06 Venkatesa Giugno

Venkatesa Daily Readings: 14 giugno

La malattia, il dubbio e l’irrequietezza della mente sono tutti ostacoli e si manifestano in noi, perché non pratichiamo con concentrazione e devozione.
Ricordate il comandamento biblico:
“Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”(Deut 6,5).
Dobbiamo dedicarci con tutto il cuore, non solo alla devozione a Dio, ma ad ogni cosa  che facciamo: quello è yoga.
Tutta la vita è yoga, quando la vera integrazione esiste in noi e siamo capaci di applicare una personalità totalmente integrata a qualunque cosa facciamo. L’intero messaggio dello yoga è contenuto nel singolo comandamento di amare con tutto il proprio essere.
Patanjali fa da eco a queste parole nei suoi aforismi quando dice che, per eliminare gli ostacoli sul sentiero dello yoga, è necessario un approccio integrale (Sutra II, 28). Qualunque cosa sto praticando, se non sono sincero, nel senso che non mi ci dedico con tutto il cuore e con un approccio integrale, lo yoga non è possibile.
Yoga è integrazione, integrità. Sincerità qui significa che non solo lo accetto intellettualmente, ma anche emotivamente, con tutto il mio essere. Se c’è insincerità, allora, solo parte di me l’accetta. Può anche essere che mi diverta a praticare lo yoga, ma che razionalmente per me sia una cosa assurda. Continuo a farlo perché mi piace, ma c’è una division

15 giugno

Uno può essere capace di acconsentire alla filosofia yoga razionalmente, col proprio intelletto, ma può non avere la passione ed il consenso emozionale di praticarlo.
“Mi sembra una buona pratica, è logica e comprendo il valore di praticarlo; la mia mente è disposta a farlo – ma non il cuore”.
La mente comprende, l’intelletto accetta lo yoga, ma qualcosa dentro dice, “No” oppure, il contrario sembra così facile, così attraente che sembra un peccato passare la vita a stare sulla testa, a mantenersi il naso e a meditare - l’aspetto emotivo non sembra coinvolto.
Invece, è proprio il consenso emotivo che fornisce l’energia, l’entusiasmo, la forza interiore per le cose che facciamo. Quando le emozioni vengono messe in moto, forniscono un’energia che va quasi costantemente aumentando. Quando si tratta di comprensione intellettuale e di arida discussione, la testa si appesantisce, la mente diventa pigra; non c’è energia. E’ dall'aspetto emotivo che viene la carica energetica.
Perciò, se l’intelletto e le emozioni non si sposano, non c’è energia per lo yoga che voi ed io pratichiamo.

L’arte della “consapevolezza” somiglia un po’ alla consapevolezza che hai quando ti è entrata una spina nel piede e non puoi toglierla.
Allora sei veramente vigile, per non aggravare il problema e, mentre fai il tuo lavoro, presti la massima attenzione affinché la spina non entri ancor  più in profondità, per non farti più male. Per quanto tempo dovrai farlo? Per una vita intera!
Quest’arte della continua consapevolezza può essere appresa e padroneggiata, ma se c’è un atteggiamento di auto-condanna o autocommiserazione, la mente si rifiuterà di osservare e se invece,  c’è auto-giustificazione - è tutto inutile…


16 giugno

Cos’è Dio? Dio nella filosofia yoga non è un pupazzo ben incartato con un fiocco, come un regalo di Natale e garantito genuino. Dio nella filosofia yoga è l’essere speciale che gode della particolarità di non essere soggetto all'illusione cui siamo soggetti voi ed io. L’io’ è una creatura dell’ignoranza; Dio non è soggetto all'ignoranza. Ma, Dio non ti è totalmente estraneo – è molto simile a te.
Per scoprire chi è Dio, devi prima di tutto sapere che tipo di persona sei tu, chi sei – non il corpo, non l’essere vivente come carne ed ossa, ma l’entità spirituale interiore. Dio non è così diverso da questa entità spirituale interiore. Ma, mentre la tua personalità spirituale o psicologica è soggetta all’ignoranza e perciò all’egoismo, Dio non lo è.
Se entri in questa contemplazione o ricerca, senza pregiudizio, essa può essere una maniera molto bella di trovare aiuto nel trascendere il proprio ego. Vedo che sono intrappolato nella mia stessa ignoranza, l’egoismo. Io pratico lo yoga, medito, indago sulla natura del Sé, ma è sempre l’io che sta facendo tutte queste cose. Come posso ‘io’ capire ‘io’? Come può l’ego conoscere se stesso? Dire che l’ego comprende se stesso non può essere altro che una proiezione di se stesso.



17 giugno

Giapa (japa) vuol dire ripetizione di un mantra. Ripetere Om è giapa. Questo è facile. “Om… Om… Om…” E’ così tranquillo, così bello...ma potrebbe anche diventare qualcosa che impigrisce, che spegne la mente. La ripetizione meccanica di un mantra può non produrre molto effetto.
Se uno continua per mezz’ora o più a dire “Om… Om… Om…” anche se prima stava impazzendo per l’agitazione o era molto turbato, posso assicurarvi che si addormenterà; non ha importanza che uno creda o meno nel suo uso di simbolo verbale, come nome di Dio. Se ti siedi o ti sdrai e continui a ripetere Om, inevitabilmente ti addormenti; quindi un effetto ce l’ha – quello di far dormire e di mandare in fallimento i produttori di tranquillanti.
Non sto criticando quelli che fanno il giapa meccanicamente ma sto mettendo in evidenza il fatto che la ripetizione meccanica del mantra non ha un valore spirituale. Il valore spirituale è legato alla contemplazione della sostanza stessa di “om”. La parola artha (Sutra I,28in sanscrito non vuol dire solo significato, ma la realtà, di cui la parola è un simbolo o una descrizione. Ora, qual è l’artha di om? A cosa si riferisce l’etichetta “Om”? Qual è la sostanza che esso denota? Sta ad ognuno scoprirlo.


18 giugno

La parola mantra può essere interpretata in molte maniere diverse. “Om Namah Sivaya” può essere ripetuto come mantra e molte persone credono che la struttura stessa dei queste parole abbia un significato mistico particolare, cosicché la ripetizione del mantra costruisce una divinità psichica dentro di te. Questo è possibile. La formula ebraica “Adonai Elohaina Adonai Echad”, può anche essere usata come mantra. Un mantra può essere anche un potente insegnamento spirituale. Non è solo una formula mistica, ma può anche essere un consiglio sincero, un ammonimento o un insegnamento che può far elevare l’intero essere.
Se il mantra è ripetuto come indicatore verbale di Dio, mentre si indaga sulla sostanza che rappresenta, la mente diventerà calma, concentrata, sveglia e attenta e in più ci sarà la passione dell’inchiesta, se uno è sincero e si dedica seriamente alla ricerca della sostanza.
Per tradizione è proibito rivelare il proprio mantra così come qualsiasi pratica spirituale: discutendone con gli altri, c’è il pericolo che qualcuno possa interferire con i propri sentimenti profondi. Questo ha portato al consiglio di non parlare della propria pratica spirituale. Il fatto di accettare con tutto il cuore ciò che si sta facendo e la partecipazione emotiva sono d’importanza fondamentale. L’impegno che pongo nel cercare la sostanza del mantra mi porta alla definitiva trascendenza dell’ego.


19 giugno

Sto ripetendo mentalmente il mantra Om e odo il suono Om; mi chiedo: “Da dove sorge il suono? Dove avviene?” Qui le tue emozioni si devono scatenare, devi essere pieno di entusiasmo come gli Hasidim che cantano e danzano pieni di gioia l’amore verso Dio. Lo spirito giusto è il sentimento, “mi piace”.
Sii felice, sorridi, ma sii fino in fondo onesto, sincero e serio. Anche questa combinazione di onestà, schiettezza, giovialità e allegria e yoga. Sono molto serio nel ricercare e anche nello scoprire la sostanza dietro il suono Om ma, nello stesso tempo sono tranquillo, per niente preoccupato o ansioso.
Mentre ripeto mentalmente Om con ogni inspirazione ed espirazione, posso udire il suono dentro di me: questo è strano. Sappiamo che un suono è prodotto, quando un oggetto batte contro un altro o quando il vento passa dentro un tubo o la voce attraverso le corde vocali ma, come mai odo il suono Om, quando lo sto ripetendo mentalmente? Come e dove accade questo? Quali sono gli elementi coinvolti? C’è una vibrazione nelle mie corde vocali o ve ne sono delle altre in qualche parte del mio cervello? - Sto ragionando, facendo delle considerazioni, cercando di analizzare con la logica. Questo è l’approccio analitico dell’inchiesta sul giapa.

20 giugno

Dopo un po’ l’approccio analitico al giapa diventa una ricerca, entri profondamente dentro di te e cerchi di localizzare il suono. Analiticamente non puoi risolvere l’enigma di come il suono venga prodotto, perciò la ricerca logica, razionale viene abbandonata e inizia l’inchiesta che è lo stadio successivo della meditazione. “Dove sorge il suono? Dov’è udito?” In questa ricerca la direzione è verso l’interno, la mente è concentrata solo su quello, ogni distrazione viene ignorata.
Con l’intensità della concentrazione, nessuna distrazione dell’attenzione è possibile e tutti gli ostacoli cadono via. La mente è calma e pacifica. In quella completa tranquillità mentale, c’è un’esperienza di grande beatitudine e gioia. Questa felicità è paragonabile a quello che succede nel sonno, ma con la differenza che la propria consapevolezza è pienamente sveglia e attenta.
Anche Om fonde in “io sono”. Il suono Om s’immerge in te e rimane solo il sentimento “io sono”; non è molto difficile da sperimentare. “Chi è questo io”? Anche il mantra è dimenticato, il mantra diventa uno con te, parte di te e l’inchiesta sul sé è perseguita.
“Cos'è che sta avendo esperienza dell’idea di io?”
 L’individuo non può dare alcuna risposta ma, con l’illuminazione, l’io esplode e l’onda ritorna ad essere uno con l’oceano. La grazia di Dio ti solleva da tutto questo nell'oceano dell’unità, e quella è la fine della ricerca!