
Vede la
verità colui che non è illuso nel pensare di essere un corpo, che è soggetto
alla malattia, alla paura, all’agitazione, alla vecchiaia e alla morte. Vede la
verità colui che vede che tutte le cose sono infilate nel Sé come perle in un
filo e che sa: ‘Io non sono la mente’.
Vede la
verità colui che vede che tutto questo è Brahman, né io, né l’altro. Vede la
verità colui che vede tutti gli esseri nei tre mondi come la sua famiglia e
vede che meritano simpatia e protezione.
Non è
toccato colui che sa che il piacere, il dolore, la nascita e la morte sono
soltanto il Sé. È fermamente stabilito nella verità colui che sente: ‘Che cosa
dovrei acquisire, a che cosa dovrei rinunciare, dato che tutto questo è l’unico
Sé?”
Vasistha continuò: “0 Rama, colui che percorre il sentiero superiore,
sebbene dimori in questo corpo che funziona come la ruota del vasaio a causa
delle spinte passate, è intoccato dalle azioni che può eseguire. Nel suo caso,
il corpo esiste per il suo piacere e per la liberazione della sua anima. Non
sperimenta infelicità nel corpo.
Per
l’ignorante questo corpo è la sorgente della sofferenza, ma per l’illuminato è
fonte di infinita delizia. Mentre il corpo esiste, il saggio ne ricava grande
piacere e la delizia dell’illuminazione e quando la sua vita giunge alla fine,
egli non la considera affatto una perdita.
L’amicizia
e l’affetto degli altri per il saggio sono una sorgente di guadagno.
L’illuminato regna felice nella città conosciuta come corpo, come Indra, il re
del cielo, dimora nella sua città. Il corpo non sottopone il saggio alle
tentazioni e all’avidità, né viene permesso all’ignoranza o alla paura
d’invaderlo. L’intelligenza che governa il corpo del saggio non è trascinata
dall’eccitazione che l’ignorante chiama piacere, ma riposa all’interno in uno
stato di contemplazione.
L’essere
incarnato giunge leggermente a contatto con il corpo mentre dura, ma è
intoccato quando se ne va, come l’aria tocca un vaso che esiste, ma non quello
che non esiste. Proprio come il veleno più mortale bevuto dal signore Shiva non
lo danneggiò, ma ne aumentò il fascino, le varie azioni e i piaceri di una
persona illuminata non lo vincolano al ciclo della nascita e della morte. Come
quando si sa che un individuo è un ladro, ma se si tratta con lui, con quella
conoscenza, diventa un amico, quando i saggi gioiscono degli oggetti,
conoscendone la natura, ne ricavano gioia.
Solo la
mente che è stata ben disciplinata, in realtà, prova felicità. Il re catturato,
quando viene liberato, è deliziato da un pezzo di pane. Il re che non è stato
imprigionato, non gioisce altrettanto, anche nel caso dell’annessione di un
altro regno. Perciò il saggio stringe i denti e si sforza di conquistare la
mente e i scesi. Tale conquista è molto più grande della conquista di nemici
esterni.
Vasistha continuò: “La beatitudine gioita dal saggio, che ha i sensi sotto
controllo, è di gran lunga superiore ai piaceri di un re che governa una città
costruita con mattoni. L’intelligenza del primo cresce in chiarezza, mentre la
sua brama dei piaceri sensoriali viene a cadere. Comunque, la brama scompare
completamente solo dopo che la Suprema Verità è stata percepita.
Per il
saggio, la mente è un servo ubbidiente, un buon consigliere, un abile
comandante dei sensi, una moglie piacevole, un padre che protegge e un amico
fidato: lo spinge a buone azioni.
Rama, sii
stabilito nella verità e vivi in libertà in uno stato senza mente, non comportati
come i demoni Dama, Vyala e Kata, la cui storia ora ti narrerò”.