Il nostro maestro, Swami Sivananda
prescriveva una soluzione immediata ai problemi delle persone che andavano da
lui; qualunque fosse il problema e chiunque lo avesse, lui prescriveva
invariabilmente il japa (giapa) di un
mantra. Quando questo veniva praticato, i rimedi appropriati per quel problema
specifico "apparivano". Il devoto sapeva che era un miracolo di
Gurudev e il maestro stesso dolcemente osservava: "E' tutto merito della
Grazia di Dio".
Cosa c'è nel mantra che rende
questo possibile? Cos'è un mantra? Specificamente, un mantra è una
"formula mistica". Può essere il nome di Dio, può essere un sano
consiglio che ti trasforma la vita. Può essere una parola potente attraverso la
quale, l'energia spirituale del maestro è trasmessa al discepolo e l'energia di
quest'ultimo viene attivata. Questo è chiamato shakti-pata.
Shakti-pata è molto enfatizzato
negli insegnamenti di Baba Muktananda Paramahamsa. Bhagavan Ramana Maharishi ne
parla nei suoi "Discorsi", affermando che quando il discepolo ascolta
il maestro con il cuore (mentre l'intelletto è in completo silenzio)
shakti-pata ha luogo e questa è "l'iniziazione".
12 Agosto
Una volta che è stato iniziato nel
mantra, il discepolo pratica il japa; japa è la ripetizione del mantra. Il
discepolo deve scoprire il significato del mantra. Il significato del mantra è
la realtà, la vera essenza che esso rappresenta; perciò, la realizzazione del significato del
mantra è lo stesso della realizzazione della verità, dell'io, di Dio o della
coscienza cosmica, o in qualunque modo possa essere chiamato; fintanto che si
realizzi che la verità non è nessuna delle tante descrizioni verbali che si possano fare del mantra.
Ramana Maharishi chiede al
discepolo di mettere a fuoco la sua attenzione sul suono del mantra e vedere
prima da dove viene e poi chi lo pronuncia e chi lo ode. La risposta è "se
stesso" - non come frase ma come la realtà!
Se è così, perché uno dovrebbe fare
il japa che implica la ripetizione del mantra?
L'ovvia risposta è: se uno è capace
di realizzare il sé appena ripete il mantra per una sola volta, non è
necessario ripeterlo più ma, se uno non riesce a trovare l'origine del mantra,
il sé, allora uno lo ripete.
13 Agosto
L'atto stesso della ripetizione del
mantra (se questo atto è onesto, sincero e serio) è in grado di purificare la
mente - che semplicemente significa "liberare la mente da tutti gli altri
pensieri, concetti e precetti". Se tale purificazione non avviene, ovviamente la sincerità è assente.
Un cuore puro istantaneamente
realizza il mantra come il sé o la coscienza che è l'onnipresenza interiore, la
realtà trascendentale. Nell'ignoranza c'era una nozione sbagliata, "io
ripeto il mantra" intrattenuta dal senso dell'ego.
Quando l'nconsistenza di quest'assunzione è direttamente
realizzata, alla luce della verità, il discepolo vede che similmente altre nozioni egoistiche come, "io
faccio questo" "io ho esperienza di questo" sono false. Queste
sono nozioni la cui realtà è la coscienza, che non viene modificata da queste
nozioni stesse.
In maniera simile, la vita è - e non è modificata dalle azioni e dalle esperienze. La luce di questa realizzazione
spazza via le ombre oscure o i problemi che sembravano esistere in uno stato
d'ignoranza.
14 Agosto
Sono convinto che karma
sia "azione" e non "fato", che noi non soffriamo a causa di
qualche sconosciuto peccato, commesso in un lontano passato ma a causa dello
stato del nostro essere proprio ora, e che la conseguenza più spaventosa del
passato sia la tendenza ripetitiva, che l'azione del passato lascia nella
nostra mente.
Questa è la ragione per cui la
nostra vita si svolge in cerchi. Attribuiamo la responsabilità della nostra
condizione attuale a un remoto passato, ignorando la causa immediata (che può
anche essere la stessa della causa remota). Il problema è dentro di me, il
problema sono io, non quello che ho fatto tanto tempo fa. E' più utile dunque,
che guardiamo dentro subito, adesso e scopriamo la causa presente del conflitto
o dell'infelicità attuale, senza collegarla a un karma o legame del passato.
