03-MARZO

Swami Venkatesananda:                    1 Marzo

Nella vita reale, quello che è davvero importante e anche interessante è che per vivere ho bisogno di amare e anche di essere amato. Se sono interessato a vivere devo anche lavorare, devo aiutare, ho bisogno di essere attivo in questo mondo.
Se faccio del lavoro a casa tua per te, mentre vado via devo ringraziarti. Se non ci fossi stato tu come persona che  potevo aiutare, non avrei avuto l'opportunità di esercitare i miei arti, sarei stato sprecato. Ti ringrazio molto per avermi dato questa possibilità. Questo faceva il nostro maestro.
Ho bisogno di amare, perciò non mi aspetto niente in cambio: quando qualcuno non mi ama, non sento che io debba per questo odiarlo. Se ricambio con l'odio, allora sento che sto iniettando l'odio nel mio stesso cuore, mi sto uccidendo.

Quale che sia l'atteggiamento dell'altra persona, io ho un bisogno di amare, ho un bisogno di servire - questa è la natura di una persona illuminata. Lui è uno strumento nelle mani di Dio, funziona come uno strumento.

Swami Venkatesananda:                    2 Marzo

La parola Yoga significa armonia, unione, integrazione; vuol dire ordine ed equilibrio interiore, una completa armonia nella totalità dell’essere. Per avere un’idea di quest’armonia, pensiamo a quella che esiste tra i miliardi di cellule nel corpo, alla loro unità totale, continua, implicita, indiscussa: questo ci dà un’idea dello stato di Yoga. Quando tutte le azioni che sono svolte da questo corpo, mente, intelletto ed ego sorgono dall’energia cosmica, dall’intelligenza universale, il risultato è Yoga.

Se una persona è completamente altruista, non è neanche consapevole di esserlo; se sei senza ego, quell’ego non sa neanche di non esserci. L’azione non volitiva avviene, quando tutte le azioni sorgono spontaneamente dall’essere cosmico.

Abbiamo un corpo, una mente, un intelletto; se osserviamo noi stessi, non è difficile renderci conto che non c’è armonia tra questi tre. Pensare, sentire e volere sembrano correre in direzioni diverse.
Integrateli e vedrete realizzarsi lo Yoga.




Swami Venkatesananda:                                 3 Marzo


Karma Yoga

La cosa più difficile nel karma yoga è stare in contatto, in relazione con le persone, senza dimenticare che non sto realmente servendo un altro, ma me stesso. Negli stadi iniziali questo vuol dire assicurarmi che tutto il mio essere, me, sia unito e poi scoprire che lui ed io siamo parti diverse dello stesso organismo.

Il karma yoga è molto difficile, è vero yoga è ha bisogno di un’incredibile vigilanza in ogni momento. Posso notare di essere calmo, tranquillo, senza gelosia. Molto bene, ma riesco a vivere in relazione con gli altri tutto il tempo e rimanere sempre interiormente attento?
Richiede uno sforzo molto grande e, finché richiede questo sforzo, vi prego di ricordare che non si tratta ancora di voi: non state esaminando voi stessi, ma un riflesso, un’ombra.
Quando s’impara a guidare ci vuole molto sforzo, ma una volta esperti si può guidare senza pensarci.
Finché l’osservazione di sé richiede uno sforzo, è bene stare attenti: un attimo di disattenzione provoca un incidente!


Venkatesa daily readings,                4 Marzo

Cos’è la vita individuale? Una vita governata dal meschino ego, una vita fatta di egoismo, lussuria, odio e avidità, una vita d’ignoranza; una vita non divina che non si può neanche chiamare vita, una morte vivente.
Guarda – sei vivo? Sei vivo allo scopo della vita? Conosci lo scopo della vita? T’interessa minimamente conoscere lo scopo della vita?
La carne si decompone, le armi arrugginiscono, la salute si riduce in polvere. Gli imperi si frantumano. Le imprese di vita e di morte degli eroi vengono dismesse con poche brevi frasi su un libro di storia. Apri gli occhi e guarda: chi è felice in questo mondo? Uomo deluso, alzati, svegliati, va dalle persone sante e impara a percorrere questo sentiero dritto e stretto chiamato yoga.
Lo yoga non è un culto misterioso, è il sentiero di unificazione con il Signore qui e ora; ti conduce alla meta grandiosa della realizzazione di sé o realizzazione di Dio. Ti conduce alla realizzazione della onnipresenza divina che dimora dentro di te.



Venkatesa daily readings,              5 Marzo

Se vedo la verità così com’è, non c’è alcuna sofferenza nella vita. Non c’è sofferenza nella vita, perché il potere che è responsabile di quella che chiamiamo creazione, conservazione e cambiamento è onnipresente.
Questo potere onnipresente deve funzionare per il bene di tutti gli esseri; perciò la condizione in cui ognuno viene a trovarsi è estremamente necessaria per ciascuno di noi.
Molti soldi erano stati rubati dall’Ashram  a Rishikesh, il segretario si stava lamentando. Gurudev gli rispose, “Per un momento dimentica che «io» è il segretario della società e pensa che «io» sia il ladro. E’ lo stesso sé che è in te e in lui”.
Questo si può solo fare quando l’ego non c’è più per niente, quando non è l’ego che prende le decisioni, che giudica. L’ego-swami giudica come cattivo uno che beve e fuma ma, se l’ego-swami è lasciato cadere, diventiamo immediatamente uno, perché: cos’è che sta tra te e me? Me. Quando quello va via, tutto quello che ci divideva scompare. C’è l’illuminazione.


Venkatesa daily readings,                6 Marzo

Cos’è l’anima? Un piccolo bruco stava su una foglia proprio davanti a noi; con un’estremità sulla foglia, allungò l’altra estremità, cercando un appoggio su un’altra foglia. Appena l’appoggio fu trovato, sollevò l’altra estremità e passò sulla nuova foglia. Così fa anche l’anima: né l’anima né il corpo sono mai nati, sono in un processo continuo chiamato riciclo.
C’è una sola shakti (potere, energia) che fa tutto; non è come se un Dio mi faccia nascere qui, un altro mi mantenga in vita e un altro mi porti via. L’unico potere che mi sostiene porta anche il cambiamento che è chiamato morte. C’è un unico potere nell’intero universo; quando funziona in una certa maniera c’è il concepimento e la nascita, funzionando come moltiplicazione delle cellule è il mantenimento, la vita, quando la sua funzione è la disintegrazione è chiamato morte, che in realtà significa solo  “uscire dalla vista”, perché ciò che esiste non può essere non-esistente. Quando questo potere crea, è chiamato Brahma shakti; come sostenitore è chiamato Vishnu shakti e come distruttore o redentore è chiamato Siva shakti.
L’elettricità, pur essendo sempre la stessa, compie delle funzioni che appaiono superficialmente contraddittorie; similmente la stessa shakti compie diverse funzioni ma il potere è lo stesso.




Venkatesa daily readings,                7 Marzo

La povertà è una sventura. Molti hanno combattuto contro di essa, movimenti religiosi, politici ed economici sono nati da essa e l’umanità si rivolta contro questo nemico universale numero uno. Ironicamente però, questi movimenti vanno avanti scalfendo non più della superficie del problema, senza toccare neanche la radice.
I filosofi orientali cercarono di esporre la radice del problema dicendo, “E’ il suo karma; è povero adesso, perché era un avaro nel passato. Se tu fai della carità con il poco che hai adesso, non sarai mai assoggettato a quella povertà in avvenire”.
Ogni povero è responsabilità del suo vicino. Non dire che è il suo karma – piuttosto vedi che è il tuo karma che ti ha posto vicino a lui e poi fa qualcosa per aiutarlo. Solo tu puoi mostrargli l’amore e la comprensione di cui ha bisogno, allo stesso modo in cui ha bisogno di una pagnotta di pane.
La povertà è una maledizione, non tanto per chi ne soffre ma per voi ed io – per ognuno. Perché, ricordate che la povertà genera la violenza, la rivoluzione, la criminalità e l’irreligione.
Cerchiamo tutti di sentire: “Io sono il sostenitore dei miei fratelli. Nella sua gioia giace la mia”.
Swami Venkatesananda     18 Marzo

Cos’è la sofferenza? E’ negli oggetti del mondo o in noi stessi? E’ evidente che la sofferenza è sperimentata da noi, dentro di noi, a causa del nostro pensare; la mente che “pensa” di essere triste è triste: questo è rivelato dal fatto che quando la mente dorme e non pensa, non c’è sofferenza.
Il pensiero crea uno spazio, un ambiente, il pensiero è spazio. Quando questo spazio è di piacere o felicità, si è circondati dalla felicità; quando è uno spazio di dolore e sofferenza, si è circondati dall’infelicità.
Come potete evitare questo “spazio”? Non creando per niente. Il Raja Yoga c’insegna come vivere senza ferire gli altri e senza essere feriti dagli altri – il che significa, senza venire a contatto con la sofferenza. Questo è possibile solo se lo spazio psicologico non viene creato. Se non c’è divisione nella mente, non c’è alcun contatto con la sofferenza.
La comprensione della non realtà della divisione è la meditazione, il cuore dello yoga. Il pensiero cerca di afferrare l’esperienza – come risultato abbiamo “io” e “l’esperienza” che viene suddivisa in piacere e dolore, ecc. Ma, qual è il vero contenuto del “pensiero”? Non è forse l’intelligenza inerente al corpo e alla mente?


Questa è la verità – che quella intelligenza, che è sola è indivisibile, essa soltanto esiste.


Venkatesa daily readings,                24 Marzo

Possiamo giungere fino alla fonte del pregiudizio – all’origine della paura, dell’ira, dell’odio, della gelosia, dell’infatuazione e dell’orgoglio? Queste sono tutte aberrazioni mentali che non esistono nella natura. Se vediamo che l’attrazione e la repulsione appartengono al campo dell’elettricità e del magnetismo, alle terminazioni nervose e ai loro oggetti, allora queste non avranno le terribili connotazioni che abbiamo dato loro e di conseguenza non creeranno il dolore, la violenza, la paura e l’odio che ci fanno perdere le qualità proprie dell’essere umano, rendendoci disumani.
Nella natura le cose accadono – c’è un avvicinarsi ed un allontanarsi come con i differenti poli di un magnete, senza lotta e senza apprensione.


E’ possibile per noi, senza giudicare, senza condannare o condonare, vedere da noi stessi dove il pregiudizio sorge, dove opera e dove esiste in noi? Sicuramente non è nel corpo – anche quando appare essere fisico, l’operare del pregiudizio è visto essere nella mente mentre il corpo fisico agisce solo come un docile strumento della mente. Quando imparate a vedere tutto questo e quando in questo modo osservate voi stessi, siete in meditazione.