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Buona lettura!



A Parigi, Marzo 1982
Seminario: "E' Vero questo Io? ..."

Yoga Sutra II. 46-48 - LA POSTURA

II. 46, sthira sukham āsanaṁ

"La postura del corpo durante la pratica della contemplazione e in altri momenti, così come la posizione della mente (o l'atteggiamento verso la vita) dev'essere stabile e gradevole."


    Il significato di āsana è postura; questo Sūtra definisce la postura come stabile e piacevole; ora, che si tratti di una posizione fisica, di un atteggiamento psicologico o di uno stato emozionale, dev'esserci stabilità, gioia, felicità e piacere in ognuno di questi campi!

    Perché viene prescritta questa sthira sukham āsanaṁ? Perché Patanjali aveva affermato in un altro Sūtra:
    "L'instabilità del corpo o delle sue membra è indice dell'instabilità della mente".
    Perciò, se porti fermezza nel corpo, hai più probabilità di essere capace di diventare consapevole del movimento di energia nella mente.


Patanjali ci dà tre suggerimenti:

   1. Che la pratica sia moderata e regolare. Non devi né abbandonare la pratica né esagerare; questo è importante non solo nel caso delle āsana e del prāṇāyāma, ma anche della meditazione - anzi di ogni cosa. Alcuni yogi moderni partono con un entusiasmo eccessivo e poi abbandonano la pratica: questo mostra che il motivo stesso era sbagliato. Se puoi stare seduto o mantenere una posizione per poco tempo adesso, aumenta solo gradualmente la durata: se l'aumenti improvvisamente, potresti avere problemi alle ginocchia o altre parti del corpo e poi dovrai smettere per un po'!

    2. La meditazione stessa ti dà la stabilità della posizione: se sei capace di sederti stabilmente, ti concentri più facilmente, se la tua mente è concentrata puoi stare più fermo mentre sei seduto!
    3. In India c'è la convinzione che, se mediti su una tartaruga, una montagna o altri oggetti immobili e visualizzi quella fermezza nel tuo corpo, questo ti aiuta nella stabilità della postura. Le āsana non sono solo posizioni fisiche: la mente dev'essere presente, perché è la mente che dà la forza; l'energia è sempre presente ed è la mente che la rende utilizzabile.
    Una volta che hai padroneggiato questa postura di meditazione, la mente o l'attenzione fluisce in un'unica direzione, c'è una forte energia e la tua attenzione non si distrae facilmente.
    Hai bisogno di una postura stabile per poter guardare dentro, per osservare direttamente l'insorgere del senso dell'ego, per capire chi è il soggetto dell'osservazione o dell'esperienza. Sei intrappolato nell'illusione dell'esistenza di un soggetto dell'esperienza: ora devi confrontarti direttamente con questo che hai considerato autore o soggetto in modo che, alla luce dell'osservazione, quel soggetto sparisca.
    In genere si ritiene che le āsana del Raja Yoga siano diverse da quelle dello Hatha Yogala caratteristica della mente è proprio quella di dividere ma è possibile vedere che invece non sono differenti.
    Secondo i commentatori classici, qui per āsana s'intendono solo alcune posture nelle quali il corpo è seduto in uno stato d'immobilità, senza scomodità o disagio, e che non ci sia riferimento alle altre posture come  sarvaṅgāsana o posizione sulle spalle, sirṣāsana o posizione sulla testa, ecc.: io sento invece che questo Sūtra copra anche quelle posture: è essenziale mentre pratichi tutte le posizioni yoga, che tu le mantenga in maniera stabile per un po' di tempo e che non le pratichi come esercizi ginnici.
    Ogni āsana è una posizione inusuale e, quando poni il corpo in una posizione inusuale c'è ovviamente della scomodità all'inizio, oppure tendi a perdere l'equilibrio; se però osservi quello che accade, vedi che in quel momento c'è un'incredibile attività interiore: l'equilibrio viene ricreato e anche la scomodità iniziale va via! Quindi, in poco tempo, quella postura diventa sempre più gradevole e stabile. Qui stai davvero scoprendo che c'è un'intelligenza al di là dell'ego, perché l'ego di per sé non è capace di riportare l'equilibrio. Se pratichi attentamente una difficile postura di equilibrio, scopri che tutto il tuo corpo è  attivo e molto sveglio; questo non avviene se pratichi meccanicamente o con violenza.
    Presto diventi capace di mantenere quella postura per un tempo più lungo e scopri due cose ancora più belle: primo, che non puoi farti male; occorre un alto grado di idiozia per farsi male! Secondo: che i poteri dell'intelligenza interiore sono meravigliosi; quando mantieni  una posizione per un po', l'intelligenza interiore entra in azione riportando l'equilibrio e la confortevolezza; di momento in momento essa lavora, calcolando, più rapidamente di qualsiasi computer, il riallineamento e la compensazione.
    Quest'intelligenza funziona come una sola unità, un'unità indivisibile: lo yogi vede questo nella pratica delle āsana.


    Gli scopi interiori delle āsana sono molteplici; uno può essere la scoperta dell'intelligenza dietro il "me" ma questa pratica promuove anche la tranquillità e la pace mentale e quella che è chiamata salute psicofisica. Quando il corpo è in uno stato di salute, anche la mente è in armonia e puoi servire l'umanità molto meglio o, almeno, non sei di peso a nessuno. Alcuni yogi in India ritengono che chi pratica le āsana per star bene sia un egoista: rendiamoci conto invece, che star bene è di per sé un grande servigio all'umanità; uno che è malato richiede l'attenzione di mezza dozzina di persone; perciò, risparmiando quell'incompensa ad altri, stai già facendo un opera di bene.

    Con il termine āsana  s'intende anche un posto a sedere o un tappetino. Padmāsana (padma è il fior di loto) può significare la classica postura a gambe incrociate a fior di loto ma anche "la postura del fior di loto"Lo yogi vive nel mondo come il fior di loto nell'acqua, senza esserne toccato o contaminato - e non solo: il loto viene fuori dal fango eppure è tra i fiori più belli. Questo può significare: non dar retta allo psicanalista, non preoccuparti della tua provenienza o di quello che ti è successo nell'infanzia o in una precedente incarnazione; tutto quello può essere fango ma tu sei un fiore di loto! Non continuare ad avere rimorsi del passato e non incolpare gli altri di quello che è successo. Realizza quello che sei ora - un loto. Anche questo stato interiore può essere la posizione del loto.
 Dunque āsana può significare posizione della mente, posizione psicologica e posizione emozionale, bisogna tener presente tutto questo e non attaccarsi ad una certa definizione o descrizione pensando che sia tutto lì. E' anche possibile vederci una lezione fondamentale nella tua vita e cioè: a meno che  la tua mente, le tue emozioni e il tuo atteggiamento verso la vita non siano solidi, ben radicati e anche confortevoli, la tua vita non sarà facile. Se invece nel piano psicologico ed emozionale la tua posizione in questa vita è sia salda che piacevole, allora la vita va avanti pacificamente.

Se accettiamo che lo yoga vada praticato durante tutta la vita quotidiana, allora questa "postura" può anche riferirsi all'atteggiamento che assumiamo riguardo alla vita. Il tuo atteggiamento verso la vita dev'essere stabile e confortevole, una disciplina scomoda è improbabile che duri, perché crea una tensione o ribellione interiore: però una certa disciplina è necessaria. Quella disciplina deve essere imbevuta dell'aroma del senso comune, solo allora ha la possibilità di durare a lungo.
Quindi per postura si può intendere la postura che assumi per la meditazione e anche le posizioni che assumi nella vita, nelle tue relazioni con la gente. Se non c'è una spaccatura o un violento conflitto nelle nostre relazioni queste possono durare a lungo ma, una volta che una relazione è stata rovinata, è molto difficile ricucirla. Anche se aggiustata sarà un rammendo: la minima eccitazione può scioglierla di nuovo!

Devi trovare un terreno solido, se non l'hai ancora trovato, ogni folata di vento ti farà volare in una direzione o nell'altra; una volta che hai messo le radici in un terreno solido e sei costante, puoi crescere quanto vuoi in altezza o in ampiezza, perché non sarai sradicato. Tutto questo dev'essere accompagnato da comfort e gioia interiore, in caso contrario la mente si ribellerà contro qualsiasi cosa fai. Ed è vero tanto delle posture di yoga che della postura chiamata vita. Se hai avuto la sfortuna di stirarti un muscolo durante una posizione yoga, per molto tempo il corpo si rifiuterà di assumerla di nuovo, perché è traumatizzato. Anche nella vita, se vieni a trovarti in una situazione complicata in una relazione personale, la mente vuole evitarla: non vuole esserne coinvolta.

Solo la persona che è in pace dentro di sé, che assapora quella pace e vi trova diletto, che sente la bellezza e la gioia di quella pace, non vorrà essere trascinato in alcun tipo di conflitto. Una persona tale è pace, e irradia pace e gioia. Non è lottando che uno può stabilire la pace o la felicità ma rilassandosi e lasciando che tutto si sciolga. Essendo radicato nella pace ed essendo fermamente stabilito nella gioia interiore, quella persona può irradiare o promuovere tali cose nella vita.
Questo breve Sūtra, dunque, può avere tutte queste applicazioni nella nostra vita quotidiana.


YOGA SU̅TRA II.47  prayatna śaithilyā  'nanta samāpattibhyā  

Tale postura può essere ottenuta (1) con l'abbandono dello sforzo e dell'uso della volontà, e (2) con la continua consapevolezza dell'infinito  come eterna esistenza. 
    
Per assicurarsi che abbiamo ricevuto il messaggio, che non c'è sforzo, Patanjali aggiunge un altro aforisma. Due cose devono esserci insieme - prayatna śaithilya -  cioè "quasi spontaneo, senza lotta". Questo significa arrivare fino al punto dove inizi a sentire resistenza, e fermati lì. Se ti fermi prima, sei pigro. Ma questo è solo meta dell'aforisma, l'altra metà - ananta samāpattibhyāṁ - significa "contemplazione dell'infinito", che è una maniera molto romantica di dire, "Vai avanti".  C'è infinita potenzialità dentro di te, contempla l'infinito. Perciò l'autore dice, "Fermati quando senti resistenza, ma continua dolcemente".
Questo è vero della postura di yoga e anche della postura chiamata vita. Quando c'è una lotta o un problema nella tua vita ricordati questo. Non lottare per uscirne, perché quello peggiora la situazione. Ricordati anche che tu eri lì prima che il problema entrasse nella tua vita e che continuerai ad esserci dopo. Tu sei l'infinito, il problema è solo un piccolo incidente nella tua vita.
Dev'esserci giusto l'impegno sufficiente, sapendo che l'intelligenza nel corpo, che ha creato questo corpo e lo sostiene, è in grado di risolvere ogni situazione che sorga nella vita. Non è necessario affliggersi per quello adesso.
Quindi, nella pratica delle āsana e nella posizione che uno prende nella vita stessa, minore è il conflitto, maggiore è la purezza e la bellezza. L'immagine sorge nella tua mente e subito l'intelligenza in tutti i tuoi arti entra in azione: senza conflitto. Contemplando l'indivisibilità dell'intelligenza, il corpo assume la postura, e la persona assume una certa posizione riguardo la vita e tutte le relazioni.


YOGA SU̅TRA        II.48   tato dvandvā 'nabhighātaḥ

Poi sorge l'immunità dagli attacchi furiosi delle coppie di inseparabili opposti - come dolore e piacere, caldo e freddo, successo e fallimento, onore e disonore.

Una volta che sei stabilmente seduto, quando hai acquisito la maestria in questa postura di meditazione e la mente o l'attenzione fluisce in un'unica direzione, c'è un'energia elevata e la tua mente non è facilmente distratta o deviata.

Ecco un bellissimo esercizio. Siediti nella posizione del fior di loto e dì a te stesso: "Ora non mi alzo per le prossime tre ore". Le ginocchia ti cominciano a far male, tu non sopporti il dolore (se sopporti il dolore diventi un martire, erigeremo una statua per te!), ma lo utilizzi per cercare di scoprire che cos'è che lo chiama dolore. C'è sicuramente una sensazione nelle gambe; dov'è che questa sensazione (una mera sensazione neurologica) viene convertita nella categoria psicologica di dolore? Perché questo fenomeno neurologico non può rimanere come fenomeno neurologico? Perché deve invadere la tua psiche? Un nervo fa male, lascia che faccia male; un nervo punge, lascialo pungere. Perché il cervello deve interpretare questo fenomeno neurologico come dolore? Perché non come piacere? O, perché piacere? Perché non lasciarlo come fenomeno neurologico?
Se uno osserva quello che succede dentro di sé durante la pratica di questa āsana, allora quello diventa yoga. L'idea è che mentre ogni postura viene eseguita uno deve vedere cosa sta succedendo al corpo. Cosa dice il corpo? Qual è la sensazione? Il cervello o la mente come interpreta questa sensazione?
Se uno comprende lo spirito dell' āsana  in questa maniera, questo aforisma spiega cosa succede (non necessariamente come risultato di tutto questo). Lo studente di yoga trascende o è immune agli attacchi di quelle che sono chiamate coppie di opposti. C'è un'espressione leggermente modificata, "coppie di inseparabili opposti" come il giorno e la notte o il caldo e il freddo; non puoi separare l'uno dall'altro. Anche se ti rechi in un luogo dove fa sempre caldo, scopri che il tuo corpo comincia a sudare profusamente; dove c'è il caldo dev'esserci qualche tipo di agente rinfrescante. Perciò ogni cosa è accompagnata dal suo opposto. Se hai un amico, in lui hai un nemico; vuoi che continui ad essere tuo amico, perciò speri di non offenderlo: già così lo stai inimicando, perché la paura di perdere un amico è già la nemica nascosta di questa relazione. In un altro caso, è possibile che qualcuno ti odi e il sentimento iniziale è che lui sia tuo nemico. Hai tanta paura, e a causa di questo ti comporti bene con lui, creando così un'amicizia a quel livello. Queste cose non vengono da sole.

Quindi, se questa definizione che abbiamo studiato finora riguardo la postura - che dev'essere stabile e confortevole, mantenuta con il minimo sforzo e che ci sia la contemplazione dell'infinito - è stata compresa, allora non vieni impantanato da queste coppie di inseparabili opposti. Ti rendi conto che lui è un amico: adesso devi avere paura di lui; lui è tuo nemico, adesso devi farci amicizia. Fa caldo, non importa, suderai; fa freddo, ti metti un maglione e ti riscaldi.
Questo aforisma è anche stato interpretato dai commentatori ortodossi a significare che, se sei in grado di avere questa stabile postura e di entrare in meditazione, non sarai affetto dal caldo e dal freddo. Per me questo è molto infantile, come un contentino; mentre comprendendo l'intero spirito di questo testo, si apre una prospettiva di incredibile bellezza. Tutta la tua vita si trasforma!

Se la posizione nella vita (come anche la postura fisica) è ferma e c'è costante contemplazione dell'infinito senza alcun conflitto, allora qualunque cosa accada nella vita - onore, disonore, dolore, piacere, felicità o infelicità - diventi un tipo di ottimista in grado di vedere che c'è sempre un po' di felicità celata nell'infelicità. (Vi prego di non pensare che io intenda il complesso del martire o il masochismo). Non puoi scrivere la parola "infelicità" senza la parola "felicità" insita in essa. L'infelicità è solo un'estensione della felicità: è quando cerchiamo di estendere la felicità che cadiamo nell'infelicità. Sii contento con quel tanto di felicità che viene, godine, lasciala andare. Non desiderare di ottenerla ancora o di estenderla: siccome così non ripudi quello che arriva dopo, questo non diventa vera in-felicità.
Dunque, quando sei fermamente e spontaneamente stabilito in questa postura e quando contempli l'infinito tutto il tempo - non solo quando ti siedi nella posizione del fior di loto per la tua meditazione, ma in qualunque postura tu possa assumere, fisicamente e mentalmente - questo è il senso in cui la parola āsana viene usata.
    
(Da: The Yoga Sutras of Patanjali, with commentary by Swami Venkatesananda, The Divine Life Society, P.O. Shivanandanagar - 249 192, Himalayas,  India)

Poesie di Swami Sivananda


La Felicità è dentro

Il muschio è nell'ombelico del cervo ma questo corre dappertutto rincorrendo quel profumo.
   La collana è al collo della damigella ma lei si dispera per cercarla.
Il decimo uomo c'è ma lui dimentica di contare se stesso e si dispera.

             Hai burro fresco in abbondanza; ma vai in giro a cercare del ghee (burro conservato).

Il diamante prezioso è dentro di te ma tu corri inutilmente, in cerca di un pezzetto di vetro.
  La chiave ce l'hai in tasca ma la cerchi invano dappertutto.
Allo stesso modo, hai un oceano di beatitudine dentro di te, eppure ti disperi alla ricerca della felicità.
   Il Sole dei soli splende sempre dentro di te ma i tuoi occhi accecati non possono vederlo.
Il suono eterno risuona dentro di te ma le tue orecchie sorde non possono udirlo.
   Sivananda dice: "Guarda dentro,  medita, e godi della beatitudine eterna dell'Atman." 
                                                                              (Sivananda Daily Readings, 24 Settembre)
                                                                                            Pubblicato da: "The Chiltern Yoga Trust"  P.O. Elgin 7180 South Africa 




UN  ALBERO SENZA RADICI

C'è un albero misterioso:
Non ha radici,
E' cresciuto senza un seme,
Porta frutti senza fiori,
Non ha rami né foglie,
Non ha midollo né fusto. 
Molti uccelli sono seduti su quest'albero.
E' un albero molto antico,
senza inizio e senza fine.
Non ha causa alcuna, né mai si secca,
Nessun'ascia può tagliarlo.
L'albero che offre riparo a milioni di esseri,
E' il vijnana-vriksha 
L'albero della pura conoscenza che dona l'immortalità.
Esso è superiore al mitico kalpaka vriksha,  l'albero che appaga i desideri.

Così dice Sivananda.

 ***



IL MIO GIORNO AUSPICATO

Ho celebrato questo giorno glorioso
Con grande pompa e acclamazione,
Con un gran numero di luminarie e canti di gioia.
Il mio desiderio è stato appagato.
Ho incontrato il mio Adorato.
Come troverò le parole
Per esprimere la bellezza del mio Amato?
E' luminoso come milioni di soli,
Ha posto il suo trono nel mio cuore.
Brilla nel suo splendore la lampada dell'amore.
Ho accolto il mio Adorato  con il lavacro dell'amore.
L'ho adornato con una ghirlanda di fiori di prem (divino amore).
Gli ho offerto burro e canditi.
Ho bevuto dalla coppa dell'amore,
colma fino all'orlo -
E' il calice della gioia perfetta,
trabocca del mio rapimento.
La grazia del mio Signore è scesa su di me.
Quale grande benedizione
la visione del mio Adorato.

Così dice Sivananda.

(Sivananda Daily Readings, 22 Settembre)
The Divine Life Society Press
Shivanandashram - Himalaya
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Venkatesa daily readings, 14 Marzo




Non bisogna più chiedersi "Sono io che devo occuparmi dei miei fratelli?". La coscienza chiede invece, "Non sono forse io che devo occuparmi dei miei fratelli?" e non aspetta che ci sia una risposta. L'amore è la spontanea manifestazione che consegue al vedere, realizzare questa unità in cui siamo tutti intessuti - quale che sia la nostra religione, casta, nazionalità o stato sociale. L'amore non conosce distinzioni e la distanza non conta: l'amore fluisce dovunque ve ne sia bisogno, spontaneamente, proprio come l'acqua scorre da un terreno più alto ad uno più basso.

Il Rig Veda dichiara:
"Ahyam me hasto bhagavān" - Questa mia mano è Dio.
La parola hasto significa sia mano che abbondanza.
Una persona matura comprende la sua relazione di interdipendenza con tutti gli esseri viventi ed evita così la trappola dell'egoismo nella quale potrebbe altrimenti cadere. L'interdipendenza, come l'amore, è naturale; è la mutua dipendenza di due o più persone che sono psicologicamente indipendenti e libere. La società composta di persone di questo tipo è in grado di sostenersi e di prosperare.

Solo il tipo di prosperità e di progresso raggiunti da questo amore reciproco e mutua collaborazione è vero e duraturo - ed è davvero a portata di mano!

Venkatesa daily readings,                    15 Marzo

La natura è piena di doni; la luce splende tutt'intorno ma noi ci volgiamo via da essa creando il buio nella nostra vita. Così le nuvole si addensano creando confusione, disordine, dolore e sofferenza. Nel nostro sforzo frenetico di liberarci del dolore e della sofferenza dimentichiamo che è proprio il desiderio di liberarci dal dolore e dalla sofferenza che costituisce la sofferenza e che lo sforzo la rende peggiore. Lo sforzo di creare ordine è di per sé disordine.
Questo lo vediamo durante il sonno: il sonno è "azione nella non-azione". Quello che ha riposato nel sonno ha dormito senza la nozione di dormire, senza neanche la consapevolezza di dormire e senza neanche il desiderio di dormire bene. Nel sonno non c'era divisione tra essere e fare, tra l'intelligenza e l'azione. In altri momenti l'idea che abbiamo dell'azione interferisce con l'essere o l'intelligenza: è l'idea che agisce, l'idea stessa è l'io. L'io crea una motivazione, uno scopo o una ricompensa: così sorgono le idee di successo e fallimento, piacere e dolore e tutte le altre coppie di inseparabili opposti.

La mente che vede questa verità come verità e non come un'idea, è attenta. La stessa mente vigile è ordine, è virtù; il suo sguardo potente non permette all'idea di sorgere. In questa luce, le azioni avvengono - azioni che sorgono direttamente dall'essere o intelligenza. La vigilanza stessa della mente è la meditazione.

Gli Otto Rami dello Yoga


Gli Otto Rami dello Yoga
Astanga Yoga

(dal sanscrito "asht" che significa "otto", "anga" che significa "arto, membro, ramo")