Collegarlo a un karma passato può
diluire l'osservazione e renderla inefficace e inadeguata a produrre un
cambiamento immediato. Un cambiamento immediato può solo essere il risultato di
un'osservazione diretta. L'osservazione diretta può solo essere di quello che
c'è adesso, anche se non definibile. E' quello che c'è adesso che sta buttando
fuori tutto questo dolore e questo conflitto. Se diventiamo intensamente
consapevoli di cosa c'è adesso, il cambiamento può anche essere immediato e
radicale.
E' questo che gli yogi intendevano
quando affermarono che la realizzazione del sé pone fine immediatamente a tutto
il karma.
15 Agosto
Nei primi mesi del 1961 ebbi per
l'ultima volta, il darshan (Darshan è il
contatto visivo con l'immagine di una divinità o una persona reverenda, cui si
attribuisce un effetto ispiratore e di buon auspicio) di Swami
Purushottamananda, un grande eremita e saggio. Quest'uomo meraviglioso era
vissuto per molti anni in una grotta delle montagne imalayane, conducendo un
tipo di vita semplice e ascetica che molti di voi credo non possano neanche
immaginare, perché la mente può solo comprendere le cose che riesce a
paragonare con qualcosa che già conosce. Per molto tempo, i suoi unici amici erano stati
le tigri e i ghepardi delle foreste dell'Imalaya.
Negli ultimi anni andavamo spesso a
visitarlo e ricevere il suo darhan.
Era quel tipo di persona molto austera e severa ma, nello stesso tempo, profondamente amorevole. Lui stesso veniva spesso all'ashram e Swami Sivananda gli
aveva chiesto di tenere un discorso al Convegno Interreligioso del 1953. Quando
fu il suo turno, fu invitato a salire su una grande cattedra - una persona
minuta seduta nella posizione del diamante - e tutti lo stavano osservando,
aspettando che pronunciasse il suo discorso. Disse una parola,
"Sincerità". La sua conferenza fu quella parola ripetuta tre volte:
"Sincerità, sincerità, sincerità".
Quindi si alzò e riprese il suo posto.
Per me quella
fu la conferenza più bella del mondo.
16 Agosto
Perché ci rechiamo da queste
persone sagge e, cosa riceviamo da loro? Parliamo con loro e diciamo:
"Swamiji, io fumo".
"Fumi - cosa vuoi che faccio per te, che ti produco delle sigarette?"
"Veramente, Swamiji, mi piacerebbe molto smettere".
"Ah sì, allora, cosa te lo impedisce?"
"E' che mi piace fumare, Swamiji!"
Quando vai da una persona
spirituale, osserva te stesso, per quale motivo ci vai? Hai un problema, dici
che vuoi smettere, allora perché non lo fai? Dopo che hai acceso una sigaretta,
appoggiala e siediti a guardarla. Forse la sigaretta ti salta in bocca e ti
dice, "Ti prego, fumami?" Non lo fa; allora perché dovresti smettere
di fumare? Innanzi
tutto, perché dovresti cominciare a fumare? Non ti sei mai chiesto questa
domanda.
Io non ho bisogno di qualcuno che
venga e mi dica come devo fare a smettere di litigare con te - non voglio
litigare con te e, se non voglio, può qualcuno costringermi a farlo? Così, se
tu dici, "Voglio smettere di fumare ma mi piace", allora fuma,
continua a fumare. E' un terribile peccato abbandonare qualcosa o qualcuno che
ami, che si tratti delle sigarette o di tua moglie. Fuma finché non ti brucerà
le labbra e i polmoni perché, finché non sei tu a decidere di non prendere la
prossima sigaretta, nessuno in questo mondo può aiutarti.
17 Agosto
Quando mi reco da una persona
spirituale devo chiedermi cosa mi darà? Perché non dovrei chiedermi cosa darò
io a lui? E' facile offrire un fiore, è facile offrire un frutto e forse anche
offrire dei soldi ma, quello che è più difficile è offrire te stesso! Invece di
chiedermi cosa otterrò da lui, perché non dovrei avvicinarmi alla persona
spirituale con questo sentimento: "Voglio offrire me stesso a lui"?
Se lo faccio per un solo istante, tutti i miei problemi sono risolti, tutti i
miei problemi sono superati. Se mi accorgo che i miei vestiti stanno diventando
sporchi, logori e non ho nessuno che me li lavi, che devo fare? Togliere tutti
i vestiti e camminare nudo - la radice del problema è stata distrutta.
Ad un certo punto mi rendo conto
che tutti i problemi sono creati da "me". Io voglio questo, io voglio
quello. Ho un sacco di problemi ma tutti, alla base hanno l'egotismo. C'è forse un singolo problema nella nostra
vita che non possa essere riportato a questo, all'idea di sé?
Se mi libero di questo, sono
libero. Quando una persona sincera va da un guru non chiede mai, "Cosa
puoi darmi?" tutto quello che desidera è di donare se stesso al guru in
modo che negativamente il problema è risolto. Negativamente nel senso che mi
sono liberato di questo grosso problema, l'egotismo: non c'è più, tutto qui, è
finito.
18 agosto
C'è un bel dipinto di un famoso
artista; rappresenta la storia di un saggio che si era innamorato di una ninfa
e con lei aveva avuto un figlio. All'improvviso, si rende conto di essere
caduto dal suo ascetismo e, pieno d'ira si allontana da loro: non volendo
neanche guardarli, si copre gli occhi. Dallo spazio tra le sue dita però, un
occhio sta ancora sbirciando; una piccola parte di lui vuole ancora guardare.
Quindi, voglio voltarmi via da una
vita egoistica, voglio allontanarmi da questo mondo ed essere libero, ma
dall'angolo di un occhio sto ancora guardando - "Ho rinunciato
all'egoismo, cosa ottengo come risultato per aver rinunciato all'egoismo?"
Questa è la cosa più difficile da fare nella vita, perché ci siamo abituati a
pensare in termini logici - quando rinuncio a qualcosa ne ottengo un'altra. Ci
è stato insegnato che se soffriamo in questo mondo andremo in paradiso e lì
gioiremo. Siamo stati condizionati a pensare che per gioire nel futuro dobbiamo
soffrire adesso. Il soffrire è dunque direttamente legato ad un qualche piacere
futuro. Non riusciamo ad abbandonare completamente l'idea di piacere.
Lasciatela andare, non legatevi a
questa idea di un piacere ne presente ne futuro, ne fisico ne spirituale. Io
non lo voglio affatto, è solo un fastidio.
19 Agosto
Andiamo dal maestro solo per ascoltare quello che
vogliamo sentirci dire, solo per ottenere qualcosa da lui? Se vado dal maestro,
devo andarci simbolicamente portando un fiore in mano: "E' il fiore del
mio cuore che offro ai tuoi piedi".
Avendo offerto me stesso ai suoi
piedi, resto lì, senza aspettarmi niente, sapendo che l'aspettativa stessa è la
madre dell'infelicità e di ogni dolore.
Perciò, quei discepoli e devoti che sono sinceri
vanno dalla persona spirituale per il darshan: questo darshan è una cosa strana,
particolare: significa vedere. Riesco ad aprire gli occhi e vedere? Oppure vado
da questo sant'uomo con una mia propria immagine, con il vestito di un
personaggio già preparato e gli chiedo di indossarlo? Allora non sto avendo il
darshan; per avere il darshan di quella persona spirituale devo andare lì
completamente libero e, solo allora forse, posso essere capace di guardarlo.
Darshan significa guardare ma non è guardare come
quando si va in un museo e si guardano i dipinti e le statue: questo è facile
ma, per poter guardare un uomo, un essere vivente con tutto il mio essere, devo
essere così completamente puro che ciò che è viene visto, ciò che è diventa
conosciuto. Quello è chiamato darshan.
20 Agosto
Nel primo giorno di vita tutti i bambini hanno un
aspetto simile ma, crescendo, ognuno comincia a somigliare ai propri genitori.
Nel momento del concepimento, in quell'ovulo fecondato c'è già nascosta
l'intera immagine del futuro uomo o della futura donna.
Se osservate il modo in cui il corpo si sviluppa, capite subito il messaggio vitale della crescita. Il modello di sviluppo non è
qualcosa di importato dall'esterno, è già lì. Se tagliate a metà una noce di
cocco ancora piccola, vedete che è tutta polpa: durante il processo di
maturazione, nessuno va ad aprirla per versarvi dell'acqua eppure, in qualche
modo, proprio al centro del frutto si forma il gustoso latte di cocco. Il
guscio si forma e nessuno lo ha rotto o vi ha praticato un foro per riempirlo
di liquido.
Allo stesso modo, anche voi ed io abbiamo il nostro
sviluppo, come ogni crescita, dall'interno verso l'esterno: è un dispiegarsi
continuo; per questo nella mitologia indiana c'è un fior di loto associato ad
ogni divinità. La divinità non è qualcosa che posso ricevere da fuori: deve
semplicemente sbocciare